lunedì 9 gennaio 2012

La bellezza di New York secondo Kundera

empireIn Europa la bellezza è sempre stata premeditata. C’è sempre stata un’intenzione estetica e un progetto a lungo termine; ci sono voluti decenni per costruire, secondo del progetto, una cattedrale gotica o una città rinascimentale. La bellezza di New York ha una base completamente diversa. E’ una bellezza in intenzionale. E’ sorta senza intenzione da parte dell’uomo, un po’ come una grotta di stalattiti. Forme in sé brutte si trovano per caso, senza un piano, in ambienti così incredibili che di colpo brillano di una bellezza magica. […] Una bellezza in intenzionale. Sì. Si potrebbe anche definire: la bellezza per errore. Prima di scomparire definitivamente dal mondo, la bellezza esisterà ancora un poco per errore. La bellezza per errore è l’ultima fase della storia della bellezza.
L’insostenibile leggerezza… pp. 107-108
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sections: 07-città, 14- letteratura arte opinioni
venerdì, 02 settembre 2011

1° febbraio 2011

ponte di lodi
Riascoltando le registrazioni del microrecorder Philips, che uso coi DSA, rifaccio il percorso che il 1° febbraio 2001 due classi hanno fatto in città accompagnati da Francesco Cattaneo, direttore dell’Archivio Storico, per raccontare i protagonisti del Risorgimento Lodigiano. Gli appunti sono appunti, ma mi sembrano anche abbastanza in ordine.
[ Parentesi quadra:
Istituto Lodigiano per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea- ILSRECO, nuove proposte per tematiche legate alla giornata della memoria:
  • Idea della conferenza sul colonialismo in Libia: Centenario della guerra di Libia
    I campi di concentramento italiani- sono in realtà circa 190, (nel meridione c’erano campi di concentramento per rom e per gli slavi, alcuni sono stati recuperati alla memoria storica anche grazie a recenti studi)
  • Odio razziale dei nazisti verso gli slavi: dopo gli ebrei il maggior numero di vittime sono stati slavi –non censiti dettagliatamente perché la maggior parte erano prigionieri politici-
  • Campi di concentramento come attuazione di un moderno sfruttamento schiavistico del lavoro.]
Il Presidente dell’Istituto Nazionale Storia della Resistenza è oggi Oscar Luigi Scalfaro
  • INIZIO ITINERARIO: Castello, piazza Castello
Castello costruito nel medioevo, rimane nei secoli il caposaldo della difesa della città. I presidi militari sono sempre stati concentrati nel castello: 1515-1525 francesi / 1525-1706 spagnoli / 1706-1796 austriaci / 1796-1814-15 francesi (di Napoleone) / dal 1815 al 1859 ancora gli austriaci (Regno Lombardo-Veneto)/ 1859 annessione della Lombardia al Piemonte
Il Castello era anche il luogo dove venivano portati i prigionieri politici: il Conte Giorgio Barni nel 1848 veniva dalla famiglia nobiliare più importante di Lodi ed era un patriota. I Patrioti lodigiani erano nobili, borghesi e gente del popolo. Barni fu incarcerato e accusato di aver portato un gruppo di lodigiani verso Milano per aiutare i milanesi durante le 5 giornate nell’insurrezione contro Radetzky (capo dell’esercito occupante austriaco a Milano. La più grande personalità militare della parte meridionale dell’impero Asburgico. Feldmaresciallo che comandava a Milano un esercito di 20 mila soldati austriaci)
La ribellione dei milanesi contro gli austriaci nelle Cinque Giornate fu un’impresa straordinaria che in Europa non aveva realizzato nessuno - tranne il popolo parigino, anzi nemmeno quello: un popolo che si ribella a un esercito e lo sconfigge. Radetzky sconfitto e cacciato da Milano arriva a Lodi. Giorgio Barni, che aveva guidato qualche gruppo di patrioti verso Milano, venne quindi catturato e condannato a morte (doveva essere fucilato a Fontana). Il Vescovo ottenne per lui la grazia.
Al Castello venivano portati tutti i prigionieri politici, ad esempio anche gli insorti del 1848.
Cerchia di mura del Castello: la copertura del torrione e la merlatura non sono medievali, ma ricostruzioni. Il torrione è uno di quattro originari. Si trova nell’angolo a nordovest della città. dal castello fino all’Adda Lodi era acquitrinosa, ma dal castello fino a Porta Cremona era scoperta. Il Parco dell’isola Carolina era zona paludosa, incolta fino all’800. Carolina era la moglie dell’Imperatore d’Austria, nel 1832 l’imperatore annunciò una visita a Lodi. I lodigiani le offrirono la dedica di uno spazio pubblico, ma l’area non fu sistemata fino a dopo la metà del 900.
Le mura di Lodi:
Nel 1860 la ferrovia arriva a Lodi. Prima le città erano chiuse per ragioni difensive ed economiche. Ogni città murata era città daziaria. Lodi rimane una città daziaria fino al 1910 (ogni carico di merce che arrivava doveva pagare una tassa)
  • STATUA DI VITTORIO EMANUELE II, re dell’Unità d’Italia
Realizzata tra il 1882-1883 e posta nel 1883 a Lodi davanti al castello. Il re era morto nel 1878.
A Lodi non c’è una statua di Garibaldi perché invece di fargli un monumento la giunta di Lodi decise di costruire un asilo (Via Vistarini). Garibaldi “eroe dell’umanità” e si è pensato di dedicargli un’opera umanitaria.
Garibaldi venne a inaugurare il poligono di tiro di Lodi nel 1862. L’Unità d’Italia non è stata pacifica perciò fino ad un certo periodo i governanti dell’Italia unita hanno pensato di mantenere la Guardia Nazionale e di addestrare il popolo all’uso delle armi.
  • CORSO ARCHINTI, CASA TAXIS UND THUN
Famiglia nobile austriaca che aveva questo complesso che ora è proprietà del comune. Il 31 marzo 1848 da questo palazzo Carlo Alberto Re del Piemonte emanò un proclama agli italiani. Il 18 marzo 1848 i milanesi si ribellano. Dopo 5 giorni Radetzky e gli austriaci sono cacciati da Milano. I protagonisti delle Cinque Giornate sono giovani tra i 14 e i 18 anni. Quando Radetzky il 22-23 marzo abbandona Milano e viene a Lodi il Re Carlo Alberto si decide a dichiarare guerra all’Austria. Alla fine di marzo Carlo Alberto con le sue truppe passa il Ticino e il 30-31 marzo arriva a Lodi. Prepara due proclama “L’Italia sarà”, uno per le truppe e uno per il popolo, e da qui inizia la Prima Guerra d’Indipendenza.
All’interno dell’IMPERIALREGIO GINNASIO LICEO DI LODI (attuale Teatro alle Vigne) 4 professori del liceo ginnasio sono patrioti: Paolo Gorini, l’Abate Perabò, l’Abate Luigi Anelli e l’Abate Cesare Vignati
Insieme a loro ci sono studenti rivoluzionari. Tra loro Tito Speri, espulso dalle scuole bresciane perché troppo attivo come patriota, viene a studiare a Lodi con altri ragazzi bresciani. Questo gruppo di giovani insieme a ragazzi di Lodi si riuniva di sera nelle osterie per discutere di politica. Quando bevevano più del dovuto parlavano forte e cantavano canzoni a tema, perciò la polizia li aveva molto ben individuati. Nel 1848 anche Lodi ha la sua rivoluzione: quando Radetzky abbandona Lodi e si ritira nel quadrilatero Mantova- Peschiera-Verona-Legnago Lodi si dà un governo provvisorio rivoluzionario. Poi a Milano si farà un governo rivoluzionario provvisorio di Lombardia e l’Abate Luigi Anelli entrerà a farne parte come rappresentante della provincia di Lodi e Crema.
  • RESTYLING DELLA BIBLIOTECA LAUDENSE (PORTONE)
Accanto al nuovo portone si nota l’ingresso storico della biblioteca, risalente al 1791. La sede era parte del Convento dei Filippini, diventa una biblioteca pubblica sotto gli austriaci e poi anche sotto i francesi. I bibliotecari erano spesso personalità sensibili al sentimento nazionale, perciò storicamente in catalogo c’erano libri sul tema e la biblioteca ha “partecipato” alla formazione dei patrioti lodigiani.
  • CAVALLERIZZA, via Fanfulla
E’ opinione abbastanza comune tra gli storici che il Risorgimento Italiano ha inizio nel 1796 con la discesa di Napoleone, che portò le idee rivoluzionarie (l’idea stessa di nazione). Inizia a prendere forza l’idea di una nazione italiana, per il popolo italiano, libera dallo straniero.
Quando arriva in Italia Napoleone sopprime gli ordini monastici, tra i quali quello dei domenicani. Perciò, quella che adesso è l’ ex chiesa di San Domenico- adiacente al Convento dei Domenicani, divenne una cavallerizza per addestrare cavalli e cavalieri, togliendo arredi, altari e pavimento.
Napoleone contava molto sulla cavalleria e trasforma edifici (le chiese e i conventi sono quelli più grandi) in cavallerizze, per una ragione molto precisa: le mosse a sorpresa rapide sono il cardine della sua strategia militare. A Lodi c’era un'altra cavallerizza in fondo a via Indipendenza.
A Lodi c’erano molte caserme: si deduce che era una città importante dal punto di vista militare. Ad esempio nel 1600 gli spagnoli modificarono il sistema di mura perché c’erano nuove tecnologie di assalto e servivano mura più alte e più forti: rafforzarono Lodi per difendere meglio Milano.
Altre cavallerizze belle da visitare si trovano a Piacenza, lungo Stradone Farnese, vicino a Sant’Agostino, e a
Reggio Emilia, vicino al Teatro Regio.
  • Lapide presso il PONTE DI LODI
Dettata dallo storico lodigiano Giovanni Agnelli nel 1896 in occasione del primo centenario della Battaglia del Ponte di Lodi. Gli Austriaci scappavano dal Po, il loro capo, il Belga vallone Beaulieu, li fece schierare lungo l’Adda tra Cassano e Lodi distribuendoli e indebolendo la forza del suo esercito. Napoleone risalì velocemente da Piacenza fino a Lodi, facendo attraversare ai suoi 30 mila soldati il Po in piena durante la notte tra il 7 e l’8 del 1796 di maggio. Il 10 maggio i francesi arrivano a Lodi entrando a Porta Cremona (le mura non servivano più come struttura difensiva). Gli austriaci li aspettavano dall’altra parte dell’Adda. Il ponte di allora, più a sud di quello attuale, era di legno, largo 8 metri e lungo 300 metri fatto di 44 campate segnate da piloni di legno. La battaglia vinta da Napoleone fu l’inizio del mito di Napoleone.
il 10 giugno 1859 gli austriaci sconfitti a Melegnano dal generale francese Mac Mahon, scappano attraversando il ponte di Lodi e lo incendiano. Avevano già provato a invendiarlo nel 1848 ritirandosi ma il popolo glielo aveva impedito. Lodi rimane senza ponte fino al 1864.
Lapide: IL 10 MAGGIO 1796 NAPOLEONE BONAPARTE PORTANDO DI DUE SECOLI IL FATO QUI LANCIAVA LA FULMINEA COLONNA CONTRO IL CORPO DI BEAULIEU E LO SBARAGLIAVA.
QUI IL 10 GIUGNO 1859 LODI ESULTANTE PER LO SCOSSO SERVAGGIO ATTRAVERSO IL NEMBO E LE FIAMME CHE INVOLAVANO LO STORICO PONTE VIDE IN ROTTA DILEGUARSI L’ULTIMA FALANGE DELL’ESERCITO AUSTRIACO
N.B. Napoleone si chiamava Buonaparte, cambiò il cognome in Bonaparte perché suonava più francese.
- CORTILE DEL LICEO VERRI
All’origine era il convento delle suore benedettine. Soppresso come convento e dal 1815 al 1859, col regno Lombardo-Veneto era la sede della Provincia di Lodi e Crema. La Provincia di Lodi e Crema durò fino alla fine della Seconda Guerra d’Indipendenza: con l’annessione della Lombardia al Piemonte venne soppressa per effetto della Legge Rattazzi (che regolava comuni e province in Piemonte).
Provincia di Lodi: storia precedente
La prima istituzione della provincia di Lodi risale in realtà agli Asburgo, e durò dal 1786 al 1796 (ANNO DELLA DISCESA DI NAPOLEONE che sopprime la Provincia di Lodi)
Provincia di Lodi storia successiva
Nelle attuali funzioni la Provincia istituita in 3 tappe nel 1990-1992-1995
Il cortile del Verri fu disegnato da PELLEGRINO TIBALDI, grande architetto Italiano del 1500. Alla corte di Filippo II, l’ESCORIAL, il luogo dove si ritirò Filippo II figlio di Carlo V Imperatore, ci sono molti affreschi di PELLEGRINO TIBALDI. PELLEGRINO TIBALDI ARCHITETTO E PITTORE era artista della Controriforma Cattolica, prediletto da San Carlo Borromeo, vescovo di Milano. A Lodi Tibaldi realizzò la Chiesa di San Cristoforo, chiesa modello del nuovo tipo di chiesa voluta dal Concilio di Trento (l’evento della storia della chiesa che avvia la Controriforma)
LAPIDE A TITO SPERI 1953 (CENTENARIO DELLA MORTE DI TITO SPERI, IMPICCATO DAGLI AUSTRIACI NEL 1853)
A TITO SPERI CHE NELL’ANSIOSA VIGILIA DEL RISORGIMENTO IN QUESTIO LICEO TEMPRò L’ANIMO GENEROSO IL COMUNE DI LODI CONSACRA
  • MONUMENTO A PAOLO GORINI, Piazza Ospitale
Gorini era un pavese che insegnava matematica e fisica al liceo ginnasio comunale di Lodi. Era diventato orfano molto presto, suo padre era morto investito da una carrozza. Gorini era stato cresciuto da un ingegnere di Brescia che era rimasto implicato nei moti mazziniani di Milano ed era stato ucciso dagli austriaci. La sua formazione è dunque già patriottica e nazionalista. Nel liceo di Lodi incontra i 3 abati che la pensano come lui. Entra nel comitato clandestino che parteciperà al governo provvisorio di Lodi. Gorini diceva di non poter combattere per colpa di una debolezza polmonare conseguente ad un bagno nel Ticino, nel quale si era tuffato d’inverno sconvolto da una delusione amorosa.
E’ bello leggere le NOTE AZZURRE di Carlo Dossi su Paolo Gorini.
Gorini su dedica nel 1844-46 alla pietrificazione dei cadaveri. [Aggiunta al Museo Gorini una nuova ala coi Reperti di Mombello (esperimenti di pietrificazione sui pazzi di Mombello mentre erano vivi)]. Ad un certo punto dei suoi studi va all’estero. Scrive da Parigi a Cesare Vignati: non ha fortuna come scienziato nella grande città, che per lui è troppo incasinata, rumorosa e illuminata.
Nel 1848 Gorini fa il suggeritore di strategie militari. Quando Carlo Alberto viene sconfitto e fa ritorno in Piemonte, Lodi torna agli Austriaci. Gorini suggerisce di minare tutte le strade di accesso alla città e con un comando elettrico unico di far scoppiare le mine mentre passa l’esercito. Viene preso per matto. Decenni dopo si farà così.
Gorini poi inizia a fare esperimenti sulla vulcanologia, a Lodi come a Torino.
Successivamente si dedica alla cremazione dei morti: io vi dissolverò in una nube di luce e di calore.
Non smette di imbalsamare: imbalsama Giuseppe Rovani, scrittore, autore di un romanzo di 1500 pagine sui 100 anni della storia di Milano tra il 1750 e il 1850, e poi imbalsama Mazzini.
La mummia di Mazzini è visibile in una teca a Staglieno (Genova). Mazzini muore a Pisa. Per qualche giorno i mazziniani discutono se imbalsamarlo o no, poi gli mandano il telegramma e lui deve scendere a Pisa. L’imbalsamazione non gli riesce tanto bene e viene criticato perché la mummia è verdognola. Risponde che sta meglio coi morti che coi vivi. Sostiene che solo personaggi importanti per la storia dell’umanità debbano essere imbalsamati, altrimenti i morti sopravanzerebbero i vivi. Decide per sé di essere cremato (aveva provveduto lui al primo crematorio lodigiano).
giovedì, 01 settembre 2011

La voce del vuoto sotto di noi

Copia di nikon07 588 A proposito di sogni: come molti altri, anch’io sogno spessissimo di cadere in seguito a una vertigine, di essere inadeguata e, inspiegabilmente, compiaciuta di esserlo, di palesare in maniera difficile da difendere ogni più piccola, più ridicola, debolezza. Sono gli stessi sogni nei quali ci si espone a rischi assurdi, che ci derivano anche dalle persone che amiamo e abbiamo accanto, e che a volte vediamo persino svolgersi, mentre ne siamo i protagonisti e le vittime.
Nel tempo ho osservato che questi sogni compaiono quando mi sento debole, quando ho paura, oppure sono stanca. In genere si dice, ma lo dico con parole mie, che i sogni di paura servono anche come allenamento, per accumulare esperienza di reazioni ed emozioni che nella vita reale sono piuttosto complicate da gestire. Oppure, da qualche parte ho letto che sognare di attraversare pericoli serve a ricordarci che possiamo farcela, e che ce la faremo.
Comunque, io continuo a lasciare che sia la narrativa ad illuminarmi…
Chi tende continuamente “verso l’alto” deve aspettarsi prima o poi di essere colto dalla vertigine. Che cos’è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura. […]
Si erano creati a vicenda un inferno, pur volendosi bene. Il fatto che si volevano bene era la dimostrazione che l’errore non era in loro stessi, nel loro comportamento o nel loro sentimento labile, bensì nella loro incompatibilità, poiché lui era forte e lei debole. […]
Ma è proprio il debole che deve saper essere forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter fare del male al debole. […]
Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancora più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
Cfr. L’insostenibile leggerezza…. p. 66-82
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mercoledì, 31 agosto 2011

vs. Freud

Quei sogni non solo erano eloquenti, erano anche belli. Questo è un aspetto che è sfuggito a Freud nella sua teoria dei sogni. Il sogno non è soltanto una comunicazione (magari una comunicazione cifrata), ma è anche un’attività estetica, un gioco dell’immaginazione, che è di per sé un valore. Il sogno è la prova che immaginare, sognare ciò che non è accaduto, è tra i più profondi bisogni dell’uomo. Qui sta la radice del perfido pericolo del sogno. Se il sogno non fosse bello, sarebbe possibile dimenticarlo in fretta.
L’insostenibile leggerezza dell’essere, p. 65
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sections: 14- letteratura arte opinioni
martedì, 30 agosto 2011
Munch%20-%20MadonnaPer inclinazione e per attitudine imparo di più da un romanzo o un racconto che da un compendio di psicologia, e di un articolo letto stamane ricordo la provocazione: ma perché una lettura freudiana di Shakespeare? Perché non fare piuttosto una lettura shakespeariana di Freud?
Quando entra nell’intimità profonda di un personaggio, un romanzo è spesso più chiaro e descrittivo, nel coglierne la complessità, e nell’affidarla al pubblico, attraverso calmi e rispettosi tentativi che si susseguono, di qualunque altra narrazione, sia quella prettamente scientifica, che deve porre di necessità confini netti tra le cose, sia quella divulgativa di altro tipo, come, ad esempio i film, che si snodano attraverso immagini e fotogrammi.
Se si tiene conto in particolare, ed io lo faccio per ovvie ragioni, delle circostanze che descrivano i passaggi e gli intrichi psico-emotivi che accomunano le donne alle prime esperienze, difficile non attribuire alla pagina scritta una delicatezza e un’evocatività difficilmente raggiungibili da altre rappresentazioni.
Ad esempio, la purezza, l’ingenuità di Tereza, sono tracciate fino a delineare la sua sensualità:
Non era un gemito, non era un lamento, era proprio un grido. Gridò così forte che Tomáš allontanò la testa dal suo viso, come se quella voce lì accanto al suo orecchio dovesse rompergli il timpano. Quel grido non era un’espressione di sensualità. La sensualità è la mobilitazione massima dei sensi: si osserva intensamente l’altro e si ascolta ogni suo suono. Il grido di Tereza voleva invece oscurare i sensi perché non vedessero e non sentissero. Ciò che gridava in lei era l’ingenuo idealismo del suo amore che voleva essere l’abolizione di tutti i contrasti, abolizione della dualità di anima e corpo, e forse anche abolizione del tempo.
L’insostenibile leggerezza dell’essere, p. 61
written by: Malfido time 18:02 | link | commenti
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lunedì, 29 agosto 2011

Elogio delle coincidenze

farfLa nostra vita quotidiana è bombardata da coincidenze o, per meglio dire, da incontri fortuiti tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze. Una co-incidenza significa che due avvenimenti inattesi avvengono contemporaneamente, si incontrano: Tomáš compare nel ristorante proprio mentre la radio suona Beethoven. La stragrande maggioranza di queste coincidenze passa del tutto inosservata. Se al tavolo del ristorante al posto di Tomášsi fosse seduto il macellaio dell’angolo, Tereza non avrebbe notato che la radio suonava Beethoven (sebbene anche l’incontro di Beethoven e di un macellaio sia una coincidenza ugualmente degna di interesse). L’amore nascente ha acceso in lei il senso della bellezza, e quella musica lei non la dimenticherà più. Ogni volta che la sentirà sarà commossa. Tutto ciò che accadrà intorno a lei in quell’istante, apparirà nell’alone di quella musica e sarà bello.
All’inizio del romanzo che Tereza teneva sotto il braccio quando era arrivata da Tomáš, Annaincontra Vronksij in strane circostanze. Sono sul marciapiede di una stazione dove poco prima qualcuno è finito sotto un treno. Alla fine del romanzo sarà Anna a gettarsi sotto un treno. Questa composizione simmetrica, nella quale un identico motivo appare all’inizio e alla fine, può sembrarvi molto “romanzesca”. Si, sono d’accordo, ma a condizione che la parola “romanzesca” non la intendiate come “inventata”, “artificiale”, “diversa dalla vita”. Perché proprio in questo modo sono costruite le vite umane.
Sono costruite come una composizione musicale. L’uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale (la musica di Beethoven, una morte alla stazione) in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata. Anna avrebbe potuto togliersi la vita in maniera diversa. Ma il motivo della stazione e della morte, quel motivo indimenticabile legato alla nascita dell’amore, nel momento della disperazione l’aveva attratta con la sua cupa bellezza. L’uomo senza saperlo compone la propria vita secondo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento.
Non si può quindi rimproverare al romanzo di essere affascinato dai misteriosi incontri di coincidenze […] ma si può a ragione rimproverare all’uomo di essere cieco davanti a simili coincidenze nella vita di ogni giorno, e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza.
pp. 58-60

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