mercoledì 11 gennaio 2012

sabato, 24 luglio 2010

DIDONE

didoneIeri ho risistemato gli appunti su “Il tipo femmina” di Lou Andreas Salomé. Se ho ben capito, il nucleo del discorso è piuttosto vero. Sostiene che la felicità di una donna è una certa sensazione di compiutezza interiore, che deriva dall’aver saputo conquistare e  delimitare il proprio spazio inviolabile senza aver fatto ricorso né all’aggressività né ad atteggiamenti distruttivi.
Per illustrare questa condizione con una vicenda epica, Lou Andreas Salomé cita Didone, la regina di Cartagine, che in quanto tale ha molti falsi amici. Le viene data una pelle di vacca, affinchè mostri quanto si potrà estendere la sua città. La regina la taglia in tante strisce sottili e con esse delimita l’area più vasta possibile, attenta che il perimetro sia continuo e visibile.
Secondo la studiosa amica di Freud, di Nietzsche, di Rilke, questa non è una forma di auto segregazione o di aspirazione metafisica, ma una solidarietà d’essere con tutto l’esistente.
“Questo narciso femminile non vuole corrispondere al pronostico di una civiltà caratterizzata da un crescente oscuramento della felicità. Come se si trattasse di sempre più obliqui raggi di un antico splendore solare, verso sempre più diffuse ombre serali sul mondo che si spiritualizza. Un’unica immagine trova ancora accordo: l’immagine della pianta nella piena luce dell’ora meridiana, che getta verticalmente la sua ombra, ne viene protetta e guarda a essa come al più tenero riflesso del proprio essere, ombreggiandosi in esso, affinchè il grande incendio non la bruci prima che sia giunto il suo tempo”. 
venerdì, 23 luglio 2010

Se esiste il caso

van gogh
Osservando il disegno su una tazzina da caffè, in un bar nel quale un paio d’re fa sono entrata per caso, ho ricordato di aver sognato stanotte il quadro di Van Gogh che è conosciuto come “Caffè di notte (interno)”. Non ho mai visto dal vivo il dipinto, che si trova nella galleria d’arte dell’università di Yale, l’ho solo scelto in seconda superiore per un approfondimento di storia dell’arte sullo studio della costruzione prospettica, della luce e dei colori.
Mi manca la libertà di andare alle mostre, in questo periodo. Ma è davvero un caso singolare che abbia bevuto il caffè al bar, stamattina, insieme ai poveri e agli ubriachi del Café de L’Alcazar di Arles.
Mi capitano di queste casualità, le considero delle piccole conferme: voglion dire che ciò mi gira per la testa non è per niente lontano da ciò che mi può capitare al primo cambio di strada, e che non c’è niente di banale, o vuoto, nella quotidianità.
Queste fatalità, queste combinazioni, sono direttamente proporzionali a quanto una persona riesca a personalizzare il proprio tempo, probabilmente: quanta più parte di noi sta dentro ciò che facciamo, tanto più un pensiero ti domina, e lo vedi espresso dappertutto.
Ora ecco le parole di Vincent sul caffè di notte (in una delle lettere a Théo):
E’ quello che qui chiamano un “caffè di notte”… I malfattori notturni possono quindi rifugiarsi qui, quando non hanno di che pagarsi un alloggio o sono troppo ubriachi per esservi ammessi. Nel mio quadro “Caffè di notte” ho cercato di far capire che il caffè è un posto dove si può rovinarsi, impazzire, commettere dei delitti. Attraverso i contrasti di rosa tenero e di rosso sangue e vinaccia, di verde chiaro Luigi XV e Veronese, contrastanti con i verdi gialli e i verdi blu forti, il tutto in un’atmosfera di fornace infernale, di livido zolfo, ho cercato di esprimere la potenza tenebrosa di un’osteria ”.
mercoledì, 21 luglio 2010

... senz'ombra di ?!?

pBoaL’aspetto ulteriore da mettere in luce riguardo la tematica dell’Ombra è, chiaramente, la sua irriducibilità.
L’Ombra ci dimostra che non siamo onnipotenti e non possiamo sapere tutto, è la resistenza offerta dalla realtà, il limite alla comprensione e all’azione, tutto ciò che minaccia la consistenza dell’Io.
L’inconscio ha qualcosa di selvatico e indomito, e una parte di ciò che è fuori dalla coscienza rimane inassimilabile. Chi non accetta questo scarto, vive costantemente in tensione, senza voler assumere il paradossale, l’ambiguo, il minaccioso, il non familiare, che sono dati generalissimi della condizione umana.
Jung descrive questi maniaci del controllo anche con una punta d’ironia: “L’irritabilità, i cattivi umori e le esplosioni di affetti costituiscono i sintomi classici della virtù cronica”.
Augusto Romano sintetizza senza semplificare: “Nell’Ombra c’è tutto questo: energia, collegamento con l’origine, difficoltà di coordinamento con le regole della vita quotidiana, gioco e avventura, invenzione, possibilità, disordine, rischio della dismisura e del dissolvimento. E’ con questo possente spirito vitale, con questo guastafeste, con questo eversore involontario, con questo eroe della bricconata, con questa irritante mescolanza di divino e animale che occorre fare i conti, anche se saremo portati a vergognarcene come di un bambino non educato e a tentare di ridurlo al silenzio. Certo, non lo si può accettare così come si presenta, giacchè il destino dell’uomo sta proprio nella dialettica di coscienza-incoscienza, di natura e regola culturale; ma la tempo stesso non si può riconoscerlo e non dargli spazio, giacchè in definitiva è lui che rende possibile la continuazione della vita, sempre insidiata dall’astrattezza e dal legalismo. E’ dal rapporto con l’Ombra-trickster, e dal conflitto che esso comporta, che può iniziare la realizzazione autonoma dell’individuo.
L’Ombra è una forza ispiratrice che non ci lascerà in pace, come fa l’amore che spinge al di là, al di fuori, per fare esperienza di noi stessi come ancora non siamo: “Prendere sul serio un demone significa infatti impegnarsi fino in fondo in un compito che ha un significato essenziale per l’esistenza, e questo preoccupa e spaventa. Anche per questo la gente, malgrado lo spreco di retorica sentimentale, non gradisce innamorarsi. “Vedrai che ti passerà”, dicono gli amici commiseranti.
written by: Malfido time 14:35 | link | commenti
sections: 08-professioni, 14- letteratura arte opinioni
martedì, 20 luglio 2010

L'identificazione con l'Ombra

porta sul buioQuando Robert Louis Stevenson ha decretato la morte sia del Dr. Henry Jekyll sia di Mr. Edward Hyde era forse pressato dal moralismo vittoriano, che dentro di lui costantemente combatteva coi propri instinti più bassi ed egoisti. Oppure aveva già intuito che il progetto di scindere o addirittura amputare la propria Ombra è una forzatura, perchè impedisce ogni processo di autentica maturazione, dal momento che l’individuazione comincia appunto con la ricognizione dell’Ombra e prosegue con la sua integrazione.
L'altro enorme errore è l'identificazione con l'Ombra, dovuta al rifiuto di affrontare la propria parte immatura, oscura, o alla resa di fronte alla proiezione d'Ombra che gli altri hanno operato su di noi. Chi soggiace alla propria Ombra è chi formula profezie autoavverantesi in merito alla propria infelicità ed al proprio male di vivere. 
Un  uomo posseduto dalla propria Ombra inciampa costantemente nei suoi errori. Ogniqualvolta è possibile, egli preferirà fare un'impressione sfavorevole agli altri. A lungo andare la buona sorte è sempre contro di lui, poiché egli vive al di sotto del proprio livello e, nel migliore dei casi, raggiunge solo quello che non gli compete e non gli concerne. Se non c’è alcun ostacolo in cui inciampare, egli se ne costruirà uno apposta e poi crederà fermamente di aver fatto qualcosa di utile.
Dickens: era uno di quei tipi ai quali, se sfugge un panino imburrato di mano, esso cadrà sicuramente dalla parte del burro.
Chi si identifica con la propria Ombra ha un destino tragico. Ma è una tragicità statica, non dinamica: l’energia psichica è in lui bloccata o circola solo ai livelli inferiori e dinamizza soltanto le parti buie della personalità. Non ha ancora raggiunto il livello di conflitto, al contempo distruttivo e creativo, che è il senso ultimo del disagio nevrotico, la dialettica di valore e disvalore che è la matrice indispensabile della redentrice “funzione trascendente”

La proiezione d'Ombra

buioL'Ombra è una metafora che, nell'elaborazione di Jung, rimanda a tre generali definizioni: rappresenta gli aspetti non sviluppati della personalità (i difetti che riconosciamo di avere e non riusciamo a combattere, il potenziale che è in noi e non facciamo uscire), oppure l'insieme dei contenuti rimossi o repressi della nostra psiche e della nostra sfera emotiva, o anche una problematica più vasta, quella del male morale, che produce pochezza umana, intellettuale e relazionale.
Studiare l'Ombra significa studiare anche la sua proiezione: invece di riconoscere che l'Ombra è dentro di noi, la proiettiamo al di fuori e addosso agli altri. Questo produce gravi conseguenze sia per noi che la proiettiamo, sia per noi che riceviamo la proiezione.
Le qualità inferiori e inaccettabili, le immagini e i pensieri rimossi, le pulsioni ostacolate, le funzioni poco sviluppate e in generale tutti gli aspetti non coscientemente vissuti della psiche vengono proiettati con facilità su individui che per loro natura possono costellare tali proiezioni. Le profonde antipatie ingiustificate, le idiosincrasie più irrazionali, le “fughe” stizzose di fronte a un possibile incontro umano sono quasi sempre il frutto della proiezione dell’Ombra. La fenomenologia di un tale meccanismo è sterminata. D’altra parte la letteratura psicologica (e più ancora la narrativa di ogni età) ha fornito tali e tante esemplificazioni di questo tipo di proiezioni ed esso è così sperimentabile nella nostra vita quotidiana.
Il riconoscimento della proiezione avvenuta costituisce la via regia per la ricognizione della propria Ombra: una via più difficile e tormentosa di quanto sia legittimo supporre da un punto di vista puramente teorico.
Nel microgruppo rappresentato dalla famiglia il vero problema psicologico è costituito da chi riceve con particolare continuità una proiezione d’Ombra. Per chi fa la proiezione d’Ombra il problema consisterà nel riconoscere che le qualità inaccettabili attribuite al suo prossimo in realtà appartengono alla propria personalità. Il processo di ritiro della proiezione potrà essere senz’altro lungo e doloroso e si dovrà accettare-riconoscere l’Ombra proiettata. Dal punto di vista di chi riceve e sopporta una proiezione d’Ombra può verificarsi una vera e propria distorsione della personalità, la quale può comportare non solo profondo disagio psichico ma anche una vera e propria sindrome nevrotica.
Si pensi al nascosto ma gravissimo stato di violenza che la psichiatria sociale va individuando nella struttura familiare o in più vasti organismi come la scuola e l’ambiente sociale genericamente inteso come la realtà umana più prossima a un determinato individuo. Vi sono individui particolarmente deboli la cui Persona si struttura esattamente in conformità dell’ambiente sociale che li circonda. In casi di proiezioni d’Ombra ciò produce una distorsione che comporta un arresto del processo di maturazione e di individuazione. Essi non si identificano con la propria Ombra ma con l’Ombra che viene loro proiettata addosso.
Le proprie funzioni inferiori vengono allora assurdamente poste in luogo degli aspetti positivi della personalità e tale capovolgimento dei valori individuali non solo conduce a un’esistenza intimamente falsa ma a una sorta di atrofizzazione proprio delle  funzioni psichiche che più meriterebbero di essere esercitate e portate alla massima efficienza o al più completo sviluppo.
Così, per esempio, un giovane soggetto in cui prevalgono naturalmente le funzioni di intuizione e sentimento può essere costretto alla proiezione d’Ombra subita dall’ambiente sociale a vivere come se in lui prevalessero le funzioni di pensiero e sensazione. Ma laddove il pensiero non è destinato dalla natura a svolgere un ruolo di guida della personalità, è inevitabile che esso finisca per produrre non giudizi maturi e responsabili ma, al contrario, atteggiamenti intellettualistici, ragionamenti convenzionali e collettivi, paralogismi di ogni sorta più o meno camuffati da pensieri correnti (coerenti e responsabili). Anche i sentimentalismi al posto dei sentimenti sono uno degli aspetti inferiori della personalità.
Molte analisi devono cominciare appunto dal ridimensionamento della personalità secondo il vero rapporto individuale tra funzioni superiori e funzioni meno differenziate. Solo quando questo capovolgimento è avvenuto e pertanto solo quando il soggetto si è liberato dalla distorcente proiezione d’Ombra su di lui esercitata dall’esterno, egli sarà libero d’iniziare la ricognizione della sua vera Ombra e di incamminarsi sulla via dell’autentico processo d’individuazione.
M. Trevi, A. Romano, op. cit., (cfr. Sul problema dell'ombra nella psicologia analitica - Mario Trevi)
written by: Malfido time 13:23 | link | commenti
sections: 08-professioni, 14- letteratura arte opinioni
lunedì, 19 luglio 2010

Ein Traum

blinde_mutter_hiTra i contributi sulla fenomenologia dell'Ombra c'è il racconto di qualche sogno fatto da persone comuni, che fa pensare a Kafka, o al miglior cinema. Quello raccontato qui sotto è nel saggio "Ombra. Metafora e simbolo" di Mario Trevi, testo new entry della 2° edizione degli "Studi sull'ombra" con Augusto Romano.  
Un uomo di 35 anni sogna di dover cercare un assassino nascosto nella sua casa. L’assassino può occultarsi nelle soffitte o nelle cantine, conosce meglio di lui i ripostigli oscuri e silenziosi della casa, le tenebre protettrici di certi passaggi, le cavità anfrattuose che misteriosamente dilatano una dimora usuale a spazio roccioso, monte, caverna senza fine e senza principio. L’uomo si persuade che l’assassino non ci sia più. Ritorna al centro della casa e ha un’impressione di sicurezza e di certezza. Ne parla con un amico e si inorgoglisce di un’abilità di cui tuttavia non ha dato prova. L’amico, che è anche suo ospite, lo distrae con digressioni discorsive e con avventure periferiche e inutili. Poco per volta mostrerà di essere lui l’assassino cercato. Ma l’uomo sa che non può più nulla contro di lui. Non può stabilire né un conflitto né una tregua. Sa che l’amico lo paralizza e che detiene, ora, tutta la sua sicurezza e certezza. Si persuade che è lui, ora, a doversi nascondere, e scende, impaurito, nel buio protettivo dei luoghi nascosti. Si sorprende armato e pericoloso. Sa di essere ricercato come assassino.

Nessun commento:

Posta un commento