martedì 10 gennaio 2012

giovedì, 24 marzo 2011
adolescentiRudy e io eravamo sempre più amici. Sebbene diversissimi per età, altezza, modo di pensare e comportamenti, le nostre divergenze, anziché allontanarci, ci davano la misura di quanto ci volessimo bene. Io lo aiutavo a fare chiarezza nelle sue idee confuse, lui mi proteggeva dalle zuffe con la sua statura e soprattutto con la sua reputazione di pessimo soggetto. “Non se ne può cavare niente” ripetevano i professori. “Mai incontrato uno zuccone simile.” L’impermeabilità di Rudy all’istruzione riempiva noialtri di ammirazione. Da noi gli insegnanti riuscivano sempre a “cavare qualcosa”, il che svelava la nostra natura vile, corrotta e aperta al compromesso in maniera sospetta. Da Rudy non ottenevano niente. Somaro perfetto, puro, intaccabile, integro, Rudy opponeva loro una resistenza assoluta. Diventava l’eroe di un’altra guerra, quella degli studenti contro i professori. Le sanzioni disciplinari si abbattevano talmente spesso su di lui che la sua testa arruffata e spettinata ne guadagnava un’onorificenza supplementare: l’aureola del martire. Un pomeriggio che era chiuso in punizione, mentre gli passavo dalla finestra un pezzo di pane rubato, gli domandai perché, sebbene punito, rimanesse così tranquillo, inamovibile e ostinatamente refrattario ad apprendere. Lui si aprì.
“Siamo sette, in famiglia: cinque fratelli più i genitori. Tutti intellettuali tranne me. Mio padre è avvocato, mia madre è una rinomata pianista che dà concerti con le orchestre più famose, i miei fratelli e le mie sorelle tutti laureati a vent’anni. Dei cervelloni… tutti arrestati! Messi su un camion e portati via! Credevano che non sarebbe mai potuto succedere, per questo non si erano nascosti: persone così intelligenti, così rispettabili… A me, mi ha salvato il fatto che non mi trovavo né a scuola né a casa, ero in giro per strada. Scampato perché andavo a zonzo… Capisci bene che per me, studiare…”
Eric-Emmanuel Schmitt, Il bambino di Noè, p. 81s. 
written by: Malfido time 19:54 | link | commenti
sections: 08-professioni, 14- letteratura arte opinioni
spank3
Cresce anche in Italia il fenomeno del coaching...
Che bello, pensavo, si viaggia in pullman e si riducono inquinamento e costi. Invece non avevo capito: si parlava di consulenza alla persona... Ah, counselling, ho pensato... No, coaching, è diverso. Qualcuno ci allena, ci fa vedere, ci spiega. Che cosa? Come valorizzare i colleghi dentro un'azienda, come abbinare la giacca e la camicia, come raggiungere con meno tempo e fatica i propri obiettivi.
Dicono che se il coach è una donna, è meglio. E' più motivante... Grazie, che soddisfazione, ho sempre sognato di fare il mister.
Ma sapere che c'è gente che paga
un estraneo, ad un'età indefinita, per dare finalmente retta  ai consigli che sicuramente già prima un genitore, un fratello, un amico,  un catechista , un allenatore, un istruttore di scuola guida, una commessa o persino un collega ci avevano dato mi fa nascere qualche perplessità.
written by: Malfido time 13:17 | link | commenti (1)
sections: 08-professioni
mercoledì, 23 marzo 2011

Flash news

schielekrumanE' di 10 minuti fa la notizia che saranno tolti i previsti rincari al biglietto del cinema, che dal prossimo luglio sarebbe dovuto costare 1€ in più.

Mi trova d'accordo questa mossa, dato che vado al cinema 3 volte al mese, se non 4 o 5.

Va da sè che questo aggiustamento vuole controbilanciare in anticipo la mobilitazione contro i tagli alla cultura che coinvolgerà nel prossimo finesettimana musei, teatri e cinema.

In tema di tagli alla cultura da molti giorni ho voglia di leggere il nuovo libro di Gian Antonio Stella che riguarda appunto la gestione dei Beni Culturali nel nostro paese.

Riporta molte cronache di fatti legati al degrado di siti archeologici, turistici e paesaggistici che il mondo c'invidia.

E, sopra a tutto, è sostenuto da una tesi di fondo: l'Italia possiede l'80% del patrimonio artistico mondiale, più migliaia di km di coste affacciate al Mediterraneo.

Non è petrolio, ma vale di più. Difficile per qualunque altro paese fare concorrenza a noi su questo connubio tra cultura e natura.

Eppure da noi l'economia si basa ancora sul mattone. E' la politica dell'edilizia, una politica degli anni '50, che soltanto da noi ha un ruolo così centrale nel bilancio economico del paese.

Se invece da noi l'economia si basasse sul sostegno e lo sfruttamento dei Beni Culturali non sarebbe meglio?

Difficile immaginare che proiettando l'80% del patrimonio artistico mondiale in un piano di sviluppo economico questo abbia margini ridotti, soprattutto considerando la facilità degli spostamenti -reali e anche virtuali- a disposizione dei cittadini del mondo attuale.

E invece ossessioniamo i trentenni di oggi, con poco lavoro e costretti alla mobilità, col mito della casa di proprietà.

La domanda che rimane aperta è: a chi giova questa fissa per il mattone? Probabilmente a quelle costellazioni di famiglie di costruttori edili che hanno una buona partecipazione mafiosa.
written by: Malfido time 14:27 | link | commenti
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Questioni primaverili

Titti e SilvestroIl gatto domestico è ancora un predatore identico al leone.

Uccide più passerotti pettirossi e cardellini dello smog e delle pale eoliche.

La notizia è, per certi aspetti, anche preoccupante: l'aumento dei gatti di casa, come li chiamava Gobbolino (mille punti a chi conosce Gobbolino) e il permanere del loro istinto predatorio determina, per alcuni uccellini comuni, addirittura il rischio di estinzione, qui in Pianura Padana.

Posso comunque testimoniare che vittime preferite del gatto restano però sempre i topi, le lucertole e le cavallette, perchè si muovono a scatti e costringono alle accelerazioni che i gatti adorano.

Rispetto ai gatti, invece, tutti i cani hanno perso qualcosa dell'istinto a cacciare, per colpa della vita domestica. Troppo sazi e distratti da palline e gente in bicicletta che passa davanti al cancello di casa, non sanno più chi,  e quanto a lungo rincorrere.

A casa mia si preservano le leggi di natura con qualche piccolo accorgimento: il mangime dei polli nutre stormi di passeri fino a farli diventare palline. Nel frattempo la presenza di Mora, e la sua vivacissima inclinazione a fare dispetti ai gatti, limitano di molto la boria dei felini di casa.
written by: Malfido time 08:53 | link | commenti (2)
sections: 03-animali
lunedì, 21 marzo 2011
Copia di portulaccheOggi Concetto mi ha esposto, tra le altre cose, i suoi recenti studi di estetica. Perciò sono tornata a casa per mettermi a cercare qualcosa sul "desiderio triangolare" di René Girard. Studiare estetica in mezz'ora di internet vale proprio poco, ma voglio subito provare a condividere un discorso che antropologicamente, anche con un approccio superficiale, pare estremamente interessante. Nel frattempo invidio (parola tematica) il mio amico per l'occasione di preparare un esame di estetica in mezzo alle altre cose sublimi, talvolta anche infime, della vita.
Dunque, gli assunti che per ora ho capito sono questi. La struttura profonda dell'uomo e le sue relazioni cogli altri ci dicono che il desiderio non è una linea retta che va spontaneamente da un individuo all'oggetto del suo desiderio con l'idea di affermare, raggiungendolo, il proprio sè. Il desiderio è piuttosto una struttura triangolare. Ognuno di noi ha infatti un proprio ideale, un proprio modello, e desidera ciò che desidera colui che ha preso come modello. Avere un eroe, un idolo serve a pensarsi diverso da ciò che si è, e, per cambiare, per crescere, per migliorare, lo si fa oggetto della propria imitazione.
Quando il modello da imitare è lontano dall'esperienza di chi lo imita, non nasce alcun tipo di rivalità.Ma se l'uomo desidera sempre secondo il desiderio dell'altro, e quell'altro è suo fratello o suo padre, nasce un meccanismo di conflitto e di competizione che talvolta apre anche alla violenza reciproca. Può  perciò l'uomo sottrarsi alla necessità della competizione, allo scontro per la sopraffazione?
D'altra parte, il desiderio triangolare che "attualizza" i modelli assumendone le aspirazioni può motivare e spiegare la trasmissione culturale, l'istruzione, l'educazione, la socializzazione e la sopravvivenza delle culture.
Come porsi dunque di fronte alla logica dello scontro? Devo chiederlo a Concetto... 
schiele schreibtisch
Intervistato da un gruppo di alunni che fa teatro a scuola -parlo di un progetto del 1999- Marco Paolini testimonia idee piuttosto condivisibili.
Sulla libertà di parola esprime questo: oggi non ci sono inquisitori ma ci sono inquinatori che minano la libertà di silenzio.
La libertà di silenzio non è per gli abulici, per gli ignoranti o per chi ha difficoltà con le parole, ci si riferisce a ben altro.
Azzardo, ma penso che in tutti i dialetti la saggezza popolare dia infatti questo fondamentale consiglio: prima di parlare, taci. Vale a dire: parla solo di ciò che conosci, e, nei confronti di ciò che sai e che non sai, poniti come una persona seria.
Paolini aggiunge che esser eventualmente pessimisti non c'entra con l'essere scettici, perchè lo scetticismo porta a tirarsi fuori dai problemi.
In questo senso ho sempre in mente le parole di Pasolini agli universitari: non bisogna applaudire o disapprovare, ma abituarsi a dibattere i problemi veramente, non formalmente, accettando la sottigliezza sgradevole dei dubbi che accompagnano le opinioni.
In anticipo persino sullo stupore dei suoi interlocutori, Paolini sosteneva appunto già cinquant'anni or sono che non esiste oggi un problema di assenza di libertà, ma di difficoltà di esercitare la libertà di scelta.
Quali sono i condizionamenti moderni? Far fatica a usare con moderazione giornali e telegiornali, per dirla ad esempio con Andrea Zanzotto, e, nel frattempo, non aver tempo di leggere un libro.

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