martedì 10 gennaio 2012

lunedì, 17 gennaio 2011

Yes, we Ken

ken
Mi sono fidanzato e mi costringono a rivelarlo...
written by: Malfido time 15:30 | link | commenti (2)
sections: 09-personaggi famosi
domenica, 16 gennaio 2011

Educazione musicale

rosso fiorentinoPer la terza volta ieri sera Giuseppe Albanese mi ha esaltato, passando da Schumann, a Bartok e a Liszt.

Solo che ogni tanto, confesso, mi sono distratta, colpa del tight. O come quando i suoi riccioli biondi mi hanno ricordato l'Angelo Musicante di Rosso Fiorentino, che però abbraccia un mandolino, non suona il pianoforte.

A me piacerebbe saper gustare la musica classica in maniera meno ignorante, ma purtroppo nessuno ci ha educati (quando parlo di maleducazione uso sempre il plurale). Le occasioni di maturazione logica ed espressivo-comunicativa attraverso l'approccio alla musica sono sfruttate male nella scuola media, che è per molti l'unico contesto di formazione di competenze in questo ambito.

E da lì in poi so che ad esempio ci si laurea in Germanistica senza che nessun esame preveda una parte di storia della musica. E che in Italia ai concerti vanno solo gli anziani, non capisco perchè.

Rozzi o edotti, se si va ad un concerto si riesce ad individuare la ripresa di un tema iniziale, un finale allucinato o un brano vivace. Però magari nel programma di sala potrebbero descrivere di più l'aspetto narrativo delle parti, altrimenti succede che ad un certo punto il vicino di poltrona, che è sempre quello che la sa lunga, si gira e dice: "Sente come rende la sonorità degli strumenti popolari?" "Sente? In questo punto San Francesco di Paola sta attraversando lo stretto di Messina sul suo mantello steso sulle acque".

Trovo svilente che ci siano 60 righe per descrivere la carriera di un solista e meno della metà per descrivere il programma che propone. Posso stimarlo al massimo anche senza sapere esattamente quanti paesi ha toccato o quanti premi ha meritato. Va do già ad ascoltarlo ogni volta che posso.

E comunque mi chiedo perchè ai concerti di musica classica non si possa essere più didascalici. Ricordo il violinista Enzo Porta che introduceva ogni brano con cenni precisi e con aneddoti, e pure ci diceva quale effetto tecnico avremmo dovuto cercare nell'ascolto per cogliere la specificità di un periodo o di un autore. Di solito in quel punto impugnava il violino ed eseguiva una frase, affinchè tutti, prima di iniziare, fossero pronti a cogliere un dettaglio.

Qualcosa di meno preciso, ma comunque di molto coinvolgente, ha fatto Uto Ughi, che quando è venuto in città per suonare coi suoi in una chiesa medievale che lo ha molto colpito, ha trattato il pubblico (nemmeno pagante) come persone alla pari, con le quali gli piaceva parlare. Per questa ragione il Maestro è indimenticabile.

Infine devo dire che detesto ferocemente che si possano utilizzare brani famosissimi per le pubblicità, le suonerie dei telefonini o come sottofondo nei ristoranti chic. L'associazione tra Liszt e le pellicce fatte nella città dove ho studiato parte involontaria, ed è una banalizzazione crudele del genio. Sono proprio una bestia.
venerdì, 14 gennaio 2011

Unter den Linden

nikon07 329
Ho letto qualche ora fa che Enzo Bianchi ha piantato filari di tigli in segno di speranza. Ottima idea, dato che i tigli sono alberi molto longevi.

Gli alberi ci insegnano che non dobbiamo aver paura del tempo. Questa è l'altra faccia della speranza proposta da Enzo Bianchi.

Piantare alberi è un bel modo per guardare avanti nel tempo e, come racconta anche qualche saggio detto, serve pure ad immaginare se stessi nel mondo a venire.

A proposito di simboli e metafore... Coltivare è un'azione ancora più promettente di piantare, perchè piantare significa eventualmente anche smettere di fare qualcosa, o di avere a che fare con qualcuno.

Pur senza aver letto questa cosa dei tigli di Bose, oggi ragionavo sull'analogia tra la cura delle piante e quella dei rapporti interpersonali.

Può esserci qualcuno che ricevendo una pianta la mette nell'unico angolo dove gli sembra che quella possa stare: altro posto non c'è, lì non ingombra ed è un bell'ornamento. Ma, trascurando di esporla prima di tutto alla sua luce migliore, stare a vedere quanto potrà crescere, durare e irrobustirsi è tutta questione di fortuna. Alla stessa maniera alcuni considerano amici o altro come  piante ornamentali, pieni e vuoti che si incastrano bene con le loro architetture personali.

Dedicarsi alle relazioni mettendole nella loro luce migliore, tenendole, come direbbe Rilke, a quella distanza che le rende commuoventi e piene di valore, non è da tutti. Ci vuole un culto personale.

Non si tengono un albero o una pianta dando loro quantità casuali e accidentali di luce, acqua e nutrimento. Bisogna voltare la terra, strappare l'erba quando soffoca, e, se si tratta di verdura o frutta, non dimenticare di coglierle quando sono pronte, quando sono mature. Mio papà si sente in colpa quando, per qualche ragione, non ce la fa a stare dietro all'orto o ai fiori, sa che a questo genere di mancanze bisogna rimediare, altrimenti ne va del suo, del suo tempo, della sua fatica e dei suoi sacrifici. E anche delle sue speranze e del suo futuro.

Alcune specie fanno di tutto per resistere e richiedere poche cure, ma, si sa, bisogna sempre stare a vedere.

Nel mio vademecum da filosofo-giardiniere comunque sta scritto di non gettare nessun legame alle ortiche, e che i rapporti tra la gente generalmente non sono piante dure a morire, capaci di aspettare in eterno una goccia di pioggia, o l'estinzione dei parassiti. Come coi pomodori, le orchidee, i rampicanti, le zucche e tutto il resto, ciò che si vuole che maturi, perchè lo si possa un bel giorno odorare e gustare, dev'essere sostenuto.
giovedì, 13 gennaio 2011

Dreams are my reality the only kind of real fantasy...

studiolo
Stanotte ho sognato di accorgermi improvvisamente, guardando il volante mentre guidavo, di aver perso il pollice della mano sinistra. Negli ultimi 10 minuti ho cercato su internet quali significati sono attribuibili a questo particolare.

Ecco che cosa esce fuori riguardo l'amputazione onirica di un dito:
- Il lato sinistro rappresenta il cuore, la sfera dei sentimenti.
- Il lato sinistro rappresenta il legame col passato.
- La mano sinistra indica che in me vincono la creatività, l’anticonformismo e la ricerca evolutiva nel senso più ampio.
- La mano sinistra è una previsione di ostacoli o addirittura pericoli.
- L'amputazione è la liberazione da un fardello.
- Il dito non sanguina quindi qualunque cosa sia non mi ha colpito nel profondo.
- Se io sogno di schiacciarmi il dito, quello invece è il mio sogno nel cassetto.
Poi mi sono ricordata che Enrico mentre andavamo a lezione in macchina mi ha raccontato di un uomo senza dita di una mano che mentre guidava l'auto ha dato un tremendo pugno in faccia alla fidanzata. Adesso sì che mi si chiarisce l'esperienza onirica...
Parentesi quadra: un sito in cui mi sono imbattuta spiegava le implicazioni psicologiche della stitichezza nei termini di dolore della perdita e della separazione: no comment!
Molti vedono le cose così come sono e si domandano il perchè. Io sogno di cose che non sono mai state e mi domando perchè NO!

G.B. Shaw
 
written by: Malfido time 19:27 | link | commenti (5)
sections: 10-azioni
mercoledì, 12 gennaio 2011

DociliTree

Copia di DSCN1621Brecht parlava cogli elementi naturali, dalle varie poesie che ha scritto sembra lo facesse soprattutto la mattina, insieme allo sforzo di spalancare gli occhi sul circostante. Dà del Lei all’albero Griehn per rispetto delle convenzioni e per rispettosa distanza dalla sua grandezza.  Gli alberi hanno una naturale saggezza da combattenti, e l'osservatore della poesia la concede loro tutta: comprendono che nella tempesta resiste davvero solo chi impara a piegarsi per non spezzarsi.
 
Discorso mattutino all’albero Griehn

1.
Griehn, io devo pregarLa di scusarmi.
Stanotte non riuscivo a prendere sonno perché così forte era il clamore nella tempesta.
Quando guardai fuori, notai che Lei vacillava
come una scimmia ubriaca. Io l’ho anche detto.

2.
Oggi il sole giallo splende nei Suoi rami nudi.
Lei seguita a scuotere qualche lacrima, Griehn.
Ma Lei ora sa quello che Lei vale.
Lei ha combattuto la battagli più aspra della Sua vita.
Gli avvoltoi si sono interessati di Lei.
E ora io so: solo grazie alla sua inesorabile docilità Lei oggi sta ancora in piedi.

3.
Di fronte al Suo successo, oggi penso:
Non è stata una sciocchezza venire su così alto
fra casermoni d’affitto, su così alto, Griehn,
che la tempesta ha su di Lei solo il potere di questa notte. 

In the counTree

vailetti2Alla mostra dedicata ai Vailetti nello spazio BPL era difficilissimo stabilire quale fosse l’albero più bello. Però, a distanza di un po’ di tempo, il mio primo pensiero va ad un olio su cartone di Santino che ritraeva una marcita nella campagna lodigiana degli anni sessanta (non è quello qui sopra però, che è di Giuseppe). In questo quadro largo meno di mezzo metro confinano due file di alberi. L'immagine, che come un libro si legge da sinistra a destra, nei dettagli è così: la fila di alberi di sinistra è perfetta: ogni esemplare ha le medesime dimensioni, è diritto, è cresciuto ad una distanza regolare dagli altri. Gli alberi di fronte, invece, sono molto irregolari, ognuno è storto in modo diverso. Essi creano un certo disordine, che è genuino, sincero, e che il pittore guarda senza noia, anzi in una maniera così penetrante, che ricordo di aver detto “com’è emotivo questo quadro”, immaginando le due file di alberi impegnate in un continuo, mai banale colloquio.
Il primo post “forestale” è dedicato alla breve carriera di Santino Vailetti e alla dispersione delle sue opere nel nostro territorio. 

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