mercoledì 11 gennaio 2012

giovedì, 29 luglio 2010

Narciso sulla sponda del lago

narciso_caravaggio1   
T'ho visto riflesso
nello specchio:
eri due volte in me.
Io ero il mondo intero
affamato di te.

Giovanni Testori
written by: Malfido time 13:45 | link | commenti
sections: 14- letteratura arte opinioni

Shymmtakula

van_de_sfroos_akuaduulzaShymmtakula è un sasso, o qualcosa di rotondo o di spigoloso, che si tocca affondando le mani nelle tasche, mentre si cammina al buio da soli, e c'è silenzio, e anche una buona dose di paura.Come tutti sanno la cosa che ognuno fa in situazioni come queste è mettersi a cantare, Infatti a questo oggetto corrisponde un testo da cantare scandendo bene le parole, questa volta in italiano.
DVDS:
La canzone Shymmtakula è nata camminando nel buio. Chi lavora o viaggia nella notte, la può cantare affinchè le ombre gli facciano compagnia e lo ispirino. E' opportuno non abusarne in casa, perchè potreste ritrovarvi svariati animali notturni sul balcone, o alla finestra, speranzosi di poter partecipare al canto. I bambini sotto i tre anni comunque, sembrano gradirla come ninna nanna o come intrattenimento.

Sgranocchiando mille notti, macinando le caviglie,   
cerco il regno scorniciato dove impera il caprimulgo,  
occhio d'acqua senza fretta e pupilla lampo d'oro,  
ogni foglia calpestata ha un ruggito e un sussurro,  
ogni pietra ben posata ha un silenzio vincitore  
e sorregge il mio viaggiare    
tra il percorrere e il pensare,  
possa un sogno senza veli nel mio centro nevicare,  
possa il ramo senza tempo le tre nuvole incastrare,  
possa il re di queste rive le sue onde pascolare,  
possa il vento consegnare una tregua al suo tossire   
e la luna appena esplosa piano piano dimagrire...    
La civetta guarda sguardi anche dietro le sue spalle,   
i serpenti non le hanno ma sbottonano la pelle,    
gatto bianco ruba luce e la rende a chi lo vede,   
gatto nero la nasconde e se non l'ha non la richiede,   
ho svitato nove stelle per donarle a un altro cielo,   
ho toccato il porcospino e ho baciato il calamaro,    
lupo canta il tuo viaggiare sulla roccia vanitosa,    
ridipingi questo buio senza testa con la coda...    
written by: Malfido time 13:43 | link | commenti (3)
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mercoledì, 28 luglio 2010

Parool De Sfroos

Un po' de frèsa, o, come si dice più a nord, de prèsa, lascio qui, perchè ci stanno bene, alcune parole di frodo del Bernasconi Davide, a beneficio dei lettori che oggi, nonostante l'estate, sono numerosi.
dvds coldana 3
Continuerà a chiederlo il Merlo alla grondaia, col suo becco di unica spada e anche il Gatto che dorme sui frigoriferi morti...chiederanno: "Notte...perchè ci abbracci tutti e sembra che non ci guardi mai?"
Continuerà a cercarlo il Pipistrello,che quando vola è sempre un assolo, il senso del suo stesso tragitto scarabocchiato in aria come il disegno confuso di uno straccio nero lanciato verso il lampione.
Continuerà a cantarlo l'Onda, l'inno dell'acqua trascorsa che si confonde con quella ventura e la fontana vestita di spruzzi farà come lei, interrogando ogni goccia.
Di cose ne ho perse sotto il rasoio dei giorni, di lune a dondolo ne ho cavalcate e monete di sole intascate...e palle di ghiaccio calciate...ma questo boato che ho sotto il respiro rimane il Mio Grande...FIGLIO E PADRONE.
written by: Malfido time 19:17 | link | commenti
sections: 13- musica, 14- letteratura arte opinioni
martedì, 27 luglio 2010

Ascoltare Akuaduulza

van_de_sfroos_akuaduulza
Quando è uscito Akuaduulza, nel 2005, ricordo che la presentazione alla Feltrinelli era stata eccezionale, e che di lì a poche settimane l’intero spettacolo è sbarcato a Lodi.
Quell’album, ricco di evocazioni, personaggi, oggetti, caratterizzazioni, come e più di un romanzo, è un viaggio prezioso nell’immaginazione di Davide, che, riempitosi di  suggestioni, associazioni e idee come al solito, è stato quasi costretto a dilapidarle, espandendone una parte, per iscritto, nella curiosa storia di Herbert Fanucci.
Due lingue –italiano e laghée-, due linguaggi –il Cd e il romanzo-, e avanza ancora qualcosa: il fraseggio tutto onomatopeico dei sortilegi, per esempio, che ho scoperto essere velocissimo da imparare, esattamente come avveniva da bambina quando ripetevo frequentemente le mie stregonerie: la mia preferita era la minestra della strega, e ogni pezzo di edera e di caco e di betulla che mettevo a bollire aveva un suo nome segreto, tutto traslato su forme d’italiano inesistente.
Sul palco con Davide ricordo in quel tour anche diciotto persone: i fiati e la banda per lo Ziu Gaetann (fenomenali anche per Grand Hotel, dall’album precedente) e le streghe pelandine, che ricevevano al paradiso dello scorpione e sequestravano la barca di quel tirchio del Fendinn.
Ascoltare l’album è notare cigolii, rumori di acqua, di cani, di corvi, di foglie, di incantesimi, di strumenti giocattolo, di bottiglie e di scatole di latta, per questo dico che questo disco è come un romanzo, tanto bene sono disseminati i dettagli e tanto intima ed efficace è la loro assegnazione.  
Davide Van De Sfroos 6
Il concerto iniziava con El Baron, un personaggio che Davide interpretava entrando con un cappello a cilindro e un lungo soprabito viola, grigio e scuro. Il Barone vive in una casa isolata e sinistra ed è trascinato da una musica che fa venir voglia si aprire il cancello e uscire a ballare di notte. Anzi no, il barone è un fantasma e la casa è infesta, dato che la strana figura ha occhi febbricitanti e spegne le candele con un colpo di tosse. Si esibisce con un violino della cui musica hanno paura soprattutto i bambini, i santi e le madonne. Alla fine di questa evocazione si scopre che il barone è anche una delle mille vite dell’ospite di un manicomio, di un sensibile barone della luna storta che sembra uscito da un romanzo di Mario Tobino.  
In questa serie di racconti contenuti nell’album stamattina ho colto qualcosa cui non avevo mai pensato, nel brano Il libro del mago.
Personalmente non riesco a non associare Il libro del mago a L'apprendista stregone, la ballata di Goethe dalla quale un compositore ricavò l'impianto per un poema sinfonico che è il tappeto sonoro di  un episodio del film Disney Fantasia, con protagonista Topolino.
topolino
Nel testo di Goethe, e nel film, l’apprendista deve fare le pulizie dopo che lo stregone se n’è andato. Decide di dare vita a una scopa affinché passi il pavimento al posto suo, ma riesce ad ordinarle solo di versare l’acqua sul pavimento, e quella finisce con l’allagare la stanza. Non conoscendo la parola magica per rompere l’incantesimo, l’apprendista spezza la scopa, che si moltiplica. Solo il ritorno del maestro stregone rimedierà al disastro.
Il mago di Akuaduulza non è più un giovane allievo, anzi, è malinconico e solo coi libri che ha scritto, e sembra provenire da una sorta di medioevo, che somiglia ai nostri giorni: una realtà in cui la gente non sa vivere l’oggi e si fissa col domani. Perciò va dal mago perchè lui cambi un mondo che non va, oppure finga di farlo.
Il mago ha guardato le stelle così spesso che non può aver paura della notte, conosce le proprietà di tutte le erbe e sa addirittura fare un incantesimo per un oggetto da tenere, che ci protegga da ciò che succede alle nostre spalle.
Il legame tra il mago di Akuaduulza e il vivace apprendista della ballata tradizionale – alias il Topolino con l’abito rosso e il cappello blu che tutti conosciamo-, risiede nel fatto che il mago immaginato da DVDS rimpiange i suoi tredici anni. Lo canta apertamente, con sincerità, in due ritornelli pieni di percezioni sensibili.
(trascrivo a modo mio, il diletto si parla, non si scrive, se non per convenzione. Per pigrizia evito ü)
Quand gh’eri tredes ann curevi biutt cume ‘n caval
fiadavi l’universo cunt’el coer in mezz ai ball
quant s’eri puse scemu s’eri molto puse bon
In brasc al universu e mea ‘ndela sua presonn
[…]
Ma quand gh’eri tredes ann gh’era ‘l prufum del rusmarin
quan la roesa se spalanca le desmentega i so spinn
quand gh’eri tredes ann gh’evi anca tredes coer
adess el coer l’è vuoen inbalsamà che ‘l po’ piu cuur
I riferimenti all’uso dei sensi, all’odorato, alla corsa, al tatto, alla vista significano, ricordano, come per i ragazzini la conoscenza, e il ragionamento, l’apprendimento, debbano sempre strutturarsi come un’esperienza naturale. Essa è tanto più forte quando più passa attraverso stati d’animo, movimenti, esercizi, solo in parte guidati.
Questa facoltà d’imparare principalmente ciò che ci significa qualcosa e ci coinvolge, ciò che serve, ciò che è giusto e naturale, dimenticando ciò che non si sa e assumendo il mistero come una condizione da accettare, crescendo, chissà perché, perde valore. Ed insieme a questo saggio e precoce equilibrio se ne va un pezzo della nostra felicità, bontà e capacità.
In dialetto vess bon significa sia essere buono che essere in grado, essere capace, secondo un’unità di senso che non è propria dell’italiano, dove buono ed intelligente, competente, risiedono purtroppo su due piani diversi.
Questa canzone azzera questo scarto di esperienza, ed anche per questo è preziosa per me. Ed afferma che essere buono è più importante che avere una risposta per tutto. Nel mio piccolo io devo questo fondamentale insegnamento, in cui credo molto profondamente, ai miei amici matti, nei quali, son certa, risiede una parte della fortuna che mi è capitata in sorte.
C’è un’ultima gemma incastonata in questo pezzo. Ricordo un concerto di Davide al Teatro Studio di Milano, in inverno, dove il personaggio che aveva un mucchio di cuori in più, due di coraggio, due di intelligenza, saggezza e bontà precoci, era un bambino con la poliomelite, che era il capo di una banda di ragazzini. Era capace di ideare piani fenomenali per avventure fatte di rischi e di ardimento, nelle quali, naturalmente, egli era il primo a buttarsi a capofitto, nonostante la sua disabilità, che lo costringeva a farsi assistere.
Probabilmente era lui l’apprendista mago che ha aspettato che lo stregone se ne andasse per provare gli incantesimi, era lui che, nella percezione di sé, ha corso una vita nudo e libero come un cavallo.
lunedì, 26 luglio 2010

IL TEMPO

ICONA_VenereBotticelli
I sentimenti sono fatti di tempo. Ma il tempo è cambiato. Non scorre più come un tempo.
written by: Malfido time 17:56 | link | commenti
sections: 14- letteratura arte opinioni
domenica, 25 luglio 2010

DVDS a Brembio 2010

vande3-025--154x164Per la seconda volta la festa di Brembio ha ospitato Davide Van De Sfroos. Per fortuna venerdì sera il volume del palco di liscio era un po’ più basso, anche se DVDS, sfruttando un tipico ritmo allegro, è riuscito con la chitarra e la band ad improvvisare una serie di filastrocche che fanno ridere i bambini (chiaramente sono quelle sulla cacca) .
C’era la luna piena che giocava a nascondersi, come un asso di picche, e per fortuna non è piovuto. La sola persona che noi conosciamo capace di far cambiare il tempo è la nona stria, che infatti è stata ringraziata attraverso la sua festosa canzone –unico pezzo da Akuaduulza-.
Come di solito, i concerti campestri di Davide sono veri e propri revival, a parte Setembra, che è la nuova canzone sulla sagra di paese e sulla famigerata lotteria (probabilmente la famosa ruota che ha fatto vincere a mio zio una serie di biciclette).
Da un po’ non attaccava un concerto con El Diaul, La balera, Pulenta e galena fregia, Per una poma. Poi, da Pica, Il Cimino, l’Alain Delon De Lenn, El punt, Il costruttore di motoscafi, New Orleans, Lo sciamano. Nessun brano di E semm partii è stato proposto. Nei bis, chiaramente, La curiera, Cyberfolk, la Ninna nanna del contrabbandiere.
La prossima volta che passerò da Brembio in bicicletta dovrò guardare dentro gli oleandri, nei cortili. E’ un albero tossico, eppure potrebbe darsi che tra i suoi rami, e dietro le sue foglie a forma di coltello, si nasconda, prudentemente, un dodicenne con un petto da locomotiva, che sta spiando la Gio che prende il sole non in topless, ma in tüttless, priva di ogni parte. Nelle giornate della festa di fine estate, ingoiando polenta e missoltini, la sua bellezza era un’ossessione. Davide l’ha ricordata, augurandole che “la luna adesso sia il tuo piatto”. Magari una luna con e senza veli, proprio come quella di venerdì sera.

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