martedì 10 gennaio 2012

giovedì, 09 dicembre 2010

Trasformismo e società civile

hundertwasseerTutti i giorni è la giornata di qualcosa, oggi è la Giornata mondiale contro la corruzione.

Sul tema ho seguito un dibattito che mi ha interessato. Storicamente, da noi, sul tema corruzione, sono valsi due principi: uno di carattere economico e l’altro di carattere politico. Dal passato ha avuto circolazione l’idea che una certa dose di corruzione facesse bene all’economia, perché essa unge le ruote del mercato e fluidifica gli scambi. E la storia d’Italia, da Depretis a Giolitti e avanti fino ad ora, ci parla di trasformismo. Già all’inizio del Regno d’Italia non si rispettavano i programmi per i quali si era candidati, a causa di emergenze e divari. Nella confusione succedeva quindi che i rappresentanti del popolo in parlamento contrattassero trasversalmente  il proprio consenso, chiamandolo voto di scambio: lo offrivano in cambio di denaro per finanziare iniziative di cui beneficiasse il territorio dal quale erano eletti: il restauro di una chiesa, la costruzione di una scuola o di un ponte.
Attualmente succede che la corruzione del complesso economia-politica sia una prassi pericolosamente diffusa, che si sta sostituendo al sistema stesso. Per fare un esempio mondiale, l’alterazione della concorrenza sul caso Siemens è un guasto incalcolabile a livello economico.
In Italia deformazioni del genere ce ne sono: falsi in bilancio per occultare mazzette, opere incompiute o di livello inferiore.
Storicamente, non è per principio un male trovare compromessi su piattaforme nuove diverse da quelle sulle quali si è stati eletti, per aiutare il paese ad andare avanti. Ma attualmente sopravvivono più che altro gli interessi privati che si sono costituiti: le esigenze del Parco dello Stelvio hanno pochissimo a che fare col bene collettivo.
La diffusione dell’individualismo si percepisce ad ogni livello, e di fronte ad una crisi di governo la compravendita di deputati è frenetica come il calciomercato estivo.
Quello che deve fare la politica è stabilire una mediazione tra gli interessi. E il cittadino, di fronte ad ogni cattiva distribuzione delle risorse dovrebbe chiedersi: che cosa mi è stato tolto?
Il corrotto non è un astuto o un disonesto, è uno scippatore, un delinquente, un ladro. La corruzione brucia come un’umiliazione e un’offesa, è un torto a tutti.
Per difendere la trasparenza, la partecipazione, la qualità della democrazia nel nostro paese, in alcune realtà cittadine e locali sono state fatte specifiche esperienze, per mostrare e studiare come alcune scelte possono essere modificate dall’apporto dei cittadini. Tempo fa si è aperto un dibattito pubblico sul tracciato di un’autostrada di 20 Km che passava da Genova. Esso ha indotto il progettista a modificare il percorso tenendo conto delle varianti richieste dai cittadini. Un radioascoltatore ha subito pesantemente obiettato sui risultati del dibattito. Ma esso non era la garanzia che l’autostrada non si facesse, questa è la nota dolente. Ovvio, purtroppo, che le scelte pubbliche siano controverse. Per ora la società non è stata in grado di pervenire a un sistema diverso dal meccanismo maggioranza-minoranza, che ha ancora intrinseci limiti.

Mi ha appassionato, per spirito di condivisione, un progetto attivato per ora in alcune grandi città italiane campione: riunire cittadini estratti a sorte per discutere un tema generale (ad esempio il federalismo) per un giorno e mezzo, con l’aiuto di esperti che hanno opinioni opposte.

La democrazia prevede anche che il legislatore scelga come gli pare, la legge dice che è un suo diritto se costituisce una maggioranza. Ciò su cui interrogarsi e partecipare è se alle spalle ci sia una discussione ricca e articolata con la società civile.

Se il cittadino studia, conosce, osserva può anche vigilare. Forse anche arrivare al migliore dei governi possibili: quello che non governa affatto. 
 
mercoledì, 08 dicembre 2010

Inconsapevoli salvatori del mondo

roh
Un paio di settimane fa si è concluso il programma di Rai3 "Vieni via con me", che ho apprezzato per una serie di motivi dei quali potrei fare un elenco... 
Citerò due ragioni di sistema: la prima che chi era ospite è entrato, ha fatto ciò per cui era venuto (letto,recitato, cantato) e se n'è andato con la stessa naturalezza con la quale aveva iniziato, senza mettere inutili didascalie per sostenere messaggi poco chiari e senza dare alcuna enfasi alla propria esibizione; la seconda è che c'è stata gente comune in Tv, persone con un grosso pudore di dire, per verecondia, per scarsa dimestichezza con le telecamere, ma col coraggio e la volontà di arrivare in fondo ai propri argomenti. Queste persone hanno riaffermato la centralità e il valore della parola, grazie a Dio.

Ho sentito come urgente l'intervento del procuratore Grasso su ciò che serve per combattere la criminalità organizzata, ho condiviso le parole di Domenico Starnone sul meglio e il peggio della scuola, ho gioito nel vedere ancora su un palco (televisivo) il giullare Dario Fo. Inoltre c'erano Don Ciotti e varie realtà anche grandi a parlare del volontariato.

E ho raccolto un altro racconto di Roberto Saviano sulla compravendita dei consensi elettorali -ad una tappa della Carovana Antimafia alcuni anni fa ce lo aveva spiegato proprio Piero Grasso-, seguito al monologo sul crollo della casa dello studente all'Aquila il 6 aprile di 3 anni fa. Settimane fa ho firmato l'appello a sostegno di Saviano tramite l'Unità ( in risposta a quell'altro giornale che aveva raccolto le firme contro di lui come persona, complimenti per la sensatezza del gesto), anche se intuisco che forse il mio coetaneo è più moderato, perchè esprime una cultura direi conservatrice. Come del resto erano moderati Sciascia e Falcone, per fare due nomi. Ma sulle buone idee, sui valori di fondo, si è d'accordo ed anzi, moderato e progressista sono distinzioni che non tengono, nè tantomeno servono.

Il programma si è concluso con un testo di Borges che tratteggia alcune figure di giusti. Eccole.

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo. 
 
lunedì, 06 dicembre 2010

Fattore M.

MORGAN
Dopo la puntata di ieri di Chef per un giorno su La7 sono sempre più convinta che Morgan, oltre che essere molto intelligente, di un'intelligenza irriducibile, personale e creativa, sia un'autetica sagoma. Se ha la vocazione del protagonista, ne ha anche, certamente, il carisma.  
Ha inventato dal niente un menù futurista super visual da contrapporre ad un altro menù, sempre suo, che prevedeva i ravioli col ripieno di cervello d'agnello (più ricotta e spinaci) e la casoela. Le due anime di Milano anteguerra. Ho apprezzato molto il suo gusto per la metafora: il pollo ripieno di zabaione con l'alchermes e i pallini di piombo, le gelatine di alghe, liquirizia e zucca da succhiare con le orecchie tappate, la carrellata di brodini immangiabili, hanno dimostrato che è pazzo davvero...

Questo mi fa ricordare molte sue canzoni che mi piacciono, prima di tutto Crash, sottotitolata "la storia d'un inventore".
[...]Sul quaderno si fa esperienza
Sul diario la si racconta,
poi la si rilegge
e la si confronta con l'esistenza
Mi piace fare gli esperimenti
combinare i miei sentimenti con quelli di un altro
E poi come negli incidenti
Effettuato lo scontro si riparano i danni
Sulla torre si sta in allerta
Sul tappeto ci si sdraia
A volte ci s'inginocchia
E nelle fiabe si prende il volo
Sulla tavola si apparecchia
Sulla montagna ci si solleva
Ci si ferma per un istante
In attesa di Maometto

Mi piace fare gli esperimenti
Combinare i miei sentimenti con quelli di un altro...
Spesso i testi di Morgan a me sembrano tributi all'adolescenza nel suo aspetto potenzialmente inesauribile: quello sopra sembra proprio un appassionato tentativo tra l'autoanalisi, il gioco delle definizioni della funzione delle cose, e la scrittura creativa.
If, nello stesso album, è ugualmente coinvolgente anche sul piano musicale, e riporta il compito di scuola che tutti abbiamo fatto: riscrivere Cecco Angiolieri.

Io sento, tra le spinte di Morgan, quella persistente a recuperare pensieri, appunti, elaborazioni propri di un percorso che ha salde radici in quella fase difficile e sensatissima della vita che è, per come la percepisco e l'ho vissuta io, lo spazio che precede, o gira attorno, ai vent'anni. Il testo di Me, ad esempio, va letto in questa prospettiva, dove tra l'altro le contraddizioni sono elementi propri di caratteri non ancora del tutto formati. Dal canto suo, la tramatura musicale è ricca di momenti significativi, diversi, che si susseguono senza soluzione di continuità nello stesso pezzo.


Se voglio che s'avveri il sogno
Che ho fatto da bambino
Mi devo stare vicino, fin troppo
Per imparare le cose non le devo disprezzare
Potrei finire male, o troppo normale
E se cerco di parlarti non ci sei mai
Non so come dirti che vorrei te al mio fianco
Ascolto volentieri da chi mi sa spiegare
Quello che poi uso per comunicare
Non voglio fare del male, vengo costretto
Ti può tradire anche l'amico migliore
E se voglio ritrovare la ragione
Devo cominciare da me
Rivelarmi in questa mia contraddizione:
Saper scegliere una fine e starla ad aspettare .

Mah, di sicuro sto attribuendo a Morgan cose mie, ma è pur vero che quasi ogni amore che dichiaro su questi paginoni virtuali ha a che fare con la mia adolescenza, e con ciò che ne ho fatto dopo, tornandoci su per superarla, o per attualizzarla.

Oggi ho riascoltato anche The baby, perchè, nella sua capacità di giocare, io trovo riuscitissimi i tentativi di Morgan di raccontare l'infanzia. Anch'io, mentre mangiavo, mi distraevo a pensare alla forchetta e al coltello come ad una coppia di sposi. Ma erano molti anni che non mi tornava in mente...
I'm the baby
l'unico modo che ora conosco è il pianto
I'm the baby
No, non mi piace la musica drammatica, preferisco il vento
I'm the baby
Non ho le forze ma vi piego alle mie esigenze
I'm the baby
E faccio quello che a voi non viene concesso
Ogni giorno che passa mi allungo
Ad ogni foglia che cade mi cresce un capello
Ogni formica che passa è amica mia
I'm the baby
La mia via di comunicazione è il pianto
I'm the baby
No, non mi piace la musica drammatica, preferisco il vento
Ogni cosa che accade mi piace
Di discriminare non sono capace
Vivo nella più totale utilità  di sbagliare
Vedo gli alberi camminare
E la luce del sole che si può mangiare
E le posate che si sposano
E i dischi che si rifiutano di farsi ascoltare
Dalle orecchie sbagliate 
martedì, 30 novembre 2010

Farewell

studioloI problemi del cinema italiano derivano dal fatto che i registi non leggono più il giornale e non prendono più l'autobus.

Mario Monicelli
lunedì, 29 novembre 2010

Buddenbrook

Copia di bacche
Un altro contributo per La seconda rana MT targato 2008.

Poiché, capisci, ci sono i professori e ci sono i supplenti ma non ci sono maestri: è una cosa non molto facile da capire, una cosa per soli adulti e per le persone maturate dalla vita. Si potrebbe dire: uno è maestro o non lo è. Ma perché si debba essere professori o supplenti, non lo capisco davvero. Verrebbe voglia di andare […] dal signor Marotzke e spiegarglielo. Ma che cosa succederebbe? La piglierebbero per un’offesa e ti scaccerebbero per insubordinazione, mentre invece avresti dimostrato della loro professione una opinione ben più alta di quella che hanno loro stessi. Be’, lasciamo stare, sono un branco di asini.
 
Entro in questo blog come insegnante di sostegno alle medie…
Lascio una citazione che mi piace molto dai Buddenbrook di Thomas Mann perché:
 
1- Sono sul gradino ultimo della scala (supplente)
2- In mezzo ai professori, io, supplente di sostegno, vengo chiamata la maestra da qualche genitore, come le colleghe delle elementari.
3- Maestro è la parola più bella del mondo, si usa in tutti i mestieri d’ingegno ed estro per descrivere quelli che hanno esperienza, sono affidabili e sanno fare la loro parte.
4- Lavorando a scuola in tutti gli ordini che mi sono capitati so che chi lavora più sodo sono le maestre, insegnanti alle elementari.
5- Come dice un proverbio orientale s’insegna anche girati di spalle. E a volte tra gli insegnanti si riconoscono dei maestri.

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