mercoledì 11 gennaio 2012

lunedì, 20 settembre 2010

Umanesimo

250px-08_tory_railtrack_ubt
Se fossi uno di quei funzionari del Ministero dell’Istruzione che scrivono le prove di maturità, oggi sarei fiera di aver trovato un brano adatto al tema-saggio di storia, o di scienze sociali. E’ preso da The Heart of Man- Its Genius for Good and Evil, un saggio del 1964 di Erich Fromm, che tratta di filosofia sociale, direi, più che di sola psicanalisi. E’ improntato al ‘900, all’antropologia culturale, all’avvento e crollo dei sistemi totalitari, ai tipi di personalità, e alla sciocca divisione tra lupi e agnelli.
A me piace il capitolo dedicato al narcisismo personale e sociale, quello che non ci permettere di amare adeguatamente né noi stessi, né gli altri, trovo che sia centrale. Siamo presi tra grosse abnormità come la distruttività, l’attrazione per la morte, la perdita del senso di ciò che le nostre mani producono. Oppure ci colpiscono la depressione (legata al narcisismo ferito) e l’ipocondria morale (la paura di essere colpevole, ma solo in base a quello che gli altri dicono).
Poi c’è una parte molto interessante che riguarda i fattori che sostengono la libertà di scelta anche quando l’inclinazione irrazionale sia più forte (parlando di consapevolezza a vari livelli).
Beh, comunque, in fondo al capitolo sul narcisismo, si parla della fondazione di un nuovo umanesimo, mi vien da dire, “del XXI secolo” che abbia fatto tesoro di tutti i tempi bui della storia del secolo precedente e di tutte le scoperte riguardo al cuore dell’uomo. Questa è la parte sulla quale io assegnerei un tema:
L’ampliamento dell’auto-coscienza, trascendendo la consapevolezza e illuminando la sfera dell’inconscio sociale, renderà l’uomo capace di sperimentare in se stesso tutta l’umanità; egli sperimenterà di essere un peccatore e un santo, un bimbo e un adulto, una persona sana e malata, un uomo del passato e del futuro- che porta dentro di sé quel che l’umanità è stata e sarà.
Una vera rinascita della nostra tradizione umanistica intrapresa da tutti i sistemi politici e filosofici, e da tutte le religioni che pretendono di rappresentare l’umanesimo, sfocerebbe, credo, in un notevole progresso verso la più importante “nuova frontiera” che esista oggi- l’evoluzione dell’uomo in un essere completamente umano.
Esponendo tutti questi pensieri non intendo dire che il solo insegnare possa essere il passo decisivo per realizzare l’umanesimo, come credevano gli umanisti rinascimentali. Tutti questi precetti produrranno un impatto solo se cambieranno le condizioni sociali, economiche e politiche essenziali, un mutamento dall’industrialismo burocratico a quello umanistico-socialista; dalla centralizzazione alla decentralizzazione; dall’uomo d’organizzazione al cittadino responsabile e partecipante; dalla soggezione di sovranità nazionali alla sovranità del genere umano e dei suoi organi eletti; gli sforzi comuni delle nazioni “abbienti” in cooperazione con le nazioni “non abbienti”, per costruire i sistemi economici di queste ultime; il disarmo universale e la validità delle risorse materiali esistenti per fini costruttivi. Il disarmo universale è necessario anche per un’altra ragione: se una porzione dell’umanità vive nel timore della distruzione totale da parte di un altro blocco, e il resto vive nel timore della distruzione da parte di ambedue i blocchi, allora davvero il narcisismo di gruppo non può diminuire. L’uomo può essere umano soltanto in un clima nel quale possa aspettarsi che lui e i suoi figli vivranno per vedere l’anno seguente e molti anni avvenire.
written by: Malfido time 20:49 | link | commenti (2)
sections: 14- letteratura arte opinioni
sabato, 18 settembre 2010

Settembre: Hesse e Rilke

melgaTriste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l'estate dentro il suo morente sogno.
S'attarda fra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Signore: è tempo. Grande era l'arsura.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.
Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.
Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo a lungo solo dovrà stare,
leggere nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.
written by: Malfido time 17:18 | link | commenti
sections: 14- letteratura arte opinioni
mercoledì, 15 settembre 2010

Oggi e domani

treno
Il Ministero dell'Istruzione va avanti a Decreti, e li pubblica in estate, quando l'attenzione dei cittadini è al minimo. Perciò gli insegnanti iniziano le loro lotte da soli, nella bagarre generale delle creme solari, degli ombrelloni e delle valige per il mare.
Tre le novità salienti (per quanto mi riguarda): la candidatura ai patti territoriali sottoscritti dalla Regione con le scuole, il ricorso conto le Graduatorie di assoluta priorità per le supplenze e la preparazione ad un'altra battaglia per i Tirocini Formativi Attivi.
Il patto territoriale prevede che la regione paghi un insegnante (se tutto va bene da ottobre a maggio) per potenziare l'offerta formativa di una scuola del suo territorio che abbia aderito al patto. Coprirà le ore buche dei colleghi della sua materia e degli insegnanti di sostegno, ma anche di chiunque altro. Si occuperà insieme ad altri dell'alfabetizzazione degli stranieri, dei laboratori e anche dei protocolli delle verifiche. Largo al factotum... In questo modo maturerà il punteggio pieno sull'anno scolastico 2010/2011, ma sarà a scuola tutti i giorni per tutte le ore, senza malattia, ferie, tredicesima, TFR. E l'anno prossimo non potrà fare domanda per il sussidio di disoccupazione con requisiti ridotti relativa al periodo luglio-settembre, perchè i soldi coi quali la regione lo paga (almeno un 30% in meno dello stipendio solito del ministero) sono già ammortizzatori sociali.
Io so che la mia scuola dello scorso anno ha già deciso di scegliere me, mi resta solo da fare domanda. Il boccone amaro dei diritti che non  posso esercitare rimane in gola.
In luglio è uscito poi un Decreto Ministeriale che istituisce nuove Graduatorie di assoluta priorità per le supplenze. Tale graduatoria parte da un criterio assolutamente arbitrario (aver maturato nell'anno scolastico 2008-9 almeno 180 giorni di servizio in un'unica scuola) ed esclude tutti gli insegnanti inclusi -avrebbero dovuto esserlo fino al giugno 2011- nelle graduatorie d'istituto, delle quali, con un atto di prepotenza pura, si tace l'esistenza. Tali graduatorie saranno l'unica fonte da cui attingere i nominativi degli insegnanti per le supplenze.
Ecco dunque tutti noi di terza fascia (o fascia d'Istituto) a far ricorso per entrarvi.
E' in arrivo poi il Decreto sull'istutuzione dei Tirocini Formativi Attivi, percorso finalizzato al conseguimento del titolo di accesso alla prima fascia, tramite corsi, tirocini ed esami, della durata di un anno. Per ragioni contingenti, a non aver ancora avuto accesso a questi percorsi di abilitazione, non sono solo i giovani appena laureati, ma anche gli insegnanti in servizio da 5 o 6 anni, come me.
Questi tirocini avranno numeri piuttosto ristretti, perchè il settore è saturo.
Secondo questo criterio, io, che ho circa 1400 giorni di servizio, dovrò affrontare un triplo sbarramento (2 prove scritte e una orale) per entrare, quando in passato, fino all'ultima Scuola di Specializzazione SSIS, gli insegnanti in servizio da almeno 360 giorni entravano di diritto a corsi riservati, nei quali giustamente c'erano sconti sulla frequenza e sul numero di tirocini da effettuare.
Noi di terza fascia faremo ricorso per entrare in sovrannumero, di diritto, su questi corsi a numero chiuso, e per avere un percorso riservato come c'è sempre stato per i nostri colleghi in passato. 
Su trenta paesi dell'Unione Europea, l'Italia è al 29° posto in termini di spesa per l'istruzione, davanti alla Slovacchia. Di questo scarso 4% del PIL è un dato di fatto che una parte sempre crescente è destinata al sostegno delle scuole private, definite ora paritarie,  e alle doti scuola, sussidi in denaro assegnati il più delle volte alle famiglie che scelgono scuole paritarie a pagamento per i loro figli.
IL MODO PIU' SICURO PER PREDIRE IL FUTURO E' INVENTARLO.
written by: Malfido time 09:40 | link | commenti (5)
sections: 14- letteratura arte opinioni
lunedì, 13 settembre 2010
schiele haus
In un’area del MACEF di Milano, ho letto sul giornale, c’erano case in stile ANIMAL-WOOD: lampadari di farfalle, superfici dei mobili a pelle di serpente, colonne-albero, tappeti-leopardo e passatoie-zebra.
Passerà anche questa moda back to nature, mentre speriamo invece continui l’idea di costruire in maniera sostenibile, con materiali naturali. Il lodigiano è poi la terra di Giuliano Mauri, l’ideatore della Cattedrale Vegetale, dove una chiesa di alberi ordinati in navate e campate evolve in un bosco vero, e la natura è un duomo, cioè una casa, con una grande tensione verticale dello spirito, delle ombre e dell’intelletto. In mare, meno di un mese fa, ho conosciuto una studentessa di architettura che studiava, insieme ad un dipartimento dell’Università di Amsterdam, come sfruttare l’acqua come elemento architettonico, adatto alla viabilità, alla produzione di energia e alla vivibilità delle grandi città.
A me questo argomento piace molto, come mi piace ripetere che se fossi nata maschio avrei fatto il falegname (come Gesù, canterebbe un cantautore). Ho spesso la soddisfazione di ricevere gli amici in casa, e di andarli a trovare dove abitano.
E poi chi non ha mai immaginato di abitare nella casa nel bosco…
Walden, cit., pp. 314-317
Non dovrebbe, ogni stanza dove abita l’uomo, essere così alta da creare una specie di oscurità, sopra la testa, dove ombre oscillanti possano giocare tra i travi, la sera? Queste forme sono più piacevoli alla fantasia e all’immaginazione che gli affreschi, o la mobilia più costosa. Posso dire che cominciai ad abitare la mia casa, per la prima volta, quando comincia ad usarla sia per il calore che come rifugio.
[…]
La mia abitazione era piccola, tanto che a malapena avrei potuto ricavarvi un’eco; ma sembrava più grande poiché era un unico locale, e lontana da qualsiasi vicino. Tutte le attrattive di una casa erano concentrate in una sola stanza; essa era cucina, camera, salotto e dispensa; e qualsiasi soddisfazione che, genitore o figlio, padrone o servo, derivino dal vivere in una casa, io le godevo tutte.
[…]
Talvolta, sogno una casa più grande e popolosa, che si erga in mezzo a una età dorata, costruita di materiale eterno, e senza strutture inutili, che consista in una sola stanza, una sala vasta, rozza, sostanziale e primitiva, senza soffitto o intonaco, con travi nude e con travicelli che sostengano una specie di cielo più basso, sopra la testa
[…]
una casa cavernosa, dove si debba alzare una torcia su di un palo, per riuscire a scorgere il tetto; dove, se lo si vuole, si possa vivere uno nel focolare, qualcun altro nel recesso di una finestra e un altro ancora sui banchi, qualcuno a un capo della sala, qualcuno all’altro capo, e qualcuno in aria, sui travi, come i ragni; una casa nella quale si entri quando si ha aperto la porta d’entrata, senza altre cerimonie; dove il viaggiatore stanco possa lavarsi, mangiare e parlare e dormire, senza viaggi ulteriori; un rifugio che si sia felici di raggiungere in una notte di tempesta, che contenga tutte le cose essenziali di una casa, e nulla per accudire a essa; dove si possano abbracciare tutti i tesori dell’abitazione in un solo colpo d’occhio, e dove tutto ciò che si può usare pende dal suo piolo; una casa che insieme sia cucina, dispensa, salotto, camera, magazzino e soffitta; dove si possano vedere cose tanto necessarie come una botte o una scala, o tanto utili come una tazza, e ascoltare la pentola che bolle, e porgere i propri omaggi al fuoco che cuoce la cena, e al forno che vi cucina il pane, e dove il mobilio necessario e gli utensili utili siano i principali ornamenti; dove il bucato non sia messo fuori ad asciugare; né il fuoco sia spento, né la padrona di casa si trovi in impiccio; dove, forse, ci sia chiesto di spostarci dalla botola perché il cuoco deve  scendere in cantina, e così si possa sapere se il terreno che ci sta sotto è vuoto o pieno, senza dovere pestare con il tacco delle scarpe. Una casa il cui interno sia aperto e manifesto come il nido di un uccello, e nella quale non possa succedere di entrare per la porta principale e uscire per il retro senza vedere nessuno di quelli che la abitano; dove essere ospite voglia dire ricevere il dono della libertà della casa, e non essere attentamente escluso dai sette ottavi di essa – chiuso in una cella particolare, con l’ordine di mettervisi a proprio agio, in solitario confino. Al giorno d’oggi l’ospite non ci ammette al suo focolare, ma fa costruire dal muratore un focolare per voi, in qualche luogo fuori mano, e l’ospitalità è l’arte di tenere l’ospite alla più grande distanza. C’è tanta segretezza, su ciò che viene cucinato, come se si intendesse avvelenarvi. Sono consapevole d’esser stato in diverse proprietà private dove avrei potuto essere allontanato per legge, ma non so di essere stato in molte case di uomini. Vestito dei miei abiti vecchi, potrei far visita a un re e a una regina che vivessero semplicemente in una casa come quella che ho descritto- se mai dovessi passare di là; ma se mi succederà di trovarmi in un palazzo moderno, tutto ciò che vorrò sapere sarà in che maniera se ne può uscire.  

sabato, 11 settembre 2010

Milano sono tutto tuo…

Milano1Ricordandomi della hit di Alberto Fortis, prima di toccare un altro argomento, mi piace fermarmi a riportare da “Un amore” di Dino Buzzati un paragrafo su Milano:
No, l’amore non è bastato. I soldi, il rispetto, la devozione, le premure, non sono bastati. A poco a poco lei ora si stacca da lui, esce dalla sua casa e dalla sua vita, col suo impavido passo ecco che si incammina verso l’enigmatico cuore della sua città che nessuno di solito vede, fra squallidi e fortissimi scenari, attraverso gli scrostati fumigosi cortili stillanti di pioggia, fra i riverberi del lusso, negli antri degli antichi palazzi, giù per gli interminabili corridoi di linoleum, negli angoli delle catacombe del vizio, fra cigolii di pneumatici, frastorno di tornii, urla, pianti e risate, andirivieni di uomini instancabili e stanchi, affrettati baci, ombre di avventurieri controluce, camici verdi di chirurghi, agguati telefonici, un folle rimescolio di desideri, sforzi e illusioni che brucia confuso nella folla la quale arriva riparte si mescola incalza si rompe e sparisce mentre un’altra identica folla si avventa e sprofonda nel gorgo.
Di là degli edifici che circondavano il suo studio egli la sentiva ritirarsi in sé, questa segreta Milano estranea alla cronaca e ai Baedeker. Le sue case, i suoi ispidi tetti, le sue strade troppo rapidamente vissuti si rinchiudevano lentamente fra golfi di buio e riflessi lividi da delitto, allontanandosi da lui Antonio e portandosi via la sua Laide per sempre.
P. 221-2  
venerdì, 10 settembre 2010

Dino Buzzati & Pier Vittorio Tondelli

milano_duomo_guglie
Visto che la deriva del sentimento d’amore di Antonio Dorigo verso l’esaurimento nervoso interessa molti, ho cercato qualcuno che potesse suggerirgli come prendere questa storia. [In realtà Dorigo nel corso della vicenda non sa che farsene dei suoi amici, ed anche per questo si rende parecchio ridicolo].
Pier Vittorio Tondelli, nel suo “Biglietti agli amici”, si rivela un compagno di strada tenace ed intelligente, che non teme affatto di raccontare le cose per come sono. Si esprimerebbe così:
Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perchè la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante altre volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici, stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quando ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua perchè se tu lo ami, e se soffri e se vai fuori di testa questi sono problemi solo tuoi; fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’amore con la vita. M.S. p. 39

Nessun commento:

Posta un commento