martedì 10 gennaio 2012

giovedì, 03 febbraio 2011

Ti do la nota

rosso fiorentino
Ho letto che alcuni illustrissimi del mondo della musica classica italiana hanno espresso tutto il loro disappunto perché il pianista Giovanni Allevi ha diretto un’orchestra della Rai nell’esecuzione dell’Inno di Mameli nell’ambito di una qualche celebrazione per il 150° dell’Unità d’Italia, evento che andrà in onda o è già andato in onda.

L’Italia mi sembra il paese delle questioni malposte e delle polemiche pretestuose. Lo dico da ignorantissima della musica classica.
Non so quanto professorale si possa definire Giovanni Allevi, né quale sia il suo valore assoluto come pianista, o come compositore. Mi sta simpatico per due ragioni: la prima è che un suo brano ha fatto da sottofondo ai vuoti di “All that’s best of dark and bright”, funzionando  bene. La seconda è che propone al pubblico musica strumentale, che è un’alternativa diametralmente opposta, ad esempio, agli sproloqui del rap, dell’hip-hop e del freestyle, che pressoché tutti i giovani adorano.

Comunque il punto è un altro: capirei che i puristi storcessero il naso se avesse diretto la Nona di Beethoven o il Requiem di Verdi. Ma l’Inno di Mameli, sia detto con rispetto, lo suona come si deve anche la Banda di Crema, e più spesso senza direttore. 

Stand by me

nikon07 285Sono insegnante di sostegno di un alunno genericamente definito iperattivo (DHSH in gergo tecnico). Fa danni e non sta fermo, provoca le persone a vari livelli, e di contenuti scolastici guai a parlarne. Da quando lo conosco, sono quasi riuscita ad insegnargli a leggere l’orologio, il resto lo ha più o meno malamente rifiutato.

Detto ciò vado d’accordo con lui, anche se è dura (quanto con una classe degli elettrotecnici). Le ultime ore della mattinata sono emergenza pura.

Oggi però due cose lo hanno coinvolto, avendo l’effetto di calmarlo un po’: i video di Fabri Fibra e quelli di Bruce Lee su YOUTUBE.

I suoi coetanei amano lo stile comunicativo di Fibra, per questo meccanismo di identificazione con uno sempre incazzato, che sbatte in faccia a tutti le sue verità, senza voler essere minimamente accreditato da nessuno.

Il mio alunno conosce a memoria i suoi testi fiume, dimostrando doti di memoria e di precisione che mi fanno capire, ancora una volta, che non si può insegnare nulla, se non partendo dalla sfera d’interessi dell’apprendente.

I ragazzi di adesso sono preda della noia e della rabbia, male comune a tutti gli adolescenti e di tutti gli adulti in balia di cicliche regressioni adolescenziali.

Però, come mi spiegava Frank, dicendo una cosa molto vera che aveva letto sul giornale, noi, ai nostri tempi, avevamo una libertà di movimento e di esperienza che i ragazzi di adesso si possono solo sognare.

 Noi, soprattutto in paese, stavamo fuori pomeriggi interi, andavamo all’Adda senza dirlo a nessuno, facevamo giri in macchina senza che a casa nostra dovessero sapere esattamente dove, o con chi, eravamo.
Io e Chiara prendevamo la corriera di sabato pomeriggio, andavamo a Lodi in centro e alle sei e mezza eravamo a casa con la videocassetta affittata da vedere alla sera, e a nessuno venivano i patemi d’animo perché eravamo partite e tornate senza avvertire. Chiaramente non c’erano i cellulari.

Ora la cronaca ci dice che se una ragazza adolescente torna dalla palestra intorno alle 8 di sera può accaderle di scomparire nel nulla.

Credo non ci sia nulla di peggio che avere la percezione esatta di quali e quanti pericoli siano vicini ai nostri ragazzi. I quali, dal canto loro, vivono Facebook e le chat non come noi, che le consideriamo realtà virtuali e simulate, ma come modalità di conoscenza che strutturano le loro relazioni e le consolidano.

Il risultato è che noi avevamo Jovanotti, la sagra della moto, della bandana e dei buoni sentimenti, e loro hanno Fabri Fibra, che spara a zero su tutti, con una logica quasi solo decostruttiva. I ragazzi in generale sono come lui: giudicano tutto ciò che vedono senza cercare alcuna mediazione.
 
Ma mentre noi siamo cresciuti nella speranza di aprire un mondo nuovo, loro questa speranza non l’hanno più. Noi siamo diventati grandi nella convinzione di guadagnarci grosse opportunità. Se c’è stato un momento duro è stato quello di comprendere che queste opportunità erano parecchio più difficili del previsto da individuare.

I ragazzi di oggi non vivono nel sogno di poi alla Luis Miguel (grande must dei nostri karaoke). Come potrebbero avere grosse aspirazioni se le generazioni avanti alla loro fa fatica a lavorare, non riesce a tenere insieme le famiglie, vive all’insegna del “fai quello che dicono non far quello che faccio”?

Gli adolescenti di adesso citano come un mito Checco Zalone che dice “Studi? In Italia non serve studiare…” A qualcuno sarà anche simpatico, ma nel disfattismo e nella scemenza non si costruisce. Bisogna imparare ad essere seri. Fabri Fibra, gli do atto, è un tipo serio. Perciò ho aperto un file su Fibra, chissà che non mi aiuti a capire la realtà.

Un discorso a parte merita il mito di Bruce Lee, da sempre, credo, nella top ten di YouTube. Mi ha entusiasmato vedere un ragazzino coltivare il culto dei B-Movies  di inizio anni Settanta. Io conosco solo la citazione della tutina gialla di Uma Thurmann nell’esagerata resa dei conti che chiude il primo dei Kill Bill.

Io e il mio alunno dovremo pensare a un progetto su L’ultimo combattimento di Chen. Ci sono dei documentari interessantissimi su Bruce Lee. Che io possa programmarli come attività interculturale? Linguaggi multimediali? 
 

Welcomin' MORA

Ho il piacere di presentarvi Mora, due anni e mezzo, da ieri arrivata a casa nostra. La sua razza si chiama Deutsch Drahthaar, credo sia perché ha il pelo fatto di fili.

MORA2Draht assume anche il significato di Wire, ricorda la prof. Zingarelli, e infatti la cagnolina è già piuttosto simpatica e vivace…
Ne so qualcosa, dato che oggi pomeriggio mi ha tirato nel fosso due volte, sapendo forse che in febbraio non c’è acqua, per testare la mia presa.

MORA1

Mi piace il nome Mora, ricevuto dal suo padrone precedente. Mora ha nel pelo e dentro gli occhi il colore del cioccolato e delle nocciole, e complessivamente non è tanto sporchevole (so a cosa vado incontro quando passo da certe parti).
 

MORA4

Benvenuta quaggiù, come cantavano tutti insieme a Dumbo Jumbo.
 
MORA3

written by: Malfido time 19:45 | link | commenti (8)
sections: 03-animali, 06-paesi, 09-personaggi famosi
lunedì, 31 gennaio 2011

Adamo ed Eva

AdamEve

Il dialetto si parla o si ascolta, difficilmente si scrive, perchè la scrittura, inevitabilmente, c'entra poco. Ma talvolta, per abbracciare del tutto la dimensione del racconto, serve anche qualcuno che in dialetto sappia scrivere.

Il nostro Davide Van De Sfroos (dico nostro perchè passa nel raggio di 20 km almeno 3 volte l'anno, perciò ditemi se non è un amico) in dialetto sa cantare e comporre.

Curiosamente, quando sceglie il racconto scritto, più spesso lo fa in italiano, a volte lasciandoci la sensazione che traduca dal dialetto, come anche, ad esempio, quando chiacchiera durante i concerti, in una curiosa interlingua che non è mai italiano standard.

DVDS, ex studente di liceo classico di un paese sul lago, pensa, e soprattutto vive, in dialetto.

Perciò, se deve restituire in discorso il racconto più vecchio del mondo, quello della cacciata dal paradiso terrestre, inserisce molti dettagli che portano l'Eden vicino ai nostri piccolissimi centri. Il serpente è una biscia che può essere uscita da un fosso. Alla pianta Adamo si avvicina per fare pipì. Per raccogliere una mela ci vuole una scala. Eva è una donna, ha schifo della biscia, ma le dà retta perchè fondamentalmente è curiosa di sapere i discorsi che circolano... su 'sto Padreternu.

Consiglio l'ascolto del brano, che diviene, cantato, pressochè immediatamente comprensibile. E' molto poco sacro ma non è blasfemo.

cover_per-una-poma
La trascrizione e la traduzione provengono dal sito di DVDS.


La poma

Adamo sùta la pianta el vureva fà la pissa vacca che stremizzi che ghè sòlta fô una bissa, la bissa che la ciciàra de quèst e de quèll... Adamo el g'ha pagüra che ghe càgna via l'üsèll! "Eva, Eva, vee scià anca te... che vôri mea nacch de mezz dumà me, gh'è che una bissa che la vôer parlà ghe sariss un mestee che puderissum fà..." "Adamo, me g'ho schìvi, sarà anca intelligeent però un serpeent a l'è sempru un serpeent", però a l'è curiusa e la vôer sentì, quéll che la bissa la g'ha de dì: "Se regòrduff quéla poma che v'hann dì de mai tucà, per me l'è una cazzàda e la poduff majà, anca perchè, violtri sii che e intaant el Padreternu chissà indue l'è Nii là a mangiacch la poma, mangila tücch düü che ve suceed nagòtt perchè ve ciàpa per el cüü nii là a mangiàcch la poma, mangila tücch düü, magari diventuff püssee balòss de lüü...
Rit. Per una poma, per una poma, propi quela poma, ma l'era la sua poma...
Adamo lüü l'è una brava persona e l'è brava anca la sua dona... "E' vero, è vero che g'hemm propi tütt, g'ho mea de lavurà, g'ho mea de fà el magütt, se voo là a tucàcch la poma, pô magari el me se incàzza me mòla giò un quaj fülmin e magari el me màzza Ma intanto Eva la vàrda el sò marii ghe diis che i henn lè cumè düü rembambii In tütt el Paradììs i henn in giir dumà luur düü e intaant el Padreternu chissà indue 'l s'è scundüü... "Gh'émm tütt, gh'émm tütt,gh'émm tütt però intaant sémm in girr ammò biùtt l'è inütil restà che cumé pòpp magari cun la poma vànn a posto tanti ròpp

Rit. Per una poma, per una poma, propi quela poma, ma l'era la sua poma...
Adamo in sô la pianta el vôer catà la poma ghe bòrla via la scala e varda là che toma, la bissa la riid e l'Angel el se incàzza, el rüva giò a manetta cun scià una mazza el fa una lüüs che l'è una beléza ghe mola un catafiich che umenti i a sgavezza e Adamo ed Eva che i vôeren veenc, i branchén scià la poma e la pìchen suta i deenc La poma che la fa schivi, ghè deent anca l'cagnòtt E Adamo ed Eva i tàchen a dàss bòtt... El biss el riid cun la fàcia de balòss el riid talmeent de güst che urmai se pìssa adòss, e l'Angel el ghe diis "La v'è piasüda?" E gò un oltru culpu e giò un oltra batüda... El Padreterno che l'ha gnanca muvüü un dii El varda nànn i düü rembambii : "Vi ho dato il Paradiso e l'era mea assée vuréuff la poma e sempru püseée, ve piàas rubà, ve piàas fa la guéra? Sii propi faa apposta per viif in sôe la Tera... E Adamo ed Eva, sia lee che lüü ne vànn del Paradiis a Pescìaat in del...

La mela

Adamo sotto la pianta voleva far pipì vacca che spavento, gli salta fuori una biscia la biscia chiacchera di questo e di quello Adamo ha paura che gli morda l'uccello "Eva,Eva,vieni qui anche tu che non voglio andarci di mezzo solo io c'è qui una biscia che vuol parlare ci sarebbe qualcosa che potremmo fare..." "Adamo,io ho schifo, sarà anche intelligente, però un serpente è sempre un serpente" Però è curiosa, vuole sentire quello che la biscia ha da dire "Vi ricordate quella mela che vi han detto di non toccare per me è una cazzata, la potete mangiare anche perché voi siete qui e intanto il Padreterno chissà dov'è andate a mangiargli la mela, mangiatela tutt'e due non vi succede nulla perché vi prende per il culo andate a mangiargli la mela, mangiatela tutt'e due magari diventate più furbi di lui...
Rit.Per una mela, per una mela, proprio quella mela, ma era la sua mela
Adamo, lui, è una brava persona ed è brava anche la sua donna E' vero, è vero qui abbiamo proprio tutto non devo lavorare,non devo fare il muratore se vado a toccargli la mela, magari s'incazza mi molla qualche fulmine, magari mi ammazza" Ma intanto Eva guarda suo marito gli dice che son lì come due rimbambiti In tutto il Paradiso sono in giro solo loro due e intanto il Padreterno chissà dove si è nascosto Abbiamo tutto, abbiamo tutto........ però intanto siamo ancora in giro nudi è inutile restare qui imbambolati magari con la mela vanno a posto tante cose
Rit.Per una mela, per una mela, proprio quella mela, ma era la sua mela
Adamo sulla pianta vuol prendere la mela gli cade la scala, e guarda que volo... La biscia ride e l'Angelo s'incazza arriva giù in picchiata con una mazza fa una luce che è una bellezza gli molla una botta che a momenti lo spezza e Adamo ed Eva che vogliono vincire pigliano la mela e la mettono sotto i denti La mela che fa schifo, c'è dentro pure il verme E Adamo ed Eva cominciano a darsi botte... Il serpente con la faccia da furbetto ride tanto di gusto che quasi se la fa adosso e l'Angelo dice "Vi è piaciuta?" E giù un altro colpo,giù un'altra battuta... Il Padreterno che non ha neanche mosso un dito Guarda andarsene i due rimbambiti : "Vi ho dato il Paradiso e non era abbastanza volevate la mela e sempre di più vi piace rubare, vi piace fare la guerra, siete proprio fatti apposta per vivere sulla Terra!" E Adamo ed Eva, sia lei che lui, se ne vanno dal Paradiso e pedate nel...
venerdì, 28 gennaio 2011

Lessico famigliare

Copia di nikon07 336Da un po' di tempo rifletto sull'autobiografia e sul racconto, anche in base ad alcune suggestioni raccolte a d alcuni incontri di formazione.

Mi sono messa in testa di comprare un registratore e intervistare la gente con cui parlo più spesso, per rendermi conto di come fa la gente a raccontare.

Il racconto è ciò che crea identità e ciò che ci permette di entrare in un contesto, facendoci conoscere e ri-conoscere. Il racconto è il motore della relazione. Se è un racconto minimo non è detto che non sia comunque fortissimo.

Una delle cose dalle quali partirò è intervistare i miei genitori su diverse cose: su di me e sui loro ricordi, su ciò che a loro va di raccontare.

Parallelamente, stavo cercando di ricostruire quanti modi esistono in casa mia di definire una persona cara. I primi termini che mi vengono in mente sono quelli che da bambina mi facevanio ridere, perchè venivano dal dialetto, dal linguaggio delle nonne, ed avevano un forte elemento onomatopeico, oppure facevano chiaro riferimento ad un animale.

Qui da noi al nord un bambino si apostrofa dicendo nani, nano, nanu, ninin eccetera. Io chiamo in questo modo i miei amici più stretti, perchè veniamo dallo stesso sostrato e quando si usa con un adulto una parola così è molto ironica, molto più carica di un piatto amore, tesoro, piccola imparato solo dalla televisione. Mia nonna mica mi avrebbe chiamato tesoro...

L'altra espressione che proprio identifica la provicia dove vivo è carra, un intercalare intraducibile che ci esce alla vista di un bambino o di un cucciolo. Carra esprime tenerezza per antonomasia. Uso questa espressione coi miei alunni quando tirano fuori i racconti di quanto è dura la vita per giustificare il fatto di non aver fatto i compiti.

Parlavamo di casa mia: da piccola ero sempre contenta, e per questo facevo tenerezza a mia mamma che mi chiamava fasana o anche fasanasa (accrescitivo). Si dice infatti anche fasanon per descrivere un bonaccione, che può essere apostrofato anche definendolo fasoel oppure fasulon. (Finiti gli animali c'è l'orto)

Mia sorella, petto da uccello e tempra tremenda, in casa mia ha diversi soprannomi: la chinesina, la gallina che quando cova o ha i pulcini becca sempre tutti, e la sanguèta, perchè quando si attacca talvolta ti chiede il sangue.

Il mio gatto è soprannominato tuaja (lett.tovaglia), perchè ha sempre la peggio nelle zuffe con gli altri gatti.
written by: Malfido time 13:17 | link | commenti (5)
sections: 06-paesi, 14- letteratura arte opinioni

STITICI CINEMATOGRAFICI

kenIl cinema, a furia di rendere tutto patetico e sentimentale, rende cinici.
Non dà all'uomo che atteggiamenti.

Corrado Alvaro


Si sa che il gusto personale è un regno incoerente: tutti amiamo libri, immagini, film, luoghi che non sono l'apoteosi dell'opera d'arte, e difendiamo, giustamente, quell'imponderabile elemento di simpatia che è parte intrinseca di noi.

Anche quando distinguiamo un classico da qualcosa che probabilmente non entrerà nella storia del gusto, o del costume e della cultura, ci succede di propendere per l'uno e per l'altro.

Esistono forse attori più bravi del mio attore preferito, cantanti più intonati della mia personale icona musicale e di certo anche uomini più affascinanti del mio fidanzato. Ma i miei gusti son questi.

Per coerenza non giudico il gusto degli altri, anche perchè a volte persone adorabili hanno gusti imbarazzanti per me, perciò preferisco esimermi.

Ma se c'è una cosa che non comprendo è la voglia di esprimere un giudizio secco, stitico, su un prodotto complesso, come ad esempio un film.

Credo che siano talmente tante le componenti che decretano la riuscita di un film, e così diverse le fasi e le condizioni di realizzazione che il film può aver attraversato, che se proprio non è il massimo bisognerebbe comunque, nei limiti del possibile, senza mentire, parlarne bene.

Invece ho girato qualche sito di sedicenti critici cinematografici, per cogliere quale sia il voto medio da loro assegnato ai film che sono considerati i migliori dell'attuale stagione o delle precedenti, e mi sono accorta che alcuni, direbbero i miei alunni, ci godono a dare voti bassi, al limite discreti, a quei film che interessano alla gente, e liquidano persone, professionisti, vicende, con espressioni tipo malriuscito, opaco, interlocutorio, banale, salvo poi incensare, il mese prima o quello dopo, quell'unico regista o quell'unica attrice i cui talento, espressività e intuizione sono al di sopra di qualunque considerazione.

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