martedì 10 gennaio 2012

sabato, 21 maggio 2011

COMPORTAMENTI UMANI / Viaggiare, camminare, guardare

CIELO
Appunti dalla conferenza di Andrea Bocconi, psicoterapeuta e scrittore.

Hermes era l’unico a poter andare anche nell’oltretomba, perciò era lui il solo a potersi muovere del tutto nello spazio e nel tempo: perciò la tradizione e la mitologia ne hanno fatto il protettore dei viaggiatori, ma anche dei ladri e dei bugiardi.

L’unica carta dei Tarocchi a non avere un numero è quella del Matto, figura che deve per forza associarsi alle altre per avere una valenza positiva o negativa: sopravvive nei mazzi normali definendo appunto il Jolly, la Matta. Ma perché lo chiamiamo Matto e perché il suo valore è zero? Perché, nonostante la delicatezza della farfallina che lo accompagna e l’oggettiva innocuità dei suoi quattro stracci all’inizio del ‘400, e anche un po’ dopo, il viaggio libero è un reato penale, e viene definito “vagabondaggio”.

Sant’Agostino però ha compreso: “Il mondo è un libro. Se non viaggi, ne leggi una sola pagina”.

I bambini imparano a gattonare, e poi a camminare, e attivano un doppio movimento: misurano costantemente quanto sono distanti dalla sicurezza che rappresentano la mamma, la casa e tutte le cose conosciute, ed imparano ad andare. Per tutta la vita il viaggio è questa dinamica, questo doppio movimento. Nell’esperienza del bambino imparare ad andare serva ad organizzare la mente e a sviluppare il linguaggio.

San Cristoforo racconta che una volta un bambino gli chiese di caricarlo in spalla per fargli attraversare il fiume. A mano a mano che attraversa, il Santo si accorge che il peso del bambino è sempre più schiacciante. Giunti sull’altra sponda del fiume, Gesù gli si rivela nel bambino, e gli dice che ha portato il peso del mondo.
Viaggiare è incontrare il peso del mondo.

Nella sua opera Bruce Chatwin racconta l’importanza del viaggio a piedi, a 4 o 5 km l’ora. L’uomo conosce alla velocità del camminatore. L’uomo sa conoscere soltanto camminando a piedi. E’ un fatto neurobiologico: quando acceleriamo iniziamo a perdere dati. In bici vedo meno cose che a piedi; in macchina molte meno cose che in bici.
Il viaggio è l’attivazione dei sensi. Ed è l’attivazione della presenza. Infatti di solito diciamo che in viaggio stiamo bene. Perché siamo in viaggio, cioè in viaggio “ci siamo”, sentiamo la nostra presenza.

Il viaggio è dunque l’incontro con la coscienza. Ed è strumento di educazione.
L’esperienza e le immagini, i racconti, contrappongono il turismo di massa alle migrazioni di massa, che quando si verificano sono un fatto necessario.

In questo momento il relatore ci mostra la foto del Kailash, che racconta le prostrazioni dolorose dei fedeli in pellegrinaggio verso la cima di questa montagna sacra tra Tibet e Cina. Ci si sdraia a terra ad ogni passo, perché questo è un viaggio volto all’esperienza, ed all’espiazione, del dolore.

Andrea Bocconi ha condiviso la storia del suo viaggio con l’asino, attraverso l’Appennino, con la figlia più grande, un amico e suo figlio, e la bestiola. Viaggiare a piedi con un animale è un pretesto per riscoprire un viaggio secondo i tempi organici, i tempi del corpo- fratto di caldo, freddo, fame, stanchezza, riposo, riparo e imprevisti.

Il viaggio tra omologazione e diversità: due esempi. Il primo è il Kumbha Mela: settanta milioni di fedeli indù si tuffano nel Gange, loro fiume sacro, dopo aver fatto l’intero perimetro dell’India. Il secondo è il Grand Tour, il Viaggio in Italia, cioè l’educazione sentimentale e estetica di moltissimi giovani europei del Settecento/primo Ottocento.

Viaggiare oggi offre infinite possibilità: quello che le persone fanno più spesso, scegliendo una meta, è volgersi verso quelle diversità che possono essere capite.
Il viaggio da solo è il meno solitario, l’esperienza insegna. Non dovendo mediare con nessuno tutti gli elettroni sono liberi.

Tolstoj alla fine della vita intraprende un viaggio e va a morire in una stazioncina: nei suoi diari-confessioni capiamo che il viaggio è stato dovuto alla crisi del risveglio spirituale, a quella voce dentro che continuamente ripete non sei felice, senti di aver tradito una parte di te.

La figura di Caronte ci rende noto che la morte è un viaggio, così come è un viaggio la nascita.

La conferenza si è conclusa con qualche contrario al viaggio. Ad esempio Seneca: tu vuoi cambiare te stesso ma cambi solo il cielo sopra di te. Tu sei la tua malattia.

Se il vero viaggio è il viaggio interiore, quello che fa la differenza è sempre la libertà di scelta nei comportamenti.

Conosciamo le opinioni del padre di Margherite Yourcenar:
Non si sta bene che altrove.
Ma anche: Dove si sta meglio che in famiglia? Ovunque. 
  
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COMPORTAMENTI UMANI / Sono come scrivo

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La dottoressa Claudia Pomoni, grafologa, ci ha molto interessato al proprio lavoro…

Nessuno forse lo sospettava, ma la grafia è tanto personale e identificabile, con mezzi tecnici, quanto le impronte digitali, il passo e la voce. La scrittura, un movimento che prende forma, è un tratto unico e irripetibile.

E’ una ricchezza, perché permette di conoscere una persona senza vederla né incontrarla.

La scrittura è un segno, dunque un segnale, rivelatore di un contenuto, un qualcosa che svela una presenza.

Come coi simboli, esistono scritture che fanno fatica ad aprirsi, come le persone che fanno fatica a parlare.
Una nota sulla calligrafia piccola: è segno di chiusura e introspezione, ma è anche propria di chi fa professioni che richiedono concentrazione e approfondimento.

Il grafologo si serve della psicologia, della neurofisiologia, e anche di una lunga lista di strumenti scientifici, quali la lente d’ingrandimento e il microscopio, la carta millimetrata e il calibro, la calcolatrice e il goniometro.

Per un’analisi grafologica è necessario uno scritto di circa venti righe, spontaneo  e firmato, sopra un foglio bianco senza righe né quadretti. La grafia ha tre dimensioni perciò, per valutare la forza di incisione è meglio scrivere con la penna a sfera, preferibilmente nera, perché offre più gradazioni di colore.

Il sesso e l’età non si vedono con sicurezza con la grafia. Sarebbe utile sapere pure se lo scrittore usa la mano destra o la sinistra, e qual è la sua professione o il suo grado d’istruzione, fattori che incidono sulle possibilità, per una scrittura, di evolversi, personalizzarsi e stabilizzarsi.

La grafologia può valutare alcune qualità dell’intelligenza: tipo di intelligenza, grado di memoria e attenzione, capacità di analisi e sintesi. Si accorge di alcuni aspetti della personalità: introversione o estroversione, timidezza o dominanza. Può stimare le nostre motivazioni, in termini di ambizione, competitività e aree di interesse.

La grafologia non è in grado di valutare le competenze nei particolari ambiti, ad esempio, di una selezione del personale.

Divertente è scoprire quali siano i rami della grafologia.

La grafologia individuale e familiare analizza la personalità, la compatibilità di coppia, le dinamiche familiari.

La grafologia dell’età evolutiva monitora gli equilibri di crescita, i problemi adolescenziali, si occupa del recupero delle disgrafie e dell’orientamento scolastico.

La grafologia aziendale si occupa di selezione del personale, di profili di carriera e di formazione dei gruppi di lavoro.

La grafologia giudiziaria è alle prese coi testamenti, le lettere anonime e i falsi in atti pubblici.


La grafologia clinica, area dei grafologi che sono anche medici, collabora con la psichiatria e la neurologia.
written by: Malfido time 12:23 | link | commenti
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mercoledì, 18 maggio 2011

COMPORTAMENTI UMANI: I DANNI DELL'OBSOLESCENZA PROGRAMMATA

snoopy-che-scrivePiero Reitano e Paolo Tamborrini ospiti all'Archivio Storico.

Il creatore del termine è l'economista Bernard London che in occasione della crisi del 1929 pubblicò un saggio intitolato "Ending the depression thinking about obsolescence".

Programmare l'obsolescenza di un prodotto significa fissare una vita per ogni oggetto. Lo spreco, cioè buttare cose che funzionano, o potrebbero funzionare, ancora per comprarne di nuovi è uno dei cardini del sistema economico moderno. Per questo lo spreco va pianificato: il sovraconsumo è la via d'uscita alla sovrapproduzione.

Solo aumentando i consumi si produce ricchezza.

L'obsolescenza avviene sotto una duplice spinta: quella della moda, e quella del marketing. Insomma, l'oggetto rimpiazzato non è più di gusto e, contemporaneamente, non è più lo status symbol del momento, non è più accettato socialmente nello stesso modo.

Nel caso degli abiti, ad esempio, il design, la fattura e la qualità non sono quelli di una sartoria: una catena come Zara crea abiti perchè siano utilizzati una media di dieci volte.

L'altro evidentissimo ambito è l'obsolescenza dei prodotti tecnologici, che non vengono più aggiustati.

Non si parla solo di Ipad e televisori. Un documentario spagnolo che si chiama più o meno "Consumare buttare consumare" racconta che una stampante ha dentro un chip che programma l'incepparsi del dispositivo. Basta rimuovere il chip e la stampante può finalmente avere vita lunga.

Da quando c'è la crisi comunque sono state registrate circa 2000 nuove referenze relative a frigo e lavatrici. Un frigo ha una durata media di 10/12 anni, una lavatrice di 7/10 anni, ma quasi tutti li buttano prima.

Sull'obsolescenza del cibo il professor Segré della facoltà di agraria di Bologna ha scritto "Il libro nero dello spreco alimentare in Italia". Infatti si è parlato anche di Last Minute Market, al Festival dei Comportamenti Umani.

Perchè non allestire nei supermercati un Last Minute Corner, dedicato solo agli alimenti a ridosso della scadenza, da vendere con un forte sconto? Questo permetterebbe alle persone di risparmiare denaro, e soprattutto si eviterebbe un immorale e inaccettabile spreco di cibo ancora perfettamente commestibile.

Consumiamo risorse pensando sempre che il pianeta le ricostituirà. Ma petrolio, mercurio. piombo, oro, argento, zinco e altri metalli sono già stati estratti in alta percentuale.

Le altre risorse che scarseggiano sono il suolo e il tempo.

I costi di questo possibile collasso sono quelli che già da tempo abbiamo iniziato a sostenere: l'inquinamento ambientale e la delocalizzazione del lavoro.

Per la prima volta sento parlare di "tragedia dei beni comuni": quando una risorsa scarseggia scatta l'arraffo. In altre parole Wikipedia mi dice: In economia per tragedia dei beni comuni o collettivi si intende una situazione in cui diversi individui utilizzano una stessa risorsa per interessi privati e nella quale i diritti di proprietà non sono chiaramente definiti ed assicurati in modo da garantire che chi sostiene i costi dell'uso della risorsa ne tragga pienamente i corrispondenti benefici.


La soluzione è quella di studiare un sistema economico alternativo che mantenga il livello di occupazione e di benessere pur basandosi sulla riduzione dei consumi.
Un esempio in questo senso sarebbe senz’altro l’elaborazione e l’attuazione del piano di efficienza energetica degli edifici: esso permetterebbe di consumare di meno e ci lavorerebbero in tanti.

Se si cerca in letteratura un racconto sull’obsolescenza, ai nostri relatori viene in mente Leonia, una delle città invisibile e dal nome di donna immaginate da Italo Calvino.
La prima delle città continue rifà se stessa tutti i giorni: gli abitanti usano solo oggetti nuovi fiammanti al risveglio di ogni mattina. Per questo, appena fuori, si alzano e si stratificano le cataste di spazzatura, cioè di tutto ciò che è stato usato ieri, e in questo modo Leonia si espande, finchè dalla città vicina non arriveranno con rulli compressori per spianare il suolo.
Questa visione della città del futuro è del 1972.

Oltre all’aspetto semantico del termine obsolescenza, bisogna chiaramente studiare quello funzionale, che fa il paio tra invecchiamento tecnico ed estetica.
Da una parte l’estetica influenza sempre di più la produzione industriale: per le sedie, i frigo, le lampade abbiamo “collezioni” ogni 6 mesi, ciò dimostra che moda e design sono sempre più vicini.
Dall’altra è chiaro che un’auto di 10 anni fa consuma di più e produce più inquinamento di un’auto recente o addirittura nuova.
Ma questo è anche un trucco per attirare l’acquirente.
Il PC ad esempio è un oggetto fatto di componenti che hanno una vita diversa.
Nei confronti di questa realtà si può agire in due modi: o si abbassa la qualità delle componenti che durano di più in modo che tutte le parti durino lo stesso, oppure si fa in modo che gli elementi che durano di meno si possano cambiare.

Chi si occupa del business dei servizi, fornendo, ad esempio, fotocopiatrici o macchinette del caffè, ha imparato ad ottimizzare la durata dell’oggetto perché il prodotto che vende è il servizio e non la macchina.

Quindici-vent’anni fa, quando ci siamo comprati i primi stereo, abbiamo acquistato oggetti personalizzati, assemblando al blocco radio-lettore di musicassette il piatto degli LP il lettore CD e le casse secondo i nostri interessi e le nostre tasche. Ora lo stereo è un oggetto compatto, e anche obsoleto rispetto alle molteplici funzioni di altri lettori di musica.

La lavatrice, la lavastoviglie e il frigo sono, di base, il medesimo oggetto, composto da un motorino, fili elettrici e interfacce. Quando l’elettronica diventa difettosa il cliente inizia ad avere i suoi problemi. Se, da una parte, bisogna innovare, è pur vero che la clientela potrebbe fare specifiche richieste alle aziende, ad esempio quella di costruire con parti facilmente sostituibili.

Infatti chi si occupa di progettazione s’impegna sempre più spesso nel cosiddetto design per componenti: i componentisti hanno una grossa possibilità di influenzare i futuri progetti.

Il mercato ha, come si è già detto, le sue fregature. Quando hanno progettato l’I-Phone e l’hanno lanciato sapevano già che dopo 6 mesi ne avrebbero proposto uno di seconda generazione in grado di fare i video, questo è stato un marketing pianificato in partenza.

Noi tutti abbiamo e usiamo i computer. Per proteggerci dall’eccessiva obsolescenza di questo oggetti ormai indispensabili possiamo pensare di rendere i nostri PC delle macchine personalizzabili tramite USB.

Abbiamo chiesto al progettista e al giornalista di AltroConsumo che genere di oggetti dovremmo avere in casa. Il consiglio è quello di sgomberare gli spazi. Se scegliamo dispositivi costituiti di componenti che possano essere sostituite e/o riparate, allora avrebbe molto senso cercare di compattare più funzioni negli stessi oggetti.

Per ciò che riguarda il riciclo dei dispositivi, ci è stato fatto notare che il riciclaggio da parte delle aziende è sempre stato messo in pratica: gli oggetti difettosi sono regolarmente smontati e le loro parti funzionanti reinmesse nel ciclo produttivo. Basso invece è ancora il livello del riciclo post consumo.

Da tempo si consiglia alle aziende di pensare i propri prodotti “dalla culla alla culla”, cioè dalla nascita alla rinascita per diventare qualcosa d’altro.

Apponendo il marchio RAE ad un oggetto lo si indirizza al centro di raccolta, progettandone lo smaltimento. Esso consente molte possibilità se gli oggetti sono facilmente smontabili. La cosa, ad ogni modo, non è così semplice, perché, nel mercato globale, è assai probabile che un oggetto progettato in un paese sia poi smaltito dall’altra parte del mondo.

Esistono già aziende il cui lavoro è quello di produrre semilavorati da materiali postconsumo. Manca però ancora una vera e propria progettualità nata da queste potenzialità.

Quando ci si domanda che cosa sia davvero conveniente non è possibile dare una risposta certa o univoca. Che cosa identifica la convenienza: la qualità? Il prezzo? Il valore aggiunto in termini di sostenibilità?

Ed infine un’altra domanda: in che modo ci si deve staccare dagli oggetti? La differenza sta nel modo di utilizzare gli oggetti, in quale benessere noi ne traiamo. Tutti sono d’accordo nel ritenere che il maggiore uso dei mezzi pubblici sia auspicabile, ma è del tutto evidente che un agente di commercio abbia bisogno della sua auto. Un altro esempio riguarda la sparizione delle tradizionali borse di plastica “oil” in favore di quelle “bio”. Le seconde non inquinano, ma è ben difficile che si riesca a riutilizzarle quanto le prime.

E’ il caso, in primis, di valutare il bisogno degli oggetti. Se non sono una grande fotografa quando cerco la qualità probabilmente mi riferisco all’uso della macchina fotografica e non alla macchina in sé, perciò non ha senso che io mi spinga verso una qualità eccellente, pretendendo funzioni che non mi riguardano. Allo stesso modo non è detto che richiedendo un oggetto facile da usare io mi ritrovi in mano un apparecchio di qualità. 
 
written by: Malfido time 16:55 | link | commenti (4)
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martedì, 17 maggio 2011

COMPORTAMENTI UMANI / Il disagio dell'inciviltà

gargoyleLa conferenza più interessante di tutto il Festival è stata la lezione di Marco Revelli dal titolo "Il disagio dell'inciviltà".

Due i motivi di un articolato contributo su questo tema, che si articola, oltre che in lezioni anche in un libro: l'aver presieduto per tre anni la Commissione Ministeriale sull'esclusione sociale, che si poneva l'obiettivo di misurare la povertà; e la domanda martellante: "Che cosa ci è successo?"

Qualcosa è cambiato nell'atteggiamento collettivo degli italiani negli ultimi 10/15 anni: l'ostilità crescente verso il diverso, l'indurimento delle relazioni.

Quando a Pionticelli una donna ha accusato falsamente una rom di aver tentato di rapire sua figlia è stato dato fuoco al campo. Una cosa simile è successa a Opera quando una folla ha appiccato l'incendio alle baracche perchè il comune aveva concesso ai rom l'area circense.

Quando è stato varato il pacchetto sicurezza nel luglio 2008 i Sindaci hanno ricevuto poteri speciali in materia di sicurezza e di decoro. Ne sono conseguite più di 700 ordinanze e delibere a sfavore di questuanti, lavavetri, rivendite di cous cous e kebab, e, anche, dei luoghi di culto islamici.

C'è dunque un cambiamento della nostra antropologia?

Fino a pochi anni fa l'effetto di cristianizzazione laica degli strati sociali era portatrice di un principio di civiltà, compassione, tollerenza che neutralizzava in qualche misura la ferocia della gente.

Vent'anni fa eravamo un paese cresciuto, opulento, fatto di terziario e quaternario, di ceti lavorativi e cognitivi. A queste condizioni si associava la quotidiana fatica di vivere. Quand'essa non trova racconto collettivo e permane, s'inspessisce, nel tempo si tarsforma in frustrazione, depressione, rancore, e senso di colpa.

Il '900 è stato caratterizzato dalla lotta dell'alto contro il basso: capitale e lavoro, ricchi e operai, era un conflitto verticale. Il 2000 invece è ca4ratterizzato da un conflitto orizzontale di impoveriti contro poverissimi: coloro che si sentono su un piano inclinato rispetto a chi è sotto di loro cercano un facile risarcimento per compensare la loro ansia da declassamento. Questo nuovo tipo di conflitto coinvolge soltanto la base della piramide sociale.

Non sono dei poveri coloro i quali fanno il presidio contro il campo rom, ma hanno la sensazione di avere perso qualcosa. Che cosa? Il professore tratteggia un quadro. Si è perso l'orgoglio di un mestiere; non esistono più, ad esempio, gli operai delle grosse fabbriche nella stessa misura in cui esistevano 40 anni fa, quando l'operaio era uno dei mestieri forti. C'è una deprivazione nelle realzioni umane, si è persa la dimensione comunitaria: le famiglie sono sempre più frammentate e disperse. Manca il radicamento col territorio in cui si abita, che, arato dalla logica dei flussi, non è più luogo dell'abitare ma solo luogo dell'attraversamento.

Il presidio ha fornito l'illusione di ricostruire un'identità collettiva.

Sull'aumento delle distanze sociali valga un dato: negli anni Sessanta Valletta era il capo della FIAT e guadagnava 25 volte quanto un suo operaio. Marchionne, definito top manager, guadagna 435 volte quanto un suo dipendente.

Chiaramente manca del tutto la volontà di ridistribuire diversamente le ricchezze. Possiamo chiamare questo fenomeno in vari modi: regressione, logoramento, controrivoluzione passiva.

Un'analisi della dimensione quantitativa della povertà in Italia dice che il nostro non è un paese povero. La ricchezza c'è, siamo nella top 10 dei paesi più ricchi. Nel 2009, primo anno di crisi, sono state immatricolate oltre 200'000 autovetture di costo compreso tra i 100 e i 200 mila euro.

Eppure si può dire che l'Italia sia un paese ricco abitato da molti poveri. Il concetto di povertà relativa corrisponde alla situazione in cui due persone vivono avendo a disposizione il 50% della media di tutti i cittadini: 980 € al mese in due, per dare una cifra. Tre milioni di famiglie italiane sono in queste condizioni, dunque circa 8 milioni di persone.

Si parla invece di povertà minorile quando si analizzano le condizioni di vita dei minori di 18 anni. Il 25% dei nostri minori sono in condizioni di povertà relativa.

L'EUROSTAT, che è la versione europea dell'ISTAT, ha elaborato il concetto di Working Poor per descrivere la povertà relativa.

In epoca fordista invece, tutto sommato, dove c'era lavoro non c'era povertà.

Ora i poveri non sono più i disoccupati, o quelli fuori dal mercato del lavoro (malati, anziani).

Secondo l'ISTAT il 10% delle famiglie italiane sono guidate da un working poor. Questo dato corrisponde al 15% delle famiglie operaie del nostro paese e al 28% delle famiglie del sud. La percentuale è ancora più alta se il bread winner è un lavoratore precario, con contratto atipico.

Negli ultimi 15 anni il salario è cresciuto dello 0,2%, mentre i profitti sono cresciuti molto. Siamo all'interno di un nuovo paradigma socioproduttivo.

Uno studio della Banca Europea per le Transazioni Internazionali ha condotto per ogni paese un analisi dal 1983 al 1995 circa di come si sia distribuito il PIL tra monte salari e profitti. Ne è emerso per l'Italia uno spostamento massiccio di risorse dai salari ai profitti: 8 punti di PIL, cioè 120 miliardi di Euro. Ci sarebbero 7 mila euro in più nelle buste paga di ognuno se questi punti di PIL fossero rimasti ai lavoratori oppure investiti in ricerca, sviluppo e innovazione..

In Italia la percentule di profitti reinvestiti in ricerca e sviluppo è diminuita nello stesso lasso di tempo del 40%.
Da noi si investe lo 0,5% contro il 4 o 5% di Francia e Germania.

In questo contesto la famiglia ha assunto un ruolo di supplenza rispetto alla regolamentazione pubblica. Ciò però comporta chiusura verso l'esterno. Nei casi di, io la chiamerei così, subcoscienza sociale, si hanno la tendenza al familismo morale e all'amnesia della dimensione pubblica.
Nonostante la retorica delle famiglie ci sono carenti politiche di contrasto alla povertà delle famiglie. L'Italia investe 12€ a testa in politiche di aiuto alla famiglia, contro i 500-600€ di altri paesi.

Gli ammortizzatori sociali in Italia sono per persone tra i 35 e i 55 anni: sono dunque un ombrello per i padri, atipici, precari.

I precari sono i figli che hanno perso il lavoro ancora prima che i loro genitori, assunti a tempo indeterminato, andassero in pensione, e che tornano in famiglia per attingere ai risparmi dei genitori- la famiglia si è sostituita al welfare. Precarie sono le donne che rischiano di perdere il lavoro spesso più dei mariti, e che a volte di fronte a prospettive di trasferimento che non possono seguire tornano a fare le mamme a tempo pieno.

Il cuore dei grandi processi di emancipazione del '900 così si consuma, mentre anche l'autostima ha i suoi problemi.

Si consuma anche il rapporto tra il lavoro i principi di cittadinanza e di democrazia sancito dall'articolo 3.

In Italia non esiste una politica che ragioni nei termini di un reddito minimo garantito. Il lavoro si accaparra tramite conoscenze e favoti, in un rapporto che per alcuni aspetti è servile: ad un'offerta di protezione corrisponde una richiesta di fedeltà.

Come mai ci sono così tanti servi in Italia? Servi sul posto di lavoro, nei partiti, in parlamento...
Perchè esistono due ordini di problemi: la forma politica  e la giustizia sociale.

Il fenomeno della disuguaglianza non è un fenomeno nuovo, ma c'è, da una parte, il fatto che l'eguaglianza non sia più una virtù, cioè è sparita l'attenzione, la passione per l'uguaglianza sociale; dall'altra parte c'è assuefazione alla disuguaglianza.

Zygmunt Bauman parlava di società liquide, e questo concetto è alla base del fenomeno della globalizzazione. Il mondo si è fatto più piccolo, le figure sociali si sono distanziate, le élile vivono in uno spazio diverso rispetto ai loro dipendenti. Durante l'autunno caldo gli operai della fabbrica accerchiavano la palazzina dei dirigenti. Ora uno potrebbe chiedersi Marchionne dov'è? Esiste?

Mentre la ricchezza, e la finanza, sono astratte, il lavoro è concreto.

Il top manager decide dove produrre in giro per il mondo, mentre i lavoratori sono, per forza, legati al loro posto. La realtà ci racconta che quando l'alternativa diventa la fine del posto di lavoro si accetta una logica servile.

I 5500 lavoratori di Mirafiori non hanno potuto contare su una vertenza territoriale. La scelta, con la logica del referendum, è stata scaricata interamente su di loro, lasciati soli dai politici, dalle amministrazioni, dalla regione.

I grandi decisori si sentono proprio un'élite, non condividono il destino e la vita con nessuno, e non rappresentano nessuno.

Esistono anche multinazionali che sono in rapporto col territorio (la Ferrero, l'Olivetti). Indispensabile è una cultura d'impresa che cresca nell'ottica dell'investimento.

I meccanismi del costume politico in Italia evidenziano quanto segue.

In Italia manca un governo che ponga come condizione il mantenimento della produzione nel territorio.

Manca l'istituzione di un reddito minimo di cittadinanza.

Manca la volontà di mettere nell'agenda politica la redistribuzione del reddito.


All'interno di questo meccanismo passioni negative e distruttive hanno invaso lo spazio pubblico. Il paradigma ci è offerto dall'invidia, un fenomeno potentissimo nell'immaginario collettivo. Lo specchio positivo è la spinta a far meglio dell'altro, e il suo aspetto negativo è la volontà di distruggere il bene dell'altro.

L'invidia, IN-VIDEOR, ha una potenza straordinaria: ci si guarda orizzontalmente, controllandosi l'un l'altro.

Ad ogni modo ognuno di noi ha perfettamente compreso che le possibilità di catturare consenso giocando sui cattivi sentimenti sono immense.

L'ira è un sentimento che deriva anche e soprattutto dall'ingiustizia sociale. Il Cristianesimo e il Socialismo, con le loro utopie, stoccavano il risentimento sociale distanziando nel tempo il momento della resa dei conti (la vita eterna, il sol dell'avvenire). Queste "banche dell'ira" purtroppo sono fallite, e nessuno aspetta più il giudizio universale o la rivoluzione per scaricare la propria ira.

Come iniziare a ridurre le ragioni della rabbia? Ci sono paesi che riducono le tensioni producendo politiche sociali anche deboli.

Questo è più difficile in un contesto di declino generale.

La nostra politica soffre di due paradossi. Il primo è che non esiste una cultura del limite, tant'è vero che la sinistra, attualmente all'opposizione, non riesce ad ipotizzare un sistema di riscoperta del limite.

L'altro paradosso risiede nel fatto che la politica è sempre stata studiata e pensata per gestire risorse crescenti. ma noi ora viviamo con risorse decrescenti.
giovedì, 12 maggio 2011

Egon Schiele zum Verkauf

Portrait-of-Wally-Schiele-1912-300x242Per risarcire gli eredi di una mercante d'arte ebrea di Vienna, che fu derubata del Ritratto di Wally da un nazista che poi lo vendette a Rudolf Leopold, ora il Leopold Museum si trova a mettere all'asta il quadro della periferia di Krumau col particolare dei panni stesi.

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Lo battono da Sothesby's il 22 giugno. Base d'asta, se ho letto bene, 19 milioni di sterline.

Qualcuno le ha da prestarmi? Abbondate pure, un Klimt lo scorso anno è arrivato a 26.

E' proprio vero che l'unico modo di possedere un'opera d'arte è averla dentro gli occhi e nel cuore...
written by: Malfido time 12:30 | link | commenti (3)
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COMPORTAMENTI UMANI: IL VOLTO DELL'AMORE

Copia di flora
Flavio Caroli ha presentato il suo libro "Il volto dell'amore".

Alla ricerca dei primari del pensiero nel mondo occidentale, il professore di storia dell'arte ha indicato due principi,due linee di sviluppo, da cui l'arte discende: la linea introspettiva, la storia delle passioni, quel viaggio dentro il corpo e dentro il volto, e la rappresentazione del paesaggio.
L'amore è la passione primaria. Però la rappresentazione visiva dell'amore non dispone della dimensione tempo, dello svolgimento capace di raccontare storie. L'arte visiva dispone di una sola immagine, di una sola dimensione.

Come si declina l'amore? Attraverso l'eros, l'amore religioso, l'amore famigliare e l'amore della bellezza.

Quali sono le tappe per cui la rappresentazione del pensiero incontra la storia della psicologia?

Il Professor Caroli seleziona, dal suo itinerari, alcune immagini.

La prima è un'immagine amorosa rinvenuta a Pompei, per vocazione, e per destino, il luogo stesso del Carpe Diem.

Van Eyck col suo Ritratto dei conuigi Arnolfini esemplifica l'amore coniugale di ispirazione cristiana, mentre S. Agostino per esso creava i fondamenti filosofici.  


[...] I’ mi son un che, quando

Amor mi spira, noto, e a quel modo

ch’è ditta dentro vo significando.


Dante, il Dolce Stil Novo, Petrarca e Boccaccio, ognuno pensa a quello che conosce di più, mentre Caroli racconta che Arnolfo era il protettore dei cornuti, perciò Ernul Fin non era forse il cognome dei coniugi, ma una ben precisa ironia...

Leonardo Da Vinci è il primo teorico della psicologia, non tanto come artista, ma proprio come scienziato: Farai le figure in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo.

Dopo la grande esperienza milanese, dal 1500 Leonardo è a Venezia, dove incontra Giorgione. I due sono i maggiori artisti del loro tempo, e sanno descrivere l'anima attraverso il volto.

Il giovane innamorato melanconico di Leonardo naturalmente veste di azzurro e ha la mano destra che gli regge il viso: tiene in mano un merangolo, un'arancia amara, simbolo dell'amore infelice.

La raffinata carnalità neopagana della Fornarina di Raffaello introduce le immagini di Giulio Romano autore di una serie di 16 disegni dedicate alle posizioni dell'amore (qualche secolo dopo Francisco Hayez, autore del castissimo Bacio risorgimentale, saprà arrivare a 20).

L'incarnazione del neopaganesimo e dell'oscillazione tra amor sacro e amor profano è Tiziano.

La Maria Maddalena di Girolamo Savoldo è un esempio di pittura naturalistica lombarda, e rimane in bilico tra la dimensione terrena e quella spirituale.

MARIA MADDALENA Girolamo Savoldo

Le tre sorelle e la Governante di Sofonisba Anguissola sono un bel romanzo familiate al femminile, dipinto da una donna.

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Tra le esperienze femminili c'è anche l'estasi mistica di Santa Teresa, raffigurata dal Bernini, che per chi la legge descritta nei testi della mistica, e per chi la osserva nel dettagli del marmo, ha sicuramente anche i tratti di un'esultanza intima e fisica.

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L'itinerario continua: Vatteau, William Hogart, Goya con la sua Maya desnuda; e poi i sogni erotici, preromantici, di Fuessli, fino alle donne della Parigi dell'immenso Toulouse Lautrec (più quel famigerato quadro sull'origine del mondo).

Anche il mio amato Egon Schiele è citato in questo itinerario che culmina con l'esplosione dell'inconscio: la psicanalisi è finalmente arrivata a mettere in luce il bifrontismo di Eros e Thanatos, e Klimt lo esemplifica in maniera eccellente con la sua ossessione per Giuditta.

Gustav Klimt Judith und Holofernes

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