lunedì 9 gennaio 2012

Modernità liquida: Spazio/Tempo

ojLa tesi di Bauman è che, nella nuova fase liquida della modernità, la società, come realtà solida, non esiste più.
L’ultimo residuo delle antiche utopie di buona società è l’ingresso in una comunità. L’utopia dell’armonia si è così realisticamente ridotta all’ambito del proprio vicinato. L’assioma “la comunità è il luogo dove tutti ci conoscono” comporta per noi due conseguenze: non possiamo sgarrare e non siamo costretti a temere l’altro. Ci sentiamo sicuri perché postuliamo le buone intenzioni dell’altro. Non a caso, il business della sicurezza privata cresce intorno al principio della difesa della comunità.
L’insegna della “buona creanza” protegge le persone le une dalle altre consentendo loro di godere della reciproca compagnia. Si indossa una maschera che ci permette una socievolezza pura che ci isola.
Le città odierne sono piene di SPAZI PUBBLICI: sale da concerto o da esibizione, stazioni turistiche, luoghi di attività sportive, centri commerciali e caffetterie. Tutti questi spazi pubblici sono luoghi di consumo, e offrono ciò che nessuna “realtà esterna” può dare: un equilibrio pressoché perfetto tra libertà e sicurezza; il confortevole sentimento di appartenenza; la rassicurante impressione di fare parte di una comunità.
Bauman pensa ad una serie di domande, per stabilire se gli odierni spazi pubblici possano essere definiti spazi civili: sono presenti in un luogo, ma ne fanno parte? Servono ai cittadini o ai consumatori? Trasformano i residenti in consumatori? Servono ad intrattenere rapporti sociali oppure sono solo luoghi di consumo collettivo dove ogni individuo consuma la sua esperienza? Stimolano l’inter-azione o solo l’azione?
La forza di attrazione dei luoghi pubblici, che nelle intenzioni dovrebbero ricreare una dimensione di comunità, è il sentimento di essere quanto più uguali possibile, di pensare e fare le stesse cose.
La comunità, questo tipo di comunità, è una scorciatoia verso un’aggregazione fatta di pura e semplice uguaglianza, che non è problematica e non richiede alcuno sforzo o vigilanza. Naturalmente questo tipo di aggregazione non si verifica quasi mai nella vita reale.
L’immagine della comunità, il mito della solidarietà, sono rituali di purificazione. La solidarietà è l’ambito che fa condividere motivi, richiami, mezzi, fini, valori, comportamenti.
Secondo Lévi-Strauss le strategie per risolvere il problema della diversità altrui sono due. La prima è antropoemica, cioè si realizza “vomitando”, sputando fuori gli altri. Il contatto fisico, il dialogo, i rapporti sociali sono evitati, quando non vietati. Questa modalità si riflette dentro la separazione spaziale, la ghettizzazione, l’incarcerazione, la deportazione, l’eliminazione fisica. La seconda è antropofagia, consiste nell’ “ingerire, divorare” gli estranei, in modo da renderli, attraverso il metabolismo, assimilati a noi. Tale sistema si vede quando ci viene in mente di fare crociate culturali contro culti e costumi altrui.
Le strategie “emica” e “fagica” sono causate dall’assenza di spazi civili dentro gli spazi pubblici. Gli spazi civili, dove ad essere rilevante è il grado di interazione, sono ormai ritenuti superflui. In effetti gli spazi pubblici, ma non civili, sono quelli che ci permettono di non avere niente a che fare con gli estranei.
Ulteriori variazioni al sistema dello spazio sono i non-luoghi e i luoghi vuoti. I primi sono i luoghi privi di espressioni simboliche di identità, di relazioni e di storia, quali le stazioni, gli alberghi, gli aeroporti, le autostrade e i mezzi pubblici. I luoghi vuoti invece sono i luoghi malfamati, in cui non ci si addentra, e in cui la vista di un altro essere umano ci farebbe sentire vulnerabili, a disagio, spaventati.
La paura dell’estraneo cresce nella misura in cui le comunità etniche si sono completamente isolate.
L’incapacità di far fronte all’irritante pluralità degli esseri umani infatti si perpetua e si rafforza da sé: l’uniformità, la monotonia e la ripetitività comunitaria vengono da sé, quanto il progetto di sfuggire alle differenze.
La capacità di vivere con le differenze, di apprezzare tale modo di vivere, e trarne benefici, è una dote che invece non si acquista facilmente.
Via via che la spinta all’uniformità si fa più intensa, cresce di pari passo la percezione di terrore per “gli estranei alle porte”.
I timori legati all’identità e alla sua difesa dalla contaminazione rendono l’idea di interessi comuni, e, in particolare, di interessi comuni negoziati, sempre meno probabile e praticabile, sempre più fantasiosa.
Il venir meno dell’ideale di un destino comune ha rafforzato il fascino della cultura come ETNICITA’. Essa è diventata un modo legittimo di scavarsi una nicchia, nella società, uno spazio separato e difendibile.
L’etnicità, tra tutte le identità immaginabili, è quella che crea più omogeneità.
L’etnicità è una risposta razionale alla reale crisi dello spazio pubblico-civile.
La modernità come storia del tempo
In passato il concetto di “lontano” equivaleva a “molto tempo”. Nel presente, nel pensiero e nella prassi umana, spazio e tempo possono essere manipolati, e si sono dunque disgiunti e allontanati.
Il tempo e lo spazio sono diventati strumenti di conquista, subordinati all’ingegno e alle capacità tecniche dell’uomo. Chi domina il tempo arriva prima e conquista lo spazio. Lo spazio è il valore e il tempo lo strumento.
Il rapporto tra lo spazio e il tempo è diventato mutevole e dinamico.
Nell’epoca della conquista territoriale e dell’espansione spaziale la fabbrica fordista aveva dei tempi fissi, cristallizzati, per la realizzazione di un progetto. Nell’epoca moderna “leggera”, quella delle carriere, il percorso è modellato da pressioni coordinate di spazio e tempo. Le forme organizzative più elastiche sono quelle in grado di seguire la corrente. Chi ha le mani libere domina chi ha le mani legate.
Tutti i valori sono preziosi nella misura in cui vengono acquisiti rinunciando ad altri valori; è la strada da fare per conseguire certe cose che porta a considerarle di valore. Sono gli ostacoli che occorre negoziare lungo la strada della loro acquisizione che rende i valori preziosi.
Nella dinamica per cui in zero tempo si raggiunge qualunque luogo e posizione, i valori non diventano preziosi.
La distanza temporale che separa la fine dall’inizio va assottigliandosi o svanendo del tutto. Ci sono solo “momenti”, punti senza dimensione.
Il tempo delle fabbriche gigantesche, che una volta erano testimonianza del potere dei loro proprietari, è finito: oggi sono presagio di sconfitta nella prossima tornata di accelerazione, e dunque indicano impotenza.
L’uomo odierno differisce da suo padre in quanto vive un presente che vuole dimenticare il passato e non sembra più credere nel futuro. Ma la memoria del passato e la fiducia nel futuro sono stati fino a oggi i due pilastri su cui hanno poggiato i ponti culturali e morali tra fugacità e durabilità, mortalità umana e immortalità delle azioni umane nonchè tra assunzione di responsabilità e filosofia del carpe diem.

Cfr. op. cit., pp. 99-147
written by: Malfido time 16:09 | link | commenti
sections: 14- letteratura arte opinioni

Il villaggio di cartone

Copia di DSCN0749Schiele_Hauser-mit-Wasche-550Schiele_Hauser-mit-Wasche-550Schiele_Hauser-mit-Wasche-550Schiele_Hauser-mit-Wasche-550Ho prestato attenzione a qualche anticipazione sull'ultimo film di Ermanno Olmi "Il villaggio di cartone". Ne ho visto anche qualche scena. Ad esempio quella in cui un vecchio parroco, che dà asilo ad alcuni clandestini in una chiesa, così risponde a chi gli dice che nasconderli è pericoloso: "Quando la carità è un rischio, quello è il momento della carità".
written by: Malfido time 08:17 | link | commenti
sections: 06-paesi, 09-personaggi famosi
giovedì, 06 ottobre 2011
daliPer la terza volta ho incontrato Don Andrea Gallo, e mi ha lasciato anche una dedica sul suo recentissimo libro "Sono venuto per servire". Potrei senz'altro definire una sincronicità junghiana il suo essere passato di qui proprio nei giorni in cui più spesso leggevo, riflettevo e parlavo di spiritualità.
La simpatia, l'affabilità, la disponibilità, la forza di Don Gallo credo si esprimano nel suo non aver alcun timore nell'andare incontro alle persone. Per più di due ore è rimasto in piedi, a parlare, lucidamente, contento di esserci per potersi mettere in discussione, e poi, fuori, ha trovato spunti per dialogare con tutti, dico tutti, quelli che gli si sono avvicinati.

Di me ha apprezzato l'entusiasmo. Me lo ricorderò.
Io di lui, religioso e fedele alla sua Chiesa, apprezzo enormemente il rispetto della laicità.
Tutti abbiamo una responsabilità, siamo in un mare in tempesta. Ma come si fa a restare a bordo senza una bussola? La mia risposta è: noi una bussola in Italia ce l’abbiamo eccome, ed è la Costituzione - Quindi su la testa!
da Di sana e robusta costituzione
E poi, ci metto una riflessione sul senso della preghiera:
E allora la persona, la donna, l'uomo, il giovane, la giovane, cercano di entrare in contatto con Dio, e così nascono le preghiere: ci sono anche delle formule prefissate, ma la vera preghiera è soprattutto l’espressione che viene dal profondo del cuore. La preghiera è un’esigenza: direi che la sintesi di questo è lo “slogan” lanciato dal nostro San Benedetto –tra l’altro patrono d’Europa- nel 600 dopo Cristo: “Ora et labora”.
Il che vuol dire: la preghiera non ti impedirà di lavorare, insieme a tutti gli altri uomini, per far crescere la città a misura umana.
daLe preghiere di un utopista
written by: Malfido time 13:08 | link | commenti (2)
sections: 08-professioni

Central Park, tempi che corrono

alice central park
Ora, qui, per restare nello stesso posto devi correre più velocemente che puoi. Se poi vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte ancora più veloce.

Lewis Carrol
written by: Malfido time 12:10 | link | commenti
sections: 09-personaggi famosi

Modernità liquida: individualità

ken
Gli incubi ricorrenti, una cinquantina di anni fa. erano quelli di un mondo rigidamente controllato, dove la libertà individuale fosse ridotta a finzione e la popolazione addestrata ad ubbidire, a seguire routine prestabilite.

Queste funeste visioni erano focalizzate in due romanzi: Il mondo nuovo di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell.

Dentro questi scenari una piccola élite manovrava tutti i fili mentre la popolazione disinteressata era incapace di vedere ciò che stava accadendo.
L’incubo è dunque un mondo che abbia reso inimmaginabile qualsiasi alternativa.
Per impostare il suo ragionamento sull’identità liquida, caratteristica fondante della nuova società fluido-moderna, Bauman distingue due sistemi, il capitalismo pesante e il capitalismo leggero. Il primo è riferito al sistema politico-economico precedente alla modernità liquida. Il secondo ne fornisce l’impianto, i presupposti, la concezione.
CAPITALISMO PESANTE CAPITALISMO LEGGERO
Modello: successo del Fordismo:
-industrializzazione
-accumulazione
-capitalizzazione
Il più grande successo d’ingegneria sociale orientata all’ordine mai ottenuto fino a oggi
Corrisponde alla FASE SOLIDA
MASSICCIA
IMMOBILE
RADICATA
della società moderna
La fabbrica legava CAPITALE
MANAGEMENT
LAVORO
Il problema di questo sistema è sempre stato quello di conoscere i MEZZI
Modello: società fluido-moderna:
Tocca all’individuo scoprire cosa è capace di fare, portare al limite le proprie capacità e scegliere i fii che gli diano soddisfazione.
In questo sistema i MEZZI non richiedono riflessione. Non c’è niente di predeterminato o irrevocabile.
Il problema di questo sistema è CONSIDERARE e DECIDERE a quale dei molti fini ragionevolmente perseguibili DARE PRIORITA’.
Il mondo è diventato un contenitore ricolmo di innumerevoli opportunità ancora da inseguire o già sfumate.
Perché le possibilità restino infinite, a nessuno è consentito pietrificarsi in una realtà perenne.
Siamo dunque condannati a un CONTINUO DIVENIRE che è lontano dall’ESSERE.
Condanna all’INCOMPLETEZZA
INDETERMINAZIONE

NIENTE E’ FATTO PER DURARE
L’individuo utilizza i propri mezzi per raggiungere fini che non sono rotte sicure.
NESSUN APPRODO PUO’ ESSERE DEFINITIVO
E’ DUNQUE POSSIBILE NON SBAGLIARE MAI
MA E’ IMPOSSIBILE ESSERE CERTI DI ESSERE NEL GIUSTO
NIENTE DISTINGUE UNA MOSSA COME MIGLIORE DI UN’ALTRA, L’UNICO TRUCCO E’ AVERE PIU’ MOSSE POSSIBILI.
Mondo dei LEADER
cioè DELL’AUTORITA’.

I LEADER sono
-dispensatori di leggi
-progettisti
-supervisori

Propongono
-modalità decise
-fini determinati
In questo sistema l’autorità
sa la verità
perciò comanda
e custodisce la verità
I LEADER
chiedono e ottengono obbedienza e disciplina
usano il pronome NOI
agiscono da intermediari tra il bene individuale e il bene di tutti, tra preoccupazioni individuali e questioni pubbliche
Mondo degli INDIVIDUI
cioè mondo basato su un numero altissimo di autorità, dove nessuno ha l’ultima parola.
MA: numerose autorità è una contraddizione in termini.
E’ PER GENTILE CONCESSIONE DI CHI SCEGLIE CHE UN’AUTORITA’ POTENZIALE DIVENTA REALE.
LE autorità SI INGRAZIANO
TENTANO
SEDUCONO chi le sceglie.

La figura emergente è quella dei CONSULENTI assunti e licenziati, che SI INTERESSANO SOLO DEL BENE DI CHI LI ASSUME.
TENTARE DI RISOLVERE I PROBLEMI ALTRUI RENDE DIPENDENTI.
Nel mondo degli individui c’è molto più bisogno di esempi che di autorità.
L’aspettativa è quella di imparare qualcosa di utile.
Nel mondo liquido la società non esiste. Tutto, felicità e dolore, dipendono dall’individuo.
Nella modernità fluida l’audacia, la capacità, il coraggio del singolo sono ciò su cui si può contare. Dunque è d’importanza vitale sapere come si comportano gli altri nelle mie stesse condizioni.
Ecco perciò spiegato l’enorme vantaggio del talk-show, basati sull’esternazione pubblica di questioni (verosimilmente) private.
I talk-show legittimano il pubblico dibattito sugli affari privati.
La sfera pubblica si ridefinisce in quanto palcoscenico sul quale vengono rappresentate opere private ma aperte al pubblico.
“L’interesse pubblico” è il dovere di recitare tali commedie in pubblico e il diritto di quest’ultimo di assistere alla rappresentazione.
La conseguenza è la fine della politica intesa come attività incaricata di convertire i problemi privati in questioni pubbliche (e viceversa).
Infatti i problemi privati non si trasformano in questioni pubbliche per il semplice fatto di essere esternati in pubblico. L’unico risultato che si ha è che tutti gli altri problemi spariscano dall’agenda pubblica.
Quelle che oggi si ha fretta di chiamare “questioni pubbliche” sono solo problemi privati di figure pubbliche.
La politica democratica si fonda su una domanda che riguarda QUANTO SIA UTILE O DANNOSO IL MODO IN CUI LE FIGURE PUBBLICHE ESERCITANO I LORO DOVERI PUBBLICI PER IL BENESSERE E LA PROSPERITA’ DEI CITTADINI.
Cercare esempi, non leader, vuol dire attendersi che le persone sotto i riflettori mostrino come vengono risolte “le cose che contano”.
Siamo in un contesto in cui gli individui si sentono dire che tutto quanto non va nelle loro vite dipende da errori e colpe da loro commessi e va raddrizzato con i loro mezzi e sforzi.
Non contano i motivi della notorietà: stare sotto i riflettori è un modo di essere acquisito per diritto, condiviso in egual misura da star del cinema, campioni sportivi e uomini di governo. Le persone famose hanno, come dire, il dovere pubblico di confessarsi a uso e consumo dell’opinione pubblica.
L’unica “questione pubblica” rimasta, l’unico oggetto di pubblico interesse, è il modo in cui le singole persone definiscono individualmente i loro problemi e tentano di risolverli sviluppando le proprie capacità e risorse.
DAL BISOGNO AL DESIDERIO, DAL DESIDERIO AL CAPRICCIO
La ricerca di un esempio, un consiglio e una guida crea assuefazione: più lo si fa, più se ne avverte il bisogno e tanto più infelici ci si sente allorchè si entra in crisi di astinenza. In quanto strumento per spegnere la sete, tutte le forme di assuefazione sono autodistruttive, poiché cancellano la possibilità di sentirsi un giorno soddisfatti.
Qualunque ricetta, e qualunque benessere, non durano a lungo perché nel mondo dei consumatori le possibilità sono infinite e illimitato il numero di obiettivi in offerta.
L’unico obiettivo incontestato e incontestabile è il desiderio. In questo discorso rientra il paradigma dello shopping: l’avida e infinita ricerca di nuovi e migliori esempi e ricette di vita è la ricerca dei mezzi necessari per guadagnarci da vivere, elencati come in una lista della spesa.
Shopping dei mezzi per convincere i datori di lavoro
del tipo di immagine che ci piacerebbe avere
dei modi per far credere agli altri che siamo ciò che appariamo
per far nuovi amici e liberarci dei vecchi
per godere al massimo dell’amore
per attirare l’attenzione
per guadagnare denaro
per impiegare il tempo
L’odierno consumismo non è più incentrato sul soddisfacimento dei bisogni, bensì sul desiderio evasivo e capriccioso, che rimane insaziabile perchè ha se stesso come oggetto costante. Il desiderio su cui si concentra il consumismo è basato sulla liberazione di capricciose fantasie.
Nel mondo solido l’esigenza era soddisfare un bisogno, ad esempio, la salute. Nel mondo liquido il desiderio è la conformità, dal quale, ad esempio, la mania per il fitness.
Bauman analizza anche il fenomeno dello shopping compulsivo nei termini di un’ardua lotta contro un’acuta, snervante incertezza, contro uno sgradevole paralizzante sentimento di insicurezza. Le persone della nostra epoca soffrono perché sono incapaci di possedere appieno il mondo: dietro a cosa corrono? Da che cosa fuggono?
L’opera d’arte che desideriamo plasmare dalla friabile materia della vita si chiama IDENTITA’, un’immagine sfocata di armonia, logica, coerenza, cose di cui il flusso della nostra esperienza sembra privo.
La ricerca dell’identità è appunto la lotta per la solidità, per solidificare ciò che è diventato fluido, arrestare il flusso, dare forma all’informe.
Ci aggrappiamo a cose che promettono di durare, sono tangibili, sembrano solide.
Dal’esterno le identità sembrano fissate, solide. Dall’interno della propria esperienza l’identità appare fragile, vulnerabile, e costantemente lacerata da forze disgreganti.
L’identità vissuta, frutto di esperienza, può essere tenuta insieme solo con il collante della fantasia.
La moda sembra la soluzione ideale perchè non è più debole, ma neanche più forte, delle fantasie. Non a caso, forse, l’abito è l’elemento chiave per rivelare la vera identità della principessa

La vita sugli schermi prevarica e spoglia di qualsiasi attrattiva la vita vissuta. Definisce gli standard della realtà e della sua valutazione.
Nel mondo post moderno tutte le distinzioni diventano fluide. I confini si dissolvono e tutto può tranquillamente apparire esattamente uguale al suo opposto.
La libertà di prendere e lasciare significa anche immunità dalle conseguenze di scelte sbagliate.

Cfr. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, cit., pp. 50-98
written by: Malfido time 11:59 | link | commenti
sections: 14- letteratura arte opinioni
sabato, 01 ottobre 2011
solitude[O]ltre a viaggiare con poco bagaglio e a essere gentili, amichevoli e ospitali nei confronti degli estranei che incontrano sulla loro strada, i nomadi devono stare costantemente in guardia, ricordare che i loro accampamenti sono vulnerabili, privi di mura o di trincee in grado di fermare l’invasore. Soprattutto, i nomadi, nel loro sforzo di sopravvivere nel mondo dei nomadi, devono abituarsi a uno stato di continuo disorientamento, a viaggiare su strade di cui si ignora direzione e lunghezza, senza quasi mai poter guardare al di là del prossimo incrocio; devono concentrare tutta la propria attenzione su quel piccolo pezzo di strada da compiere prima dell’imbrunire.

Cfr. Z. Bauman, Sullo scrivere: sullo scrivere di sociologia
in: Modernità liquida, pp.239-256

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