lunedì 9 gennaio 2012

venerdì, 30 settembre 2011
MARIA MADDALENA Girolamo SavoldoDomenica sera abbiamo accolto la Maria di Aldo Nove, lei piccola, umile, inconsapevole, ma piena di Dio, recitata e musicata alla Chiesa dell'Incoronata di Lodi, ottogonale e barocca. Poi abbiamo visto il ricco, e anche un po' documentaristico film Corpo celeste, su una ragazzina che deve fare la cresima in Calabria, e rispecchia le sue ansie dentro un catechismo che a stento le risponde. Stasera invece incontriamo Don Andrea Gallo.
Dialogare di spiritualità è un'esperienza sempre più complessa, e, per certi aspetti, urgente.
A pochi giorni dall'inizio della rassegna Torino Spiritualità, secondo il teologo Vito Mancuso, autore di un articolo su La Repubblica, l'esigenza di credere nasce dal disagio:
La spiritualità è coscienza di essere immersi nel mistero e desiderio di vivere la propria esistenza non sulla base del sé, ma nella dedizione a questo più grande mistero. La spiritualità è rottura dell'egoismo naturale e desiderio di trascendere il proprio interesse per vivere all'insegna di un più grande inter-esse (della vita intesa come relazione armoniosa).
Il grande dramma che attraversa i nostri giorni è la scollatura tra spiritualità e religione istituita, perchè la grande domanda di spiritualità che attraversa sia il nostro paese e che riguarda anche molti che si definiscono laici non trova un'offerta adeguata nella religione tradizionale, impegnata a lottare per i cosiddetti valori non negoziabili e dimentica di negoziare l'unico vero scopo per il quale esiste, cioè essere maestra di vita spirituale, di silenzio, di meditazione, di fiducia nella vita, di creatività e di amore per la bellezza, di comunione con la natura e l'essere umano, di stupore di fronte al mistero.
written by: Malfido time 13:22 | link | commenti
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giovedì, 29 settembre 2011
demedici
Gli uomini –gli eroi e le vittime della storia, quelli che la creano e quelli che la subiscono- portano tutti con sé un eguale volume di possibilità in attesa che giunga (venga scoperto) il momento giusto? O viceversa, per quanto attiene la storia dell’uomo, la contrapposizione tra scoperta e creazione è inesistente e priva di senso? Poiché la storia è l’infinito processo di creazione umana, non è forse anche, per questo stesso motivo, un interminabile processo di scoperta di sé da parte dell’uomo? Non è forse la propensione a scoprire/creare sempre nuove possibilità, ad ampliare l’arco di possibilità già scoperte e concretizzate, l’unico potenziale umano che è sempre stato ed è sempre “già lì”? Il quesito se una nuova possibilità sia stata creata o “soltanto” scoperta dalla storia, è indubbiamente un apprezzato nutrimento per molte menti scolastiche; dal canto suo, la storia in quanto tale non aspetta una risposta e può farne benissimo a meno.


Cfr. Z. Bauman, Sullo scrivere: sullo scrivere di sociologia
in: Modernità liquida, pp.239-256
written by: Malfido time 15:21 | link | commenti
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mercoledì, 28 settembre 2011
selbstschieleAldo Bonomi, sociologo, ed Eugenio Borgna, psichiatra, sono in dialogo in un libro in uscita che si intitola Elogio della depressione. Ne parlava un articolo di ieri su La Repubblica, p. 62.

Come al solito, mi piace citare Borgna letteralmente:

“L’elogio della fragilità non significa l’elogio della sofferenza che fa parte della fragilità; ma l’elogio della fragilità vuole solo sottolineare […] come nella fragilità, dimensione ineliminabile dalla vita, ci siano valori che danno un senso alla vita: alla vita di ciascuno di noi. L’essere consapevoli di questo, della fragilità come esperienza necessaria, significa accogliere, e rispettare, la fragilità degli altri; senza disconoscerla e senza ferirla. Ma significa anche che, nella fragilità, nella nostra e in quella degli altri, si abbia la percezione del valore della debolezza e della insicurezza che fanno parte della vita e che si contrappongono a ogni forma di onnipotenza e di violenza”.

Come sociologo, Aldo Bonomi porta la questione sul discorso pubblico. L’unica forma sociale che si produce dalla fragilità è il potente circuito paura-rancore, mentre la solidarietà, la mutualità, sono ciò che servirebbe. Dal canto loro, economia e politica lavorano sulla potenza primordiale delle emozioni, trattando in particolare la fragilità come un serbatoio emotivo dal quale estrarre valore economico e politico, cioè, banalizzo io, guadagno e consenso. Esiste un’intima e immediata connessione emotiva tra la personalità dei singoli individui e le dinamiche collettive che regolano la vita economica e politica. A questo livello ad esempio si attiva, dice Bonomi, un corto circuito che ci porta a pensare di fare inclusione sociale solo con il mercato, oppure di trasformare l’arena politica in uno scontro di istanze pre-politiche in cui “la fragilità è uno dei giacimenti di materia prima più infiammabile”. Dostoevskij diceva che quando la fragilità diventa rancore il passo successivo è la deriva securitaria: tendiamo a rinchiudere il nostro vicino per convincerci del nostro buon senso.

Nella fase ormai in corso dell’individualismo implacabile e dilagante si portano spesso i malati psichici all’isolamento, li si avvolge nell’indifferenza. Si nega la dignità di una vita vissuta anche nel dolore, nella sofferenza, e nell’angoscia. L’idea di “comunità di destino” in cui Eugenio Borgna invece crede, è una visione del mondo nel quale si esca dalla propria individualità, dal proprio egoismo, e non si riviva il dolore, la sofferenza altrui, come qualcosa che non ci interessi, che non ci appartenga, come qualcosa che nemmeno sfiori la nostra ragione di vita. La malinconia altrui sia invece sinceramente qualcosa che ferisce anche noi: qualcosa che non ci sia estraneo o indifferente, e nel quale entriamo tutti. Dentro una comunità di destino il nostro cuore ci porta a vivere angoscia e dolore, gioia e speranza, degli altri, come se fossero, in parte, anche nostri: il destino di ognuno di noi.

È affascinante e difficile in famiglia, nel lavoro, a scuola, nelle relazioni, condividere il destino di fragilità di un’altra persona, è faticoso anche dentro una comunità operosa. Però, secondo me, in alcuni momenti è proprio visibile.
martedì, 27 settembre 2011

Modernità liquida: emancipazione

fontanaMalfido ha fatto il riassunto del primo capitolo di Modernità liquida (pp.3-49) di Bauman e con le sue zampette da gatto, oltre a suonare divinamente la tastiera, ha diligentemente digitato il tutto, affinchè gli utenti del suo blog possano erudirsi come ha fatto lui.
Se fosse poco chiaro, insomma, se salta di palo in frasca, cercate di capirlo: è un gatto, gli esce spontaneo così, non scherza affatto.
Tesi sul concetto di libertà:
Sentirsi liberi da restrizioni, liberi di agire in conformità ai propri desideri, significa raggiungere un equilibrio tra i desideri, l’immaginazione e la capacità di agire.
Ci si sente liberi nella misura in cui l’immaginazione non supera i desideri reali e nessuno dei due oltrepassa la capacità di agire.
Tale equilibrio può essere RAGGIUNTO e PRESERVATO in due modi diversi:
  • ridimensionando i desideri e/o l’immaginazione.
  • ampliando la propria capacità di agire.
Antitesi (ovvero la libertà ha i suoi pro e contro):
  • C’è la possibilità che ciò che viene percepito come libertà in realtà non lo sia affatto.
  • C’è la possibilità che le persone siano soddisfatte del loro destino anche dove il loro destino sia ben lungi dall’essere oggettivamente soddisfacente.
  • C’è la possibilità che le persone pur vivendo in schiavitù si sentano libere e si lascino sfuggire la possibilità di diventarlo veramente.
  • C’è la possibilità che l’uomo possa non desiderare di essere libero ovvero
non riconosce i vantaggi della libertà e li giudica poco favorevoli
(ad esempio
  • sostituisce l’ESSERE con l’AVERE o con l’AGIRE
  • la folle industria della cultura di massa ormai ha confuso la passione col divertimento
perciò si accorge che un certo genere di libertà non è garanzia di felicità)
  • C’è la possibilità che la gente comune non sia pronta per la libertà e fugga di fronte a responsabilità/ paura/ rischi/ fallimenti
  • C’è la tendenza a pensare che l’uomo (o donna) sia già totalmente libero
Libertà e contrasti (modernità liquida)
LEO STRAUSS: L’altra faccia della libertà illimitata è l’irrilevanza della facoltà di scegliere. La libertà senza precedenti che la nostra società offre ai suoi membri è corredata da un’impotenza senza precedenti.
Dover DIVENTARE ciò che UN ALTRO è costituisce l’elemento peculiare della vita moderna.
Non è (più) possibile determinare la propria condizione sociale. Piuttosto vi è una COMPULSIVA e OBBLIGATORIA autodeterminazione.
L’altra faccia sembra essere lo scardinamento e la lenta disintegrazione della nozione di cittadino.
TOCQUEVILLE: liberare il cittadino potrebbe significare (in ultima analisi) renderlo indifferente (identico e disinteressato)
Marciare spalla a spalla non è un rimedio? Forse… Se i poteri individuali fossero condensati in una forza e in un’azione collettiva MA tale convergenza di sofferenze individuali in interessi comuni e in un’azione comune è impresa ardua PERCHE’ i guai più comuni degli odierni individui non sono cumulabili, aggregabili, in una causa comune.
Le difficoltà e gli imprevisti degli individui di oggi sono conformati sin dall’inizio per non connettersi con le altrui sofferenze.
Le sofferenze possono essere simili ma AFFRONTARLE e CONTRASTARLE CONGIUNTAMENTE non le rende più facili da gestire.
La presenza degli altri ci aiuta a sopravvivere ognuno nella propria irrimediabile solitudine.
Citaz. da: Ulrich Beck, On the mortality of Industrial Society (1995):
“Ciò che emerge dalle evanescenti norme sociali è un ego messo a nudo, atterrito, aggressivo, alla ricerca di amore e di aiuto. Nella ricerca di se stesso e di una società benevola, si perde facilmente della giungla dell’io […] Chi arranca nella nebbia del proprio io non è più in grado di notare che tale isolamento, tale “segregazione dell’ego” è una condanna di massa.”
I veleni che contaminano la vita dell’uomo di oggi derivano dall’ampio e crescente divario tra essere INDIVIDUI DE IURE e diventare INDIVIDUI DE FACTO, cioè si diffondono partendo dall’interrogativo che riguarda come e quanto possiamo diventare padroni del nostro destino e compiere le scelte che realmente desideriamo.
Ricomporre questo divario è compito della politica MA questo divario è ampliato dallo svuotamento dello spazio pubblico: la politica della vita dove incontra la Politica, intendendo per Politica i luoghi dove si ricercano-negoziano-concordano soluzioni pubbliche a problemi privati?
In più, l’accordo tra opinioni ha davvero valore solo in presenza di una reale conoscenza. Se restiamo ingenui non siamo consapevoli di eventuali condizionamenti: L’INGENUITA’ MANTIENE INTATTO IL PROPRIO CONDIZIONAMENTO.
Nel mondo attuale oscilliamo tra:
  • l’innocenza dell’ingenuità e il seme della sfiducia, del dubbio, dell’insicurezza
  • l’assenza di libertà dell’ingenuo e la libertà dell’essere pensante, che però rende agevole un “inviolabile isolamento”.
In altri termini:
Qualsiasi fede che rivendichi la propria universalità provoca una contro-fede che solleva la stessa pretesa.
La diffusione tra gli insipienti della genuina conoscenza dei saggi non offrirebbe alcun aiuto, in quanto, allorchè venisse diffusa o diluita, la conoscenza si trasformerebbe inevitabilmente in un’opinione, in un pregiudizio o in una pura e semplice convinzione.
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lunedì, 26 settembre 2011

Stanze da bagno moderne

gwNelle stanze da bagno moderne, le tazze del gabinetto si alzano dal pavimento come bianchi fiori di ninfea. L’architetto fa di tutto affinchè il corpo dimentichi la sua miseria e l’uomo non sappia ciò che avviene dei rifiuti delle sue interiora quando scroscia su di essi l’acqua liberata dal serbatoio. I tubi di scarico, pur penetrando coi loro tentacoli nei nostri appartamenti, sono accuratamente nascosti ai nostri sguardi e noi non sappiamo nulla delle invisibili Venezie di merda sulle quali sono costruiti i nostri bagni, le nostre camere da letto, le nostre sale da ballo e i nostri appartamenti.
L’insostenibile leggerezza… p.161
written by: Malfido time 14:01 | link | commenti (1)
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domenica, 25 settembre 2011

Modernità liquida/ Intro

Snoopy-And-Charlie-Brown-1-SUTSS0YOIW-1024x768Per un po’ di tempo, m’impegnerò a mettere per iscritto gli appunti su Zygmunt Bauman.
Questo primo post riguarda, ovviamente, la metafora cardine della sua elaborazione: la fluidità- liquidità per descrivere la nuova fase della modernità che stiamo vivendo.

Il concetto di fluidità e liquidità richiama mobilità, variabilità, leggerezza e assenza di peso. Si contrappone all’idea di solidità.

Fu in origine il “Manifesto del Partito Comunista” a lanciare il messaggio di “fondere i corpi solidi”. Significava dissolvere tutto ciò che è insensibile al fluire del tempo, a distruggere la corazza protettiva di credenze e fedeltà. Lo scopo era, nel Manifesto, creare nuovi corpi solidi, duraturi e affidabili.

Com’è andata?

Oggi l’ordine complessivo delle cose non è aperto a opzioni. Non è assolutamente chiaro quali opzioni ci possano essere e nemmeno di come concretizzare un’opzione presumibilmente praticabile nell’improbabile caso in cui possa essere concepita e praticata.

Il divario tra l’ordine complessivo e i suoi elementi sembra non ricomponibile.

Sono stati rimossi tutti gli ostacoli alla libertà individuale all’insegna di: deregolamentazione, liberalizzazione, flessibilità, accresciuta fluidità, totale apertura dei mercati finanziario, immobiliare e del lavoro, e anche della minore pressione fiscale.

Chi opera dentro questo sistema sfugge, evita il coinvolgimento.

Si sono liquefatti i legami che trasformano le scelte individuali in progetti e azioni collettive.

Le politiche di vita individuale e le azioni di vita collettive non comunicano.

È mutato il rapporto tra lo spazio e il tempo: ora il tempo ha azzerato le distanze. Velocità di movimento e accesso ai mezzi di mobilità sono strumenti di potere e dominio. Il potere è diventato così veloce che è diventato extraterritoriale. Può dunque sfuggire e diventare imprendibile.

Il mutato rapporto tra spazio e tempo determina anche questo: ancorarsi in un posto non è così importante se questo posto può essere raggiunto e abbandonato quando si vuole, in poco tempo. Per contro ancorarvisi eccessivamente sovraccaricherebbe il legame con un coinvolgimento reciprocamente vincolante può rivelarsi estremamente dannoso qualora spuntino altrove nuove opportunità.

Anche la guerra ruota intorno all’obiettivo di abbattere tutti i muri che ostacolano il flusso di nuovi poteri globali fluidi, di estirpare nel nemico il desiderio di stabilire regole proprie, per aprire quello spazio all’utilizzo di nuovi strumenti –questa volta non militari- di potere. È la promozione del libero commercio globale con altri mezzi.

Ciò che crea profitto oggi è la pazzesca velocità di circolazione, riciclaggio, obsolescenza degli oggetti.

Ma questa nuova tecnica di potere caratterizzato da disimpegno e arte della fuga dà come risultato la disintegrazione sociale.

È la caducità, la friabilità, l’inconsistenza e la provvisorietà dei legami e delle reti di interazione umana che consente a tali poteri di assolvere il loro intento.

Cfr. Z. Bauman, Dell’essere leggeri e liquidi, in: Modernità liquida, pp. V-XXII

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