martedì 10 gennaio 2012

mercoledì, 02 marzo 2011

Io & Tu

roserosseFilosofo.net, di tal stimatissimo Diego Fusaro, mi ha aiutato a capire e a studiare alla svelta molte parti della filosofia e delle scienze sociali del '900, mentre scrivevo la mia tesi di Germanistica su W. G. Sebald, professore di letterature comparate in Inghilterra  e scrittore in tedesco di (finte) biografie. Senza filosofo.net sarebbe stata dura: Sebald è in affinità elettiva con Benjamin, Adorno, Wittgenstein, Barthes, Gadamer e anche Lévi-Strauss.
Oggi, sul mio sito di filosofia preferito, ho trovato anche un passaggio di Martin Buber che è citato- stralciato- in un articolo di metodologia e didattica che ho letto.

L'articolo ragiona sul significato che per i nostri preadolescenti hanno le frequentazioni tra coetanei via chat, webcam, blog e social network.

A quelli della mia generazione resta da capire un fatto importante, anzi fondamentale. Mentre per noi questi strumenti rappresentano una realtà parallela, virtuale, simulata, e di questo ne abbiamo percezione, per i ragazzi le possibilità di relazione che il computer offre sono la realtà stessa.

Noi siamo cresciuti senza il computer, il world wide web e le telefonate con skype. Per noi avere un amico, e tenerselo stretto, ha significato la simultaneità del rapporto: ci si incontra, ci si vede, ci si parla, ci si guarda, ci si tocca. Soprattutto ci si adatta reciprocamente. Una delle cose più belle che offre la relazione è accogliere la persona e abituarsi a lei, mentre nel non conoscersi iniziale, e nei successivi tentativi di avvicinamento, sta la contemporanea manifestazione indifesa di dove si è, di come si è e di chi si è.

Malvolentieri entriamo nei rapporti virtuali. Io sono nata e cresciuta in paese, per me le relazioni nascono coi giri in bici, con le domeniche all'asilo (che alla domenica finchè ci sono state le suore diventava l'oratorio dei bambini e dei ragazzi delle medie), lungo le rive dell'Adda in estate, o intorno ai tavolini del bar un'oretta dopo aver fatto la prima metà dei compiti per il giorno dopo. 

Io so che per me virtuale significa ipotetico, eventuale.

Qualche amicizia grazie all'indirizzo email l'ho costruita pure io, due su tutte, Manu e Ale. Ma, pur avendo speso ore a scrivere e a leggere lettere elettroniche, a scambiare sms e foto editate col computer, io ricordo solo il tempo trascorso insieme, il tempo vissuto, nei luoghi degli incontri, degli arrivi, degli arrivederci. Sono questi pochi momenti che hanno edificato le nostre amicizie, gli episodi di ospitalità, le telefonate con fissato il giorno e l'ora, per non disturbare nessuno, perchè la vita viene prima.

L'articolo sui preadolescenti sostiene che un'amicizia nata con le finestre su Windows può valere altrettanto. Le piattaforme online sono l'equivalente delle piazze, dei muretti, dei gradini dove noi ci fermavamo a fare chiodo. I luoghi reali sono troppo pericolosi, troppo temuti gli incontri casuali e inaspettati, per cui internet, e tutto ciò che porta in dote, sono un luogo sicuro. E soprattutto un luogo dove fare esperienze relazionali.

Mah, io non abbandono i miei pre-giudizi, e continuo a credere che in una realtà probabile sia fin troppo facile fingere. Peggio, che sia fin troppo facile finire a parlare da soli, con l'illusione di cementare un affetto mentre c'è di mezzo prima di tutto il nostro narcisismo. Che è sempre più dilagante da quando esiste la realtà virtuale. Malfido nel suo piccolo, da schivo e malfidente, appunto, ne sa qualcosa, e la dottoressa Zingarelli subito ricorda che l'aggettivo virtuale l'ha coniato, in tutta la sua decadenza, Gabriele D'Annunzio.

Centinaia di probabili amici e neanche uno che su due piedi venga a vedere un film, a bere qualcosa. Meno male che arriva il weekend, e al computer chi ci pensa, se non per controllare la posta in arrivo.

Naturalmente però devo ai miei lettori la citazione da Io e Tu di Martin Buber:

Chi sta nella relazione partecipa a una realtà, cioè a un essere, che non è puramente in lui né puramente fuori di lui.
Tutta la realtà è un agire cui io partecipo senza potermi adattare a essa.
Dove non v’è partecipazione non v’è nemmeno realtà. Dove v’è egoismo non v’è realtà. La partecipazione è tanto piú completa quanto piú immediato è il contatto del Tu. È la partecipazione alla realtà che fa l’Io reale; ed esso è tanto piú reale quanto piú completa è la partecipazione.
  
venerdì, 25 febbraio 2011
camiv
"L'adolescenza porta con sè la scoperta dell'ingiustizia, il desiderio dell'indipendenza, lo svezzamento affettivo, le prime curiosità sessuali. Dunque è l'età critica per eccellenza, l'età dei primi conflitti tra la morale assoluta e la morale relativa degli adulti, tra la purezza di cuore e l'impurità della vita. Infine è, dal punto di vista di qualsiasi artista, l'età più interessante da mettere in luce".

F. Truffaut
schielekruman

"A Eudossia, che si estende in alto e in basso, con vicoli tortuosi, scale, angiporti, catapecchie, si conserva un tappeto, in cui puoi contemplare la vera forma della città. [...] Ogni abitante di Eudossia confronta all'ordine immobile del tappeto la sua immagine della città, una sua angoscia, e ognuno può trovare una risposta, il racconto della sua vita, le svolte del destino ".

Egon Schiele, La città di Krumau
Italo Calvino, Le città invisibili, Eudossia
written by: Malfido time 09:42 | link | commenti
sections: 07-città, 14- letteratura arte opinioni
mercoledì, 23 febbraio 2011

Etica

casa sul fiume
Il lavoro cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere. E' una notte stellata. - Ecco il progetto,- dicono.

Tecla, Le città invisibili
written by: Malfido time 07:47 | link | commenti
sections: 07-città, 14- letteratura arte opinioni
martedì, 22 febbraio 2011
APE
Non ditemi che non avete inutili parole inglesi in mezzo ai piedi...

Se trovo ancora qualcuno che usa l'espressione di default lo mangio vivo!!!!

Ad essere sincera mi sembra ridicolo anche dire andare a fare shopping, come se un non sapesse fare la spesa in italiano. Per non parlare dei manager, come se prima le aziende non avessero nessuno che comandava - che poi son tutti manager, non appena abbiano una minima mansione gestionale...

Ho fatto in tempo a conoscere qualcuno a cui uscissero battute feroci sul Look, essendo il luuc (allocco) un individuo davvero imbambolato, con la faccia da studipo. Meglio occuparsi della moda con un certo distacco.

L'informatica passi, lì dove proprio esiste solo il termine inglese, ma il resto fa solo brutta figura, secondo me. Molto cheap. (Parola che quelli che scrivono non centra e sono daccordo come minimo immagineranno si scriva chip, perchè un'acca sta sempre bene e poi cip è il verso dei passerotti).
written by: Malfido time 18:04 | link | commenti (6)
sections: 01-nomi, 02-cose, 03-animali
domenica, 20 febbraio 2011
nikon07 329Mi fa piacere che un professore in pensione abbia vinto Sanremo. Roberto Vecchioni canta che vivere in mezzo ai più giovani, ai libri, ai giornali e alle idee, porta ad amare la realtà e, soprattutto, ad amare chi condivide con noi ogni pezzo di strada.

In questo senso Madonia e Battiato, che passano tra gli odori e i rumori della gente che rimane indifferente, mi sembrano l'altra faccia della stessa medaglia: la loro  comune esprerienza, anche musicale, li porta a vivere ai margini, ma di una vita vera, di storie e domande.


Ho sentito 10 minuti fa, in tele, che la canzone di Davide sarà “inquisita” perché contiene, in mezzo a qualche decina di voci dialettali, vari marchi commerciali. Davide usa questo particolare espediente nei versi e nella prosa: cita per puro effetto sonoro, nelle frasi in dialetto, le parole famose - spesso senza senso- inventate per commercializzare gli occhiali da sole, i motorini o le caramelle. Lo fanno anche i signori che parlano al bar, perché non si entra e si esce dal dialetto, se si ha la fortuna di esserci nati dentro:  i soprannomi dei calciatori sudamericani, presi dalla Gazzetta, diventano un tutt’uno con la tramatura sonora del vernacolo.

Yanez è in assonanza con Tiziano, il nome del papà di Davide, vero fan delle saghe  di Salgari . Yanez e l'uomo del lago che faceva le vacanze a Cesenatico per una vita nello stesso posto, hanno visto cambiare la realtà, che si è riempita di cose, e di altre stranezze, tipo la fissa di alcune donne per la chirurgia estetica, o la moda dei bermuda e dei cocktail di 4 colori.
Noi fan di Davide sappiamo che da bambino il nostro leggeva un sacco, trascinato anche dall'immaginario degli adulti, e amava anche la televisione, ma solo in seconda battuta.

Davide nei concerti cita Collodi, De Amicis e Salgari, anche se da anni qualche scemo ne ha fatto un clichée. - Anche per questo la canzone di Tricarico sul tricolore e i soldati del Risorgimento è nata per essere maltrattata un po', peccato...-  nei live racconta della sua banda di amici come fossero stati i ragazzi della via Paal a caccia di lucertole o di frutta da rubare, che per un lampione rotto potevano finire in galera.  
 

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