martedì 10 gennaio 2012

lunedì, 29 novembre 2010

Con o senza cattedra

 
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Recupero dal blog della cara MT un mio contributo di più di due anni fa...

Ogni persona che miri ad accrescere l’area delle libertà comuni è un ottimo pedagogista e una buona ragione per fare l’insegnante è che molti uomini di pensiero che si reputano grandi hanno fatto gli insegnanti, oppure tuttora lo sono. Parlo di insegnanti veri e propri, con esperienza quotidiana e proficua di scuola. Uno di questi è senz’altro Pier Paolo Pasolini, alla cui passione pedagogica Enzo Golino ha dedicato un testo uscito dalla Bompiani che io ho riempito di sottolineature e appunti. Perché non un romanzo o un film o testo teatrale o una poesia per studiare il pensiero di Pier Paolo Pasolini? Perché la sua fissazione pedagogica è uno dei pilastri conoscitivi del suo intero sistema letterario. Golino chiama Pasolini un maestro “naturale” che definisce l’educazione “forse il più alto ed umile compito affidato alla nostra generazione”. Già nel 1947 scrive articoli sui quotidiani parlando insistentemente di scuola ed in particolare di una scuola “senza feticci”, primi fra tutti gli insegnanti. Intende dunque una polemica contro il professore convenzionale, ma non contro il professore severo. Ce l’ha piuttosto coi professori-macchiette, che hanno come unico strumento per umanizzarsi un linguaggio quasi da caserma. Secondo il suo ideale l’insegnante deve mostrarsi con tutta la propria umanità immediata e quasi informe, manovrare con astuzia il proprio entusiasmo, inserire nei propri discorsi sfumature rischiose ed emozionanti, “esclamativi segreti”. Da qui lievita un pacato tono di rivelazione dove però il rapporto attivo e reciproco con l’insegnante non è per il discente un fine ma un mezzo. Infatti le cose “eterne” non sono quelle imparate a memoria ma quelle che più somigliano alle vocazioni che sono dentro i ragazzi e i bambini, per esempio quelle che si rivelano e si presentano loro mentre giocano: la passione a creare, la curiosità, l’impulso ad impadronirsi…
Pasolini già a 26 anni, nel 1948, sosteneva che lo studio della poesia è strettamente complementare a quello della grammatica e della sintassi. La poesia studiata a scuola contribuisce ad una “coscienza linguistica”, dove ad ogni approfondimento sentimentale, a ogni scoperta interiore corrisponde un approfondimento e una scoperta linguistica, e viceversa. L’operazione poetica pedagogica permette di passare da un ordine verbale ad un ordine sentimentale, e realizza sempre anche la funzione opposta.

Il mondo salvato dai ragazzini

Copia di DSCN0749In occasione di un qualche anniversario relativo ad Elsa Morante leggo sul web un bellissimo studio di Laura Pacelli, che già dalla prima pagina cita un pensiero Morantiano-Pasoliniano che non va mai dimenticato.

«…Nessuno conosce veramente un altro, se non lo ama. Ciascuno di tutti gli altri, è conosciuto solo da chi lo ama. E ciascuno di tutti gli uomini e le donne, ciascuno è straordinario, è un universo favoloso, è, in fondo, senza colpa, innocente. Ma solo chi lo ama lo sa».
venerdì, 26 novembre 2010

Unheimliche Jugendliche

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Uno dei saggi, difficili e indispensabili, da leggere e conoscere per chi ha a che fare cogli adolescenti, è L’ospite inquietante, del professor Umberto Galimberti. Riguarda il tema del nichilismo tra i giovani, cioè la loro abulia, che rispecchia l’assenza di senso, l’implosione, la delusione di cui soffrono.
Questo fenomeno deriva, secondo il filosofo e psicologo dell’Università di Venezia, da un problema culturale e non esistenziale. Tra i 15 e i 30 anni l’essere umano sperimenta il massimo della propria forza biologica, e la natura lo invita a progettare, ideare, generare. Ma viviamo, in realtà, per il momento, dentro un’ epoca crepuscolare, che è trascinata dal potenziamento afinalizzato della tecnica, la quale si perfeziona secondo una razionalità puramente pratico-scientifica, capace di mettere in secondo piano qualunque valore di altra natura. Lo sviluppo della tecnica è giunto infatti a tal punto che le nostre giovani generazioni –noi- sono –siamo- passati dalla prospettiva di un futuro come promessa all’idea di un futuro come minaccia, cioè alla sottile percezione di non avere, forse, un futuro.
L’arte del vivere, dicono la filosofia e le scienze umane, cioè ciò che serve a giustificare l’esistenza, risiede in noi stessi. Siamo chiamati a riconoscere le nostre effettive capacità, ad esplicitarle, affinchè esse possano fiorire secondo misura.
Eppure, purtroppo, in una cultura, in un periodo storico, che prescindono dai giovani, li tralasciano, questa esplosione è, in realtà, un’implosione: gli adolescenti non trovano, nella realtà che hanno sotto i loro occhi, mete realistiche, prospettive credibili, speranze capaci di attivare le forze che hanno dentro. Quindi diventano “nichilisti”: anticipano la delusione per non averla di fronte.
In quest’analisi, con la quale non si può che essere d’accordo, il professor Galimberti va giù molto pesante con la scuola e coi professori, colpevoli di molti errori, descritti, tra l’altro, benissimo (sono pugni in faccia agli insegnanti, altroché, per questo dico che è dura leggere una certa parte del libro). Ma non è questo ciò di cui mi interessa scrivere oggi (sarà per domani o per la prossima settimana).
Come si produce dunque “l’ospite inquietante”?
Nell’adolescente non si verifica più quel passaggio naturale dalla libido narcisistica, che investe sull’amore di sé, alla libido oggettuale, che investe sugli altri e sul mondo.
Senza questo passaggio si corre il rischio di indurre i ragazzi a crescere e a studiare con finalità utilitaristiche, impostando un’educazione che mira solo alla sopravvivenza, con conseguente affievolirsi dei legami emotivi e sociali.
La mancanza di un futuro come promessa priva genitori e insegnanti dell’autorità di indicare la strada. Tra adolescenti e adulti si instaura allora un rapporto contrattualistico, per effetto del quale genitori e insegnanti si sentono continuamente tenuti a giustificare le loro scelte nei confronti del giovane, che accetta o meno ciò che gi viene proposto in un rapporto egualitario. Ma la relazione tra giovani e adulti non è simmetrica, e trattare l’adolescente come un proprio pari significa non contenerlo, e soprattutto lasciarlo solo di fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva.
Quando i sintomi del disagio si fanno evidenti, l’atteggiamento dei genitori e degli insegnanti oscilla tra la coercizione dura –che può avere senso quando le promesse del futuro sono garantite- e la seduzione di tipo commerciale, di cui la cultura consumistica che si va diffondendo è un invito.
Ma anche i giovani di oggi, come nel mito di Edipo, hanno bisogno di uccidere simbolicamente il padre. Sperimentare i limiti della società, esplorare la loro potenza, fa parte dei riti di passaggio dell’adolescenza. Il vero e proprio scontro col padre non può avvenire laddove i rapporti famigliari hanno carattere molle o contrattuale, e scarseggiano non dico soltanto l’autorità, ma una riconoscibile autorevolezza. Perciò il terreno di uno scontro vero, dove esercitare la pars destruens, diventano magari il quartiere, lo stadio, la città.
[Avanti nel libro il professore illustrerà benissimo che anche la scuola fallisce, più spesso di quanto creda, nel costituire per i giovani un principio di autorità-autorevolezza, e nell’offrire agli adolescenti significativi terreni di confronto].
Nella società del futuro come minaccia del nulla, le manifestazioni psicopatologiche del disagio dei giovani ostacolano l’integrazione sociale, l’acquisizione del’apprendimento, l’investimento nei progetti come qualcosa di connesso a un desiderio profondo (che è l’aspirazione a desiderare la vita, dice Galimberti).
Inoltre le passioni tristi e il fatalismo hanno un certo fascino, come la retorica della disperazione: spessissimo ci accorgiamo che i ragazzi assaporano l’attesa del peggio.
Ma è pur vero che le passioni tristi sono una costruzione, un modo di interpretare la realtà, non la realtà stessa, che ha ancora in serbo delle risorse, se solo non ci facciamo prendere dall’insicurezza, che sembra, paradossalmente, l’unica cosa certa che ci sia rimasta.
La nostra epoca non crede più che l’uomo possa cambiare ogni cosa secondo il suo volere. Ma l’incertezza che ne deriva non deve farci massicciamente aderire ad un discorso di tipo paranoico, dove tutti sentiamo di doverci difendere, come fossimo continuamente minacciati. Se si considera unicamente di dover sopravvivere e si pensa solo a proteggersi, la società si sente libera dai principi e dai divieti e, per effetto di questa libertà, la barbarie è alle porte.
La strada non è quella di credere di poter totalmente estirpare l’insicurezza: sarebbe un altro delirio d’onnipotenza, come quella di risolvere uno per uno i problemi dell’uomo sviluppando la tecnica.
La vera strada è quella della costruzione di legami affettivi e di solidarietà capaci di spingere le persone fuori dall’isolamento nel quale la società tende a rinchiuderle, in nome degli ideali individualistici che si vanno paurosamente diffondendo.
Cfr. Umberto Galimberti, L’ospite inquietante – Il nichilismo tra i giovani, Feltrinelli, 2007, pp. 11-30.

Formato famiglia

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Una nuova stima dell'ISTAT c'informa che da poco le famiglie in formato a 3 sono di più delle famiglie in formato a 4. Da sempre si dice che essere figli unici ha dei vantaggi e degli svantaggi, probabilmente è vero: ci sono giovani individui particolarmente creativi e autonomi anche perchè sono cresciuti senza fratelli, e figli unici viziati e capricciosi.
Quando mi immaginavo a trent'anni, come adesso, e di anni ne avevo la metà, progettavo di avere 6 figli. Per ora, né io né mia sorella ne abbiamo, ma c'è tempo, credo.
Sicuramente a nessuno dispiace aver condiviso l'infanzia con un fratello o una sorella, ed aver attraversato le successive fasi attraverso ripetuti fenomeni di attrazione-repulsione, secondo un sistema forse proprio analogo ai meccanismi delle cariche elettriche.
"Mio fratello è figlio unico" canta Rino. Vuol dire che si cresce e un fratello o una sorella diventano soprattutto un'altra persona, non quella che ci aiuta-ci rompe-ci spia-ci spiana la strada. Succede perchè l'amore diventa adulto: hai bisogno di tuo fratello o di tua sorella semplicemente perchè quella persona esiste, e non credi più che lei esista perchè tu ne hai bisogno, per qualsiasi ragione, anche la più strana. Magari capita come a noi due sisters: stessi studi, stessa altezza, pressochè stessa voce, da qualche tempo anche simile taglio di capelli, e poi diverse. Soprattutto diverse nel modo di amare le stesse cose, nell'avere le stesse idee, nel passare il tempo. A ben guardare due persone si somigliano sempre abbastanza poco, come l'occhio destro e l'occhio sinistro.
Il fratello di Rino nella canzone è un tipo sfortunato: deriso, malpagato, sottomesso, dimagrito... E' uno di quei fratelli in cui riconoscere gli ultimi del mondo. Già, rifletto che anche Gesù era figlio unico.
 
martedì, 23 novembre 2010

Elenco di alcuni pensieri delle donne che lavorano

Copia di DSCN2041(legge Susanna Camusso, segretario generale della Cgil)
  1. Io sono l'invisibile. Durante la notte o all'alba, pulisco il luogo dove lavorerai.
  2. Curo la vita e la morte, mi chiamano badante, sono prigioniera di un permesso di soggiorno
  3. Ho firmato un foglio di dimissioni in bianco. Previene la gravidanza
  4. Cerco lavoro. Meglio nascondere laurea e master, giuro di non avere specializzazioni
  5. Corro a casa, ma la pizza con il mio capo era  necessaria per la carriera
  6. Guardo la fabbrica e so che il mio lavoro è andato in Serbia
  7. Invento, ricerco. Aspetto un biglietto aereo per l'estero..
  8. Curo, accudisco, lavo, stiro e tanto altro: chissà se è  un lavoro...
  9. Sono nata nel sud, posso scegliere tra obbedire o emigrare
  10. Avevo un lavoro, poi hanno abolito il tempo pieno a scuola
  11. Rispondo a un annuncio di lavoro: sarò abbastanza carina? E abbastanza giovane?
  12. Passo le ore ad una cassa, sorrido. Ma non era domenica?
  13. Quanti asili si possono fare con i soldi del Ponte sullo stretto di Messina?
  14. Sono un dottore. Non sono un primario
  15. Quando lavoro produco lavoro, potete spiegarlo  a economisti e governanti?
  16. Ho inventato nuove professioni
  17. Ho conquistato le otto ore
  18. Ho conquistato il tempo del matrimonio, della maternità, dell'allattamento
  19. Ho conquistato il diritto di sentirmi uguale nel lavoro,  restando differente
  20. Felice il giorno in cui non dovrò conquistare niente di più, staranno meglio anche gli uomini. 

Corrado Guzzanti a "Vieni via con me"

Copia di scafroglia2Per la prima volta ho visto Corrado Guzzanti nei panni di se stesso. Eletrizzante...

       1- Il Giornale replica a Saviano: la macchina del fango non è quella che dici tu. È una macchina vera, l’abbiamo vista ad Arcore: è chiusa con una vasca e due lottatrici nude
  1. Anche Bossi telefona alla questura ma capiscono solo Mubarak
  2. L’ira di Berlusconi contro Fini: futuro e libertà è un ossimoro: scelga, o futuro per noi o libertà per loro
  3. Su alcuni manifesti del PD compare Bersani con una foto in bianco e nero, ma il fotografo giura che la pellicola era a colori
  4. Si chiede a Masi se pensa se sarebbe giusto privatizzare la Rai. Risponde: un’altra volta?
  5. Il Pdl apre a una modifica della legge elettorale: se i cittadini vorranno aggiungere a margine una preferenza la scheda non sarà invalidata
  6. Rutelli va all’incontro con Fini e Casini: gli danno l’indirizzo sbagliato
  7. Dubbi sulle elezioni regionali: tra le tante firme raccolte a sostegno della lista Formigoni compare quella di Michael Jackson
  8. Nelle scuole italiane non c’è carta igienica: il ministro Gelmini prega le mamme di mandare i bambini a scuola già defecati
  9. Berlusconi corrompe dei senatori: mi hanno detto che erano maggiorenni
  10. Maroni vuole costringere le donne islamiche per farsi riconoscere a togliere il velo. Berlusconi, per lo stesso motivo, le mutande
  11. Scenata del ministro Bondi in un museo: dei vandali hanno squarciato un quadro di Fontana
  12. Torna Pannella con un nuovo digiuno, ma ormai quando arriva alla fine del mese la concorrenza è spietata
  13. Sull’emergenza il governo si confonde: butta i manifestanti abruzzesi in una discarica e picchia a sangue i sacchi della mondezza
  14. Berlusconi: scopo tutto il giorno, vi dà così fastidio se la sera lavoro un’oretta?
  15. Anche il ministro Brunetta indagato per gli scandali sessuali: rinvenuto lo sgabello
  16. Fini ha compiuto la sua parabola: era fascista; è stato postfascista; ora, tornando al futurismo, è prefascista
  17. Il Pd è il primo partito in Italia a usare le primarie; il primo partito al mondo che le perde
  18. Il papa condona l’uso del preservativo per certi casi particolari: ci sono delle notti in cui fa veramente freddo
  19. Un preservativo condonato si chiama “condon”
  20. L’anomalia storica della Fiat: gli italiani da sempre gli pagano le macchine, ma poi non le comprano
  21. La strategia di Tremonti per la crisi: prima risaniamo i conti e poi vediamo chi è rimasto vivo
  22. Il governo dei fatti: catturato il pusher
  23. Polemica con la Comunità Europea: il ministro Gelmini propone di lasciare i crocifissi e togliere le scuole
  24. Università italiana: la Gelmini vuole aiutare la ricerca. Provate a rifare tutto il percorso all’indietro
  25. La fuga dei cervelli all’estero: Gasparri si scorda il corpo qui
  26. Il governo di Berlusconi dà nuovi fondi alle scuole private e cattoliche. In cambio un bonus per altri tre scandali e bestemmia libera fino al 2012
  27. Il papa attacca i laici, poi si scusa: avevo capito l’Ici
  28. Il Partito democratico propone la sua legge elettorale: alla francese, con sbarramento tedesco a due turni e supercazzola all’australiana come fosse antani
  29. La camorra contro Saviano: la scorta ci impedisce un contraddittorio
  30. La Lega telefona alla ‘ndrangheta: ma ci cercavate per qualcosa?
  31. Calderoli è stufo delle polemiche e invade la Polonia
  32. Non abbiamo fatto la fine della Grecia, non abbiamo fatto la fine del Portogallo e dell’Irlanda: speriamo di non fare la fine dell’Italia

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